Categoria: edilbank

giu 04 2014

Fisco, Italia prima nell’Ue per le imposte sul lavoro e seconda per le tasse sulle imprese

«Eccessivo» e «mal distribuito». Sono gli aggettivi che la Corte dei conti conia per il nostro sistema tributario nel rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica che viene presentato oggi al Senato. E che dimostra come l’Italia sia ancora prima nell’Ue per le imposte sul lavoro e seconda per le tasse sulle imprese. Viceversa non brilliamo certo per distribuzione del reddito.

DOCUMENTI

Leggi il rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica

Corte dei conti: il presidente Squitieri

Gettando un occhio sul fronte della spesa emergono dati in chiaroscuro: a una forte contrazione delle uscite in conto capitale, che è proseguita nel 2013, fa da contraltare un lieve aumento di quelle correnti. In questo caso una soluzione a portata di mano ce la offre la Germania del 2007. Se seguissimo l’esempio tedesco la spesa pubblica tricolore potrebbe ridursi di 4,5 punti di Pil (il 2,7% entro il 2018). Un accenno infine ai conti pubblici: rispettare gli obiettivi di bilancio in termini strutturali nel 2015 e nel 2016 richiede una correzione pari, rispettivamente, allo 0,3 e 0,6 del prodotto.

Tutti i limiti dell’Irpef

Il primo dato che balza agli occhi dal rapporto della magistratura contabile presentato oggi a Palazzo Madama è il peso del fisco. Per la Corte dei conti alla base della distanza tra il «Paese reale» e il «Paese fiscale » c’è soprattutto l’Irpef. È proprio l’imposta sul reddito delle persone fisiche, con 41 milioni di contribuenti e un gettito pari al 36% dell’insieme delle entrate tributarie, a dare un contenuto a due nostri grandi problemi: un prelievo

elevato, con pesanti ricadute sul costo del lavoro e sugli equilibri dei sistema produttivo;

un prelievo mal distribuito, che sottolinea una penalizzante divaricazione fra il paese

reale e il paese fiscale. Sul primo punto basti pensare che alla fine del 2013 la pressione fiscale è arrivata al 43,8%: quasi tre punti oltre il livello segnato all’inizio del terzo millennio e quasi quattro rispetto al valore medio degli altri ventisei paesi Ue (40 per cento, in riduzione nell’ultimo decennio). E anche le prospettive non fanno ben sperare visto che il Def 2014 annuncia un prelievo in ulteriore aumento e rimanda al 2017-18 per la prima inversione di tendenza. Ma se passiamo dal generale al particolare il quadro peggiora ulteriormente. L’Italia è infatti al secondo posto per il prelievo gravante sui redditi da lavoro (42,3%: sei punti oltre la media europea) e addirittura al primo posto in quello sui redditi d’impresa (25%: quasi il 50: in più della media Ue); viceversa è al ventiquattresimo posto (con il 17,4%) nel prelievo sui consumi, quasi tre punti in meno rispetto alla Ue. Quanto alla distribuzione del reddito basta un dato: il reddito reale disponibile del 10 per cento più ricco della popolazione italiana è cresciuto ad un tasso 5,5 volte più alto di quello relativo ai redditi dei più poveri (1,1 per cento contro lo 0,2 per cento). Fra i paesi dell’area Ocse, solo la Germania e la Svezia hanno registrato un divario più elevato.

mag 29 2014

Aggiornamento professionale: via libera alla formazione a distanza per gli Ingegneri

Novità sul tema dell’aggiornamento delle competenze professionali degli Ingegneri. Il CNI ha infatti trasmesso la seconda parte delle linee di indirizzo nelle quali si definiscono le modalità di erogazione della FAD.

 A differenza di quanto avviene per altri ordini professionali, gli Ingegneri non pongono alcun limite al riconoscimento della formazione svolta con questo tipo di modalità. Come a dire che, se vengono rispettate le modalità di erogazione della formazione a distanza in base alle indicazioni del CNI, i professionisti possono soddisfare il fabbisogno di CFP interamente con la modalità online. Continua

mag 28 2014

UN CONSULENTE VALE QUELLO CHE SA.

mag 25 2014

Bevagna/Alla cantina “Carapace” incontro Forum regionale “Paesaggio e geografia"

Le buone pratiche nella pianificazione, progettazione e realizzazione di interventi nel paesaggio e’ il tema del secondo incontro del Forum regionale “Paesaggio e geografia” 2014, in programma giovedi’ 29 Maggio 2014 prossimo, dalle 9, presso la Cantina “Il Carapace” realizzata su progetto dello scultore Arnaldo Pomodoro dalla famiglia Lunelli nella Tenuta Castelbuono a Bevagna. Continua

mag 22 2014

Nuove semplici norme sui Lavori pubblici: Miraggio o Utupia?

La settimana scorsa il vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Riccardo Nencini, dopo la riunione del Tavolo tecnico che dovrà occuparsi del recepimento delle tre nuove direttive comunitarie sugli appalti pubblici, ha annunciato Riscriveremo il codice degli appalti entro il 2015. Dalla prossima settimana avremo lo schema di delega e una griglia dei punti cardinali cui il nuovo codice si ispirerà. Inizieremo, quindi, incontri con i rappresentanti delle associazioni competenti e delle istituzioni prima di scrivere la nuova normativa”.

Questa dichiarazione mi spaventa per il semplice fatto che anche nel caso di recepimento delle due previgenti direttive (2004/17/CE e 2004/18/CE) si è trattato di un legge delega (art. 25 legge 18 aprile 2005, n. 62) in cui il governo, allora in carica, aveva la possibilità di:

predisporre un unico testo normativo recante le disposizioni legislative in materia di procedure di appalto disciplinate dalle due direttive coordinando anche le altre disposizioni in vigore;

semplificare le procedure di affidamento che non costituivano diretta applicazione delle normative comunitarie, finalizzata a favorire il contenimento dei tempi e la massima flessibilità degli strumenti giuridici;

conferire all’Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici compiti di vigilanza nei settori oggetto della disciplina stessa.

Il risultato è, oggi, sotto gli occhi di tutti con una ragnatela di norme costituita da oltre 600 articoli (Codice dei contratti e Regolamento di attuazione), che hanno subito dal 2006 ad oggi oltre 500 modifiche e da oltre 6.000 (Si! seimila) pronunce dell’Autorità di vigilanza e dei Tribunali Amministrativi!

Ma quello che più mi spaventa è non conoscere i nomi di coloro che fanno parte del tavolo tecnico che si è già riunito. E l’interesse a conoscere i nominativi dei componenti non è banale in quanto già dagli stessi sarebbe possibile intuire gli orientamenti del tavolo stesso.

In una recente intervista il Vice Ministro Nencini ha precisato ”Sarà un codice snello, “anglosassone”: semplificazione per le imprese, tutela degli interessi sociali, attenzione alle piccole e medie imprese, ai profili ambientali, possibile inserimento del “debat public”, qualificazione delle imprese subappaltatrici, trasparenza”.

E mentre per gli appalti sopra soglia il problema è di più semplice soluzione in quanto saremo obbligati al recepimento della nuova direttiva 2014/24/UE con l’obbligatorietà di utilizzare come unico criterio di aggiudicazione quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa ( articolo 67 direttiva 2014/24/UE) individuata sulla base del prezzo o del costo, seguendo un approccio costo/efficacia, quale il costo del ciclo di vita (art. 68 direttiva 2014/24/UE), un importante nodo da sciogliere è quello del criterio di aggiudicazione per gli appalti sotto soglia.

In questo caso, senza alcun vincolo imposto da norme europee, il criterio di aggiudicazione potrà essere scelto dal legislatore nazionale e saremmo curiosi di sapere se sarà scelto sempre quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa o quello del prezzo più basso o se, salomonicamente, verrà data la possibilità all’Amministrazione di scegliere l’uno o l’altro.

Spero che le dichiarazioni del Vice Ministro Nencini su un codice snello non siano un miraggio o un’utopia anche perché sono sotto gli occhi di tutti le notizie degli ultimi giorni ed in particolare le dichiarazioni del colonnello Giovanni Avitabile, responsabile dell’ufficio “Tutela uscite e mercati” al Comando generale della Guardia di Finanza, che intervistato dalla Stampa ha dichiarato: ”Il fenomeno purtroppo è nazionale. Ovunque ci sia un affare da concludere c’è chi ne vuole approfittare. Nei primi quattro mesi del 2014, scandalo Expo a parte, su 820 milioni di euro di appalti che abbiamo controllato, quasi il 70 per cento, per 560 milioni di euro, è risultato non in regola”. ”Fino ad aprile sono stati denunciati 290 soggetti, di cui 26 tratti in arresto, per reati di frode nelle pubbliche forniture, turbata libertà degli incanti. Nel 2013, l’attività di contrasto agli illeciti negli appalti pubblici ha condotto alla denuncia all’Autorità Giudiziaria di 657 soggetti, per i reati di turbata libertà degli incanti e frode nelle pubbliche forniture, dei quali 135 sono stati tratti in arresto”. ”Nel 2012 nel nostro Paese si è registrata una mole di affari di 95 miliardi e 300 mila euro, pari al 6% del Pil interno e al 18% del Pil europeo, che comporta tra 11.700-15.600 posti di lavoro per ogni miliardo di euro investito. Ma è chiaro che tangenti e corruzione alterano drammaticamente il mercato del lavoro. Per non parlar, poi della piaga del lavoro nero”. ”Mafia e ‘ndrangheta hanno interesse a riciclare i proventi di attività illegali, come il traffico di stupefacenti e l’estorsione, in affari legali. La loro infiltrazione negli appalti pubblici è sempre più diffusa”.

In pratica, pur con l’attuale ragnatela di norme, 7 appalti su 10 non sono in regola e l’occasione del recepimento delle nuove direttive con una rivisitazione delle attuali norme non può essere un’occasione da utilizzare in tempi non compatibili con l’attuale situazione di degrado. Forse, allora, la soluzione potrebbe essere quella di norme semplici e facilmente intellegibili che avrebbero il pregio di quella trasparenza da tutti auspicata e mai raggiunta.

A cura di arch. Paolo Oreto

mag 20 2014

CLIMATIZZAZIONE- TECHNO: i Chiller con la più alta efficienza stagionale

La nuova gamma Techno combina le più recenti tecnologie per ottenere le migliori prestazioni in termini di efficienza, mantenendo alti livelli di affidabilità e resistenza. Leggi

mag 17 2014

Perché le città dovrebbero rimanere caotiche e disordinate

Nel tentativo di emulare i piccoli centri, dove regnano il verde e la tranquillità, le città rischiano di perdere il loro carattere identitario di ‘cuore produttivo e propulsivo’, di cui il caos è l’inevitabile conseguenza.

In un momento come quello attuale in cui alla parola ‘città” viene quasi obbligatoriamente associato un aggettivo che la connoti- smart, tecnologica, innovativa, fra i più diffusi- è giunto forse il momento di riflettere sul significato di città in sé. Il suggerimento arriva da Robert Bevan (nella foto), giornalista esperto in architettura e urbanistica, che sulle pagine del portale online del “The Guardian”, accusa una progressiva perdita di vista dei principi basilari su cui un centro urbano dovrebbe essere fondato.

La città è, e dovrebbe rimanere, viva e caotica

Andando di fatto a confutare la tesi urbanistica esposta poco tempo fa da Kent Larson, ricercatore del MIT, secondo cui per contrastare il fenomeno dell’urbanizzazione e per garantire agli abitanti un alta qualità della vita le città del futuro dovrebbero essere immaginate come piccoli quartieri autonomi, Bevan sostiene invece che non si possano sottrarre ai centri urbani le loro caratteristiche peculiari. Ovvero: caoticità, vivacità, multiculturalità.

L’attuale paradosso: paesi che vogliono essere città (e viceversa)

Nel trend dell’attuale progettazione urbana, Bevan rintraccia un pericoloso paradosso. Mentre i piccoli centri sembrano aspirare al titolo di città e rincorrono questo ‘avanzamento di grado’ aumentando servizi e residenze, le ‘vere’ città guardano di contro con nostalgia ai modelli rurali e alla vita tranquilla di periferia, cercando di riprodurne alcuni elementi, che si traducono però nella pratica in inutili surrogati.

Il pericolo del modello delle ‘garden city’

La necessità di affrontare la questione si è resa ancor più stringente, dichiara il giornalista, dall’annuncio, fatto qualche mese fa dal cancelliere George Osborne, della realizzazione di una garden city a Ebbsfleet, nel Kent, a 38 km da Londra. L’obiettivo é quello di creare un nuovo centro urbano ‘verde’ e al tempo stesso ridurre la crescente domanda di case nella zona piú popolata d’Inghilterra.

Ma cos’è una garden city? Il “garden city movements” è una metodologia sviluppata alla fine dell’800 dall’urbanista Ebenezer Howard che prevede la realizzazione di un sistema di città satelliti immerse nel verde, sufficientemente distanziate per evitare di saldarsi, che si dispongono a corona di una città centrale. Con il duplice obiettivo di salvare la città dal congestionamento e la campagna dall’abbandono.

Modello implementato anche in Italia

Un modello implementato anche in Italia, con esiti più o meno positivi. Citiamo, fra tutti, l’esempio del quartiere Mirafiori a Torino, di quello di Cusano Milanino a Milano e del quartiere Isolotto a Firenze, a cui si aggiungono delle vere e proprie “città nella città”, come il caso di Milano Due a Segrate, Milano 3 a Basiglio, Metanopoli a San Donato Milanese. Bevan è ad ogni modo categorico: il modello è da bandire.

Bisognerebbe tornare al concetto di agorà

Ribadendo come, sopratutto in Gran Bretagna, si sia a lungo disquisito sul concetto di città senza arrivare mai alla precisa definizione di alcuni parametri, il giornalista dichiara che gli unici criteri universalmente validi risalgono al 1907. E stabiliscono che una città debba necessariamente avere: almeno 300 mila abitanti, una distinguibile unità centrale come fulcro di una superficie molto più ampia e un impianto governativo locale.

Ma il concetto, che ultimamente viene troppo spesso dimenticato, sentenzia Bevan, è quello dell’agorà greca, che si riferiva a uno spazio pubblico centrale inteso come luogo di incontro e di libero scambio di idee e merci. La città non può essere considerata uno spazio verde, né una gigantografia di un paesino rurale, perché è e dovrebbe rimanere un centro “vitale” dove nascono le migliori idee, dove si concentra il ‘motore produttivo e propulsivo’ di una nazione. La contropartita, inevitabile, è quella di un ambiente più stressante e disordinato, ma è questo il prezzo da pagare, non vi sono sconti elargibili ai cittadini.

Le città rischiano di perdere la propria identità e di tornare a una mentalità provinciale

E gli urbanisti dovrebbero avere bene in mente questi concetti e non rincorrere il sogno di un eden inattuabile. E pericoloso, perché il rischio è quello della perdita identitaria delle città e il ritorno a una mentalità provinciale.

mag 16 2014

Riduzione premio INAIL e modello OT 20

Circolare INAIL del 9 maggio 2014 sulla compilazione del modello OT20 integrato ai fini della riduzione dei premi prevista dalla legge di Stabilità

L’Inail, con nota del 9 maggio 2014, n. 3266 precisa che per le ditte che hanno iniziato l’attività da non oltre un biennio, l’applicazione della riduzione ex L. n. 147/2013 è subordinata al rispetto delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, ai sensi di quanto previsto agli artt. 19 e 20 delle modalità per l’applicazione delle tariffe approvate con il D.M. del 12 dicembre 2000. Per far ciò è necessario compilare il modello OT20, il quale, previsto per la richiesta di riduzione del tasso medio di tariffa ai sensi dell’art. 20 MAT, è stato integrato con un’apposita opzione per la richiesta di riduzione del premio ai sensi della suddetta L. n. 147/2013. Il nuovo modello “Modulo OT20″ è disponibile dal 9 maggio 2014.

mag 10 2014

Lupi ai progettisti: ‘"la Pubblica amministrazione torni ad avere funzioni di indirizzo e controllo"

Le Professioni Tecniche chiedono di limitare la progettazione interna della PA e aprire le gare ai piccoli studi

di Rossella Calabrese

Così come hanno fatto le professioni tecniche, anche il comparto pubblico deve fare rete. La riforma dei lavori pubblici rappresenta un’opportunità per il sistema Paese, che la Pubblica Amministrazione deve cogliere tornando ad esercitare le funzioni di La Pubblica amministrazione torni ad avere funzioni di indirizzo e controllo’, così il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, all’incontro “Sviluppo e occupazione, gli obiettivi della riforma dei lavori pubblici”, organizzato ieri a Roma dalla Rete delle Professioni Tecniche (RPT) per presentare le proposte di modifica del Codice degli appalti.

 

Le parole del Ministro Lupi sono state accolte con estrema soddisfazione dall’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria. Per la Presidente Patrizia Lotti, le dichiarazioni del Ministro sulla necessità di esternalizzare l’attività di progettazione e fermare la progettazione interna della P.A. sono una assoluta e positiva novità che accoglie quanto l’OICE propone da tanti anni.

“Riformare il ruolo della Pubblica Amministrazione, che deve essere centrata sulla fase di studio e programmazione degli interventi e sul controllo, è un nostro refrain da almeno 15 anni – ha detto Lotti -, da quando già era evidente che per migliorare la qualità del progetto risultava antistorico, antieconomico e controproducente puntare sul rafforzamento degli uffici tecnici interni”.

Secondo l’OICE “è fondamentale che la Pubblica Amministrazione si attrezzi per garantire e verificare la qualità del progetto e le modalità di esecuzione dei lavori, difendendo il progetto che ha approvato e messo in gara lei stessa, assicurando che sia realizzato nei tempi e nei costi preventivati, come un vero proprio project manager”.

 

Sul concetto di rete si è soffermato anche Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera. “È opportuno – ha sottolineato – creare un’infrastruttura dei saperi diffusa, in modo da decidere in maniera più oculata anche su quali opere effettivamente investire”.

 

Armando Zambrano, presidente della RPT è intervenuto sul tema dell’esclusione dei piccoli studi dalle gare: “vogliamo aprire il mercato dei lavori pubblici – ha detto – rimuovendo le regole attuali che impediscono l’accesso alle gare ai giovani ed ai meno giovani che non siano in possesso di strutture professionali di notevoli dimensioni, oltre a garantire una maggiore trasparenza per l’affidamento di servizi di architettura e ingegneria con procedure di selezione più controllate”. Come rilevato dall’Agenzia delle Entrate circa un anno fa, ad oggi, più del 97% dei professionisti è escluso dalle gare per l’affidamento dei servizi di progettazione.

La richiesta di aprire il mercato, assicurando i principi di trasparenza, in aiuto ai professionisti più giovani e meno strutturati, insieme alle altre proposte, è contenuta nel Documento della RPT, che si inserisce nel processo di allineamento della normativa nazionale alla nuova Direttiva Appalti, approvata lo scorso 15 gennaio, e che dovrà essere recepita dagli stati membri entro i prossimi due anni.

“Esprimo soddisfazione – ha detto Rino La Mendola, Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori – in quanto l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici ha accettato il principio da noi espresso secondo il quale occorre eliminare il contrasto oggi esistente tra norme di rango diverso. Una situazione che sta bloccando il mercato degli operatori economici rispetto al quale ci aspettiamo una determina chiara da parte dell’Autorità”. Un ambito, questo, in cui si ritiene doveroso compiere ulteriori sforzi per regolamentare in maniera più chiara ed efficace anche ruoli e diritti del singolo professionista.

Anche l’OICE ha messo a punto le sue proposte di riforma del Codice, che illustrerà nel Convegno annuale programmato per il 5 giugno a Roma: “Di questa positiva e fondamentale novità avremo senz’altro modo di parlare con il Ministro Lupi durante il nostro Convegno annuale, che vorrà evidenziare come l’ingegneria e l’architettura possano essere un formidabile strumento di sviluppo e di traino per tutta la filiera delle costruzioni e in generale per rendere più efficiente ed efficace il sistema”.

mag 08 2014

Obbligo di POS per i professionisti: strumento utile o inutile vessazione?

A sentir parlare i rappresentanti delle libere professioni tecniche siamo certamente propensi verso la seconda ipotesi. Dopo, infatti, la stangata del TAR che ha rigettato il ricorso presentato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori per la sospensione dell’obbligo previsto dal 30 giugno 2014 di accettare i pagamenti col POS per importi superiori a 30 euro (leggi news), è arrivato il commento, duro, della Rete delle Professioni Tecniche.

 “In seguito a questo pronunciamento del TAR – ha affermato il Coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche Armando Zambrano – l’obbligo di accettare pagamenti col POS verrà esteso a tutti i professionisti, indipendentemente dai livelli di reddito e dalla tipologia di clientela. Questo si tradurrà in un onere annuale di almeno 150 euro solo per disporre del dispositivo necessario a gestire i pagamenti. Un ulteriore inaccettabile aggravio per i professionisti”.

 

“E’ singolare – prosegue Zambrano – che proprio nel momento in cui il Governo decide di mettere 80 euro al mese nelle tasche dei lavoratori dipendenti, venga consentita una misura vessatoria nei confronti dei professionisti. Una categoria che, ancora una volta, risulta fortemente penalizzata”.

“Noi – aggiunge Zambrano – siamo sempre stati favorevoli alla tracciabilità delle transazioni. Ma questa deve essere conseguita senza oneri aggiuntivi a carico dei professionisti. Già ora, nella stragrande maggioranza dei casi, le transazioni tra i professionisti tecnici e i clienti, vista l’entità degli importi, avvengono con strumenti come i bonifici bancari che, oltre a garantire la massima trasparenza, costano anche meno”.

“Comunque – ha concluso il coordinatore della RTP – la battaglia continua. Alla fine riusciremo a dimostrare il carattere vessatorio di un provvedimento che, all’atto pratico, si tradurrà nel solito intollerabile regalo al sistema bancario”.

Si prevedono, dunque, nuovi capitoli e spunti giornalistici da parte dei rappresentanti delle professioni tecniche nazionali, anche se rileviamo come negli anni gli stessi non siano mai riusciti a far valere i diritti dei loro iscritti. Quello del POS è, infatti, solo l’ultimo tassello in ordine temporale che si aggiunge ad un puzzle già ben definito dove i liberi professionisti hanno perso il loro ruolo. Ci chiediamo, dunque, cosa si possa fare per rilanciare realmente le libere professioni.

A cura di Ilenia Cicirello

mag 06 2014

Entratel e Fisconline: guida alla registrazione

Tutti i passaggi da seguire per la registrazione a Entratel e Fisconline, i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

Come effettuare la registrazione a Entratel o Fisconline e fruire dei servizi online dell’Agenzia delle Entrate? Ecco i passaggi della procedura che abilita a dichiarare, versare, registrare, consultare e calcolare tasse, imposte e tributi risparmiando tempo. Ma prima di tutto vediamo chi può registrarsi.

 Entratel: intermediari, pubbliche amministrazioni, contribuenti, società ed enti che devono presentare il modello 770 Semplificato per più di 20 soggetti.

Fisconline: persone fisiche (compresi i cittadini italiani residenti all’estero) che non possono registrarsi ad Entratel perché non hanno i requisiti; società ed enti che presentano il mod. 770 Semplificato per un numero massimo di 20 soggetti. Continua

mag 02 2014

Concorsi pubblici 2014, Assunzioni Esercito, Infermieri e Ostetriche: requisiti e domande

Continuiamo il nostro percorso all’interno dei concorsi pubblici 2014; dopo avervi esposto le procedure concorsuali attivate da INAIL, Comune di Roma e ATAC in questa sede avremo cura di dettagliare le assunzioni previste per Ufficiali dell’Esercito, Infermieri e Ostetriche.

Concorsi pubblici 2014, Assunzioni Esercito

Avviamo il nostro percorso all’interno dei concorsi pubblici 2014 attenzionando la procedura indetta dal Ministero della Difesa e finalizzata al reclutamento di 85 Ufficiali in servizio permanente nel ruolo speciale delle Armi di fanteria, cavalleria, artiglieria, genio, trasmissioni dell’Esercito, nell’Arma dei Trasporti e Materiali dell’Esercito, nel Corpo Sanitario dell’Esercito e nel Corpo di Commissariato dell’Esercito. Leggi tutto

apr 29 2014

SISTRI: operativa esenzione per PMI sotto 10 dipendenti

Firmato il decreto attuativo con le semplificiazioni ed esenzioni SISTRI: niente obbligo sotto i dieci dipendenti, chiarimenti su adempimenti contributivi e di comunicazione.

E’ ufficiale: niente SISTRI per imprese fino a dieci dipendenti. Il Ministero dell’Ambiente ha firmato il Decreto Ministeriale 126 del 24 aprile. Una semplificazione a favore delle PMI, che va incontro a una pressante richiesta delle associazioni di categoria e allevia il carico per tante piccole aziende. Il SISTRI è infatti operativo da marzo (con regime transitorio fine a fine 2014 e moratoria sulle sanzioni). Leggi

apr 26 2014

Pubblicità degli Appalti solo in Rete così non si tutela la Trasparenza

Il governo ha deciso la cancellazione dell’obbligo di pubblicare i bandi di gara sui quotidiani.

di Nicola Saldutti

Se c’è un mondo nel quale la trasparenza viene considerata troppo spesso un optional , è quello degli appalti pubblici. Un mondo che vale per l’Italia qualcosa come 30 miliardi di euro. Decine di Comuni, enti, istituzioni, lo stesso governo: sono migliaia gli appalti messi in gara. Quei bandi pubblici (e pubblicati) che consentono alle imprese di mettersi in competizione.

Decisiva, appare dunque la trasparenza di queste competizioni. Bene, il governo ha deciso che la via (unica) per raggiungere questo obiettivo dovrà passare attraverso la cancellazione dell’obbligo di pubblicare i bandi di gara sui quotidiani. Una scelta legata a risparmi ipotizzati in una fascia compresa tra 75 e 100 milioni di euro. Il motivo? La strada individuata è quella della forma digitale. Eppure c’è qualcosa che manca (al di là dell’effetto negativo che gli stessi quotidiani sarebbero costretti a subire): nel decreto sviluppo bis emanato dal governo Monti era prevista una norma che automaticamente avrebbe fatto risparmiare risorse allo Stato. Come? La spesa di pubblicazione dei bandi doveva essere in carico alle imprese vincitrici delle gare. Come dire: hai vinto la gara anche grazie a quel bando del quale sei venuto a conoscenza, è giusto che paghi quel servizio reso dal quotidiano su cui è stato pubblicato.

Un ragionamento di mercato, zero statalismo. Peccato però che quella norma, in vigore dal gennaio 2013, sia rimasta in gran parte inapplicata: soltanto sei uffici su dieci si sono fatti rimborsare le spese. Lo Stato, nelle sue varie forme. ha così perso per strada circa 50 milioni di euro.

Basterebbe semplicemente applicare quella legge per risparmiare. Certo, le pieghe del bilancio pubblico sono contorte ma suona come paradossale avere le regole che prevedono il pagamento da parte dei privati e non applicarle.

Con un’altra conseguenza, questa volta più sottile: è vero che tutto quello che viaggia online è trasparente per definizione ma forse, nel caso degli appalti, rischia di essere una trasparenza soltanto formale.

apr 23 2014

Tasi: chi deve pagare e quanto prima rata 16 Giugno. Anche inquilini in case in affitto. Calcolo prima casa, seconda casa, capannoni

Tanti Comuni devono ancora stabilire le aliquote di pagamento ma intanto sono state fissate le scadenze di pagamento della nuova Tasi 2014 sulla casa: si pagherà il 16 giugno la prima rata e il 16 dicembre la seconda e a pagare dovranno essere proprietari e inquilini. La notizia non suona nuova perché già in occasione della presentazione della Iuc 2014, Imposta unica comunale, che racchiude Tasi, Imu e Tari sui rifiuti, era stato specificato che la Tasi sarebbe stata una tassa corrisposta da proprietari quando da inquilini, esattamente come accadeva per la vecchia Tares. Continua

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