Categoria: edilbank

set 11 2014

Rapporto Unioncamere: nel secondo trimestre 2014 Umbria soffocata dalla recessione

Si riacutizza la crisi dell’economia umbra. La regione fatica più di altre aree del Paese ad uscire dalla fase recessiva. Lo dicono i numeri dell’ultima indagine congiunturale di Unioncamere Umbria sulle imprese manifatturiere e commerciali, relativa al secondo trimestre 2014. Sono i dati ufficiali più recenti a disposizione. In generale, vanno meglio le aziende più grandi e strutturate. Le piccole e piccolissime imprese sono ancora immerse nella durissima crisi. Qualche luce arriva dai mercati esteri dove il segno positivo è comune in tutte le attività economiche anche se il rallentamento, rispetto alle performances dei mesi precedenti, appare evidente. Sulle cifre negative pesano le incertezze del polo ternano dell’acciaio che di certo condizionano le statistiche generali. Ma la battuta d’arresto appare comunque brusca, dopo una lunga sequenza di trimestri i cui risultati sembravano presagire un’imminente uscita dal periodo più difficile. Giorgio Mencaroni, presidente di Unioncamere Umbria avverte: “Di fronte a una situazione così grave occorre una risposta comune ed eccezionale di tutte le istituzioni politiche ed economiche. E’ urgente far ripartire un ciclo positivo di investimenti pubblici e privati. A partire dal settore dell’edilizia che può ridare forza a tante piccole e piccolissime imprese del nostro territorio. Le banche devono aiutare di più le aziende. Dal governo centrale ci aspettiamo che vengano liberate risorse finanziarie vitali per le imprese. E che si punti con decisione ad una vera semplificazione burocratica”. Brusca frenata del comparto delle industrie alimentari, che si era segnalato come il settore con la migliore dinamica per la lunga serie di risultati positivi, accusa un brusco stop in termini produttivi con un calo del 2,1% rispetto al corrispondente trimestre del 2013, mentre a livello nazionale il comparto fa registrare una situazione di stazionarietà. Inevitabilmente anche il fatturato ha seguito questa improvvisa inversione di tendenza accusando un calo del 2,8%. Sul fronte del mercato estero rimane il segno positivo ma si è ridotta notevolmente l’intensità della crescita passando dal + 4,5% del primo trimestre 2014 al +0,4% del secondo nei confronti degli analoghi periodi del 2013. Le previsioni per il trimestre successivo sono orientate prevalentemente ad una situazione di stazionarietà con una leggera prevalenza delle aspettative di crescita che si fanno più consistenti sul fronte degli ordinativi, soprattutto quelli provenienti dal mercato estero.

set 11 2014

“Geologi, non per caso”, studiosi italiani portano in teatro i temi dell’Expo

Perché si pensa che una città intelligente, una cosiddetta “smart city”, sia quella in cui è possibile trovare parcheggio con un’app per telefonini, e non quella che punti invece a privilegiare l’equilibrio con il territorio? Perché l’umanità è figlia dei disastri naturali e, come tutti i figli, ama i propri genitori mostrando attrazione per le catastrofi, anziché esserne terrorizzata? Cosa succede se un mare evapora, come accaduto al Mediterraneo milioni di anni fa in seguito alla chiusura dello Stretto di Gibilterra? Sono alcuni degli interrogativi cui cercheranno di dare una risposta i geologi di tutto il mondo riuniti questa settimana a Milano, nella sede dell’Università degli Studi, per il convegno “Il futuro delle geoscienze italiane”, organizzato dalla Società geologica italiana (Sgi) e dalla Società italiana di mineralogia e petrologia (Simp), le due principali società scientifiche di scienze della Terra in Italia.

Proveranno a rispondere con il rigore della scienza, illustrando i dati delle ultime ricerche. Ma anche in forma di spettacolo, con un curioso esperimento divulgativo di geologia teatrale gratuito e aperto al pubblico, intitolato “Geologi, non per caso”. “Si tratta di sette brevi monologhi di sette minuti ciascuno in cui alcuni geologi, improvvisatisi attori, simpaticamente disturbati da Patrizio Roversi – ideatore insieme a Susy Blady del programma televisivo “Turisti per caso” – illustreranno in chiave ironica le numerose ricadute della geologia sulla vita quotidiana – spiega Stefano Poli, scienziato della Terra all’Università degli studi di Milano e uno dei sette attori per caso -. Nel mio intervento all’interno dello spettacolo teatrale cercherò in breve di spiegare come, partendo dalla conoscenza delle rocce, l’uomo sia passato dal correre su ruote di pietra, come quelle delle macine, a realizzare materiali tecnologicamente avanzati come i freni in fibra di carbonio delle vetture di Formula 1”.

Tanti gli argomenti discussi al convegno, che comprende all’incirca una quarantina di sessioni scientifiche, cui parteciperanno un migliaio tra docenti, ricercatori e geologi liberi professionisti. Si passa dai temi dell’Expo 2015, sviluppo sostenibile, acqua, suolo, alimentazione, all’analisi dello stato delle riserve petrolifere del Pianeta, con un occhio alle energie rinnovabili come la geotermia, che l’Italia ha sfruttato per prima al mondo. Dallo studio del rischio sismico ai vulcani sottomarini come Marsili, il gigante sommerso del Tirreno. E ancora, dal ruolo delle regioni polari nei cambiamenti climatici, all’indomani dell’ultimo, l’ennesimo, allarme clima lanciato dalla World meteorological organization (Wmo), alla geologia extraterrestre, con speciali sessioni sul futuro dell’esplorazione di Marte di cui la Nasa ha recentemente realizzato una mappa geologica aggiornata, e sui primi dati scientifici della missione Rosetta, che il prossimo novembre manderà per la prima volta una sonda su una cometa. “Il congresso – spiega Poli – affronterà a 360 gradi i temi principali delle moderne geoscienze. Si parte dallo spazio, con la geologia planetaria, passando poi per lo studio del clima, dell’ambiente e di come creare un corretto rapporto con il territorio, fino ad arrivare – sottolinea il ricercatore italiano – allo studio della Terra, attraverso moderne tecnologie che permettono di analizzarne la struttura interna come si fa con il corpo umano tramite la Tac”.

Non mancherà, infine, una speciale sessione dedicata alle scuole e agli insegnanti. L’ultimo giorno del convegno sarà, infatti, incentrato sul tema “Le geoscienze a scuola”, con una serie di workshop e laboratori didattici ideati per favorire l’incontro tra scuola, musei, università ed enti di ricerca sui temi delle scienze della Terra. Tra le iniziative in programma “Le mani nella Terra”, un’esposizione di esperimenti scientifici, strumenti e simulazioni sulle diverse discipline della geologia, realizzati dagli stessi studenti di ogni fascia d’età.

set 06 2014

Sblocca Italia: lettera aperta degli Architetti al Governo Renzi

Il Governo lo ha definito Sblocca Italia perché avrebbe l’ardito compito di aiutare l’Italia ad uscire dall’impasse che sta distruggendo il proprio tessuto economico. C’è chi lo ha definito un decreto Sblocca burocrazia per le poche risorse messe in gioco e l’idea di poter sbloccare il paese attraverso uno snellimento burocratico. C’è anche chi lo ha definito molto simpaticamente Sbrocca Italia per i suoi contenuti “senza contenuti” che aggiungeranno l’ennesima goccia ad una brocca pronta a strabordare.

Insomma, la realtà dei fatti è che il nuovo provvedimento messo a punto dal Governo non piace né agli economisti, né ai costruttori, agli imprenditori e ai professionisti. Dopo la bocciatura di Confindustria, che pur condividendo in contenuti del decreto ne ha contestato la quantità e disponibilità dei fondi, e dell’ANCE che non ha visto un piano definito che possa realmente far ripartire il Paese, registriamo la delusione del Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C. che ha inviato una lettera aperta al Governo per dimostrare il suo disappunto.

Il Presidente degli Architetti italiani Leopoldo Freyrie ha, infatti, contestato la totale assenza di una politica di rigenerazione urbana sostenibile che avrebbe potuto creare le condizioni per riavviare il commercio, promuovere le iniziative imprenditoriali, valorizzare i beni culturali e richiamare gli investimenti.

“Ma ancora una volta, – ha affermato Freyrie – come succede da anni, si procede al contrario, immaginando che affastellando singole norme che correggono altre norme che hanno corretto altre norme si possano creare le condizioni per lo sviluppo, gli investimenti, il lavoro. Questa non è rivoluzione, ma una continua involuzione che uccide le possibilità di uscire dalla crisi”.

“Il percorso dello Sblocca Italia – ha continuato Freyrie – è il sintomo preoccupante che, ancora una volta, la bizantina vischiosità legislativa, se non viene affrontata con la forza di un progetto chiaro e condiviso, sterilizza anche le migliori proposte”.

Nonostante la scarsa considerazione e attenzione della politica nei confronti delle professioni tecniche, il Presidente Freyrie, in maniera forse inutilmente fiduciosa (ma mi auguro di no!) visto il recente passato, ha rivolto un nuovo appello al governo chiedendo:

un programma nazionale di rigenerazione urbana sostenibile, da cui dedurre azioni, investimenti e norme, con una regia unica;

lo spostamento di parte delle risorse disponibili dalle grandi infrastrutture alle città, essendo dimostrato (a differenza di ferrovie e autostrade) che ogni euro di denaro pubblico investito nelle città ne attrae 4 dal mercato privato: in un quartiere rigenerato torna la vita, i negozi, i giovani imprenditori, la cultura, la ricerca;

norme edilizie chiare e prestazionali, condivise su tutto il territorio nazionale, che favoriscano la qualità dell’abitare invece della buro-edilizia fonte, tra l’altro, di corruzione e abusivismo;

certezza dei diritti e delle procedure, con solo due modelli autorizzativi: la SCIA e il Permesso di costruire, dando massima trasparenza e pubblicità ai progetti – visibili a tutta la comunità dei cittadini – ma limitando nel tempo la possibilità sia per la PA che per i terzi di bloccare un’opera già approvata in via definitiva e in cantiere (viceversa il credito sulle iniziative immobiliari non tornerà mai più);

riaprire il mercato della progettazione pubblica giudicando sul merito dei buoni progetti e non su requisiti abnormi e arbitrari richiesti ai progettisti, uscendo dallo stato di illegalità certificato dall’Autorità di Vigilanza e dalle Direttive Comunitarie. Quotidianamente gli Enti appaltanti pubblici o sottraggono alla concorrenza i progetti affidandoli alle partecipate fonti di tanti scandali (Expo, Mose, ecc) o pongono requisiti improbabili (da 4 volte il fatturato o avere minimo 40 dipendenti per un normale progetto di architettura) o impongono sconti che sono arrivati anche oltre il 90%. Il risultato? Sono esclusi il 98,7 % degli architetti italiani (e il 100% dei giovani), la qualità dell’architettura pubblica è pessima e fioriscono varianti e tangenti;

linee guida nazionali sulla tutela dei beni monumentali e paesaggistici, per uscire dalle interpretazioni autocratiche e condividere un progetto che salvaguardi la bellezza dell’Italia evitando però che i nostri borghi storici siano definitivamente abbandonati per l’impossibilità di renderli adatti ai requisiti minimi della vita quotidiana contemporanea.

Il presidente Freyrie ha rilevato come molte di queste proposte erano presenti nella versione originaria del provvedimento “per poi via via sparire fino alla clamorosa scomparsa definitiva persino del Regolamento Edilizio unico, simbolo di un approccio razionale ed europeo al tema di regole chiare, prestazionali, che garantissero adeguati standard abitativi senza impedire l’innovazione progettuale e tecnologica”.

La lettera si conclude con un accorata richiesta.

“Caro Presidente, gli architetti italiani sono molto vicino al limite della sopravvivenza, con redditi da incapienti e disoccupazione giovanile mai vista prima: però non scioperiamo né ci incateniamo davanti a Palazzo Chigi. Poiché viviamo di progetti, continuiamo a credere che possiamo progettare per l’Italia un futuro migliore, con razionalità e capacità di visione. Chiediamo al Governo la stessa caparbietà e coraggio, ascoltandoci e attuando ciò che con tanti altri da tanto proponiamo, lasciando che si sveli a tutti chi lavora per la conservazione di uno status quo che ha tutte le caratteristiche della Stige, la palude degli accidiosi, nella quale non vogliamo affogare”.

 A cura di Ilenia Cicirello

ago 31 2014

EDILBANK.COM

E’ l’UNICO SITO CHE INFORMA QUOTIDIANAMENTE I PROFESSIONISTI e GLI IMPRENDITORI UMBRI.

UN CONSULENTE “VALE” QUELLO CHE SA

ago 31 2014

Lo smartphone cancellerà i Topografi? Le tecnologie di localizzazione costringono a ripensare la professione – Parla Cristiano Bernasconi

«Ricordi quando eravamo bambini e c’erano ancora i geometri?» Chissà se un domani i nostri figli parleranno dei professionisti della misurazione ufficiale come oggi noi parliamo dei marronai. Di fatto, loro, i geometri topografi, qualche dubbio sulla loro futura sorte se lo stanno ponendo.

In particolare da quando la potenza tecnologica dei telefonini ha portato nei nostri apparecchietti tascabili – gratuitamente – le mappe dettagliate di tutto il mondo: da quella del quartiere dove abitiamo, a quelle delle località più o meno esotiche dove andiamo in vacanza, con l’itinerario esatto calcolato in pochi secondi facendo click su Google Map. Che fine faranno i geometri, quindi? Lo abbiamo chiesto a Cristiano Bernasconi, unico membro ticinese del Think Tank di esperti svizzeri che si è recentemente chinato sul problema.

Ma davvero la vostra professione è in pericolo?

«Sarebbe esagerato affermarlo. Di lavoro per noi ce n’è ancora, eccome. Esiste un margine di specializzazione nella misurazione del territorio nel quale noi per il momento restiamo indispensabili. I dati che ognuno può produrre e rendere disponibili in Internet non sono ancora precisi come i nostri. E se parliamo di grandi cantieri o della costruzione di tunnel – penso ad esempio allo scavo del Ceneri – siamo ancora gli unici a poter fornire indicazioni della precisione del millimetro, in un ambito in cui i millimetri sono molto importanti. In altre parole, per bisogni specialistici la nostra professione ha ancora un senso. Il problema è che per i restanti compiti per i quali venivamo interpellati, che rappresentano comunque una percentuale molto importante del totale, forse non ci sarà più bisogno di noi».

Il geometra scomparirà?

«Si trasformerà, appunto. Per tanti anni il nostro lavoro di geometri o ingegneri topografi è stato quello di misurare il territorio e produrre piani conformi alla realtà. Il geometra formatosi negli anni Novanta, in fondo, facendo astrazione dalle migliorie tecnologiche, non è molto diverso dal geometra dell’Ottocento. Come lui è stato formato per possedere le tecniche di rilievo e l’uso degli strumenti che ne derivano, come il teodolite che misura gli angoli e le distanze».

E oggi?

«Oggi il rilievo dei dati sta diventando sempre più banale. Perché con un semplice telefonino chiunque è in grado di determinare esattamente dove si trova, senza avere fatto studi in geodesia, in geomatica o in cartografia. È un dato accessibile a tutti e per ottenerlo non è più necessario conoscere le scienze e le tecnologie che ci stanno dietro».

 Cosa farà, esattamente, il geometra di domani?

 “Molto probabilmente un domani noi non offriremo più il rilievo del territorio. Di fatto, con le nuove tecnologie, il territorio oggi si rileva e rivela da solo. No, quello che noi faremo è dare risposte ai quesiti della gente, dei proprietari, dei progettisti, delle amministrazioni pubbliche e dei politici che devono prendere delle decisioni. Questo non solo sulla base catastale della proprietà, ma offrendo un accesso a tantissime altre informazioni. Per esempio, a una persona che vuole costruire una casa in un certo quartiere noi potremmo offrire una visualizzazione in 3D della sua casa inserita con precisione assoluta nel quartiere prima che partano i lavori; potremmo fargli vedere in partenza tutti gli allacciamenti disponibili sotto terra, dalle fognature all’acqua potabile, al gas, alla fibra ottica. Oppure potremmo fargli sapere quale indice di occupazione del terreno è permesso, quante ore di insolazione potrebbe avere la sua casa in quel posto, quanto dista la scuola per i suoi figli, il primo ospedale, il negozio più vicino. Ma anche la vicinanza a siti inquinati, l’inquinamento fonico in quella zona, o i vincoli pianificatori di quella parcella”.

ago 29 2014

Il tirocinio formativo: linee guida e indicazioni pratiche

Stage e tirocini formativi: l’utilizzo da parte delle aziende resta limitato – Le norme in vigore e qualche indicazione per orientarsi nella ricerca.

Il tirocinio formativo o stage è un contratto volto a favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro che consiste in un periodo di orientamento al lavoro e formazione in azienda, promosso e assistito da un ente terzo ( detto soggetto promotore) rispetto alle parti in causa: datore di lavoro (o soggetto ospitante ) e tirocinante.

Essendo tale materia di competenza regionale si applicano le leggi specifiche di ogni Regione (in mancanza di normativa regionale sono ad oggi applicabili le norme della legge 24 giugno 1997. Continua

ago 29 2014

PROFESSIONISTI UMBRI, COMPETENTI E AGGIORNATI?

NO! GRAZIE?

ago 28 2014

CREDITI FORMATIVI PROFESSIONALI (CFP): FORMAZIONE CONTINUA O SPECULAZIONE CONTINUA?

Che quello della formazione continua sarebbe stato un business lo pensavamo in molti, ma che l’affare lo facessero soprattutto gli Ordini provinciali in realtà non era per nulla prevedibile. E’ il caso dell’Ordine degli Architetti della provincia di Palermo che della formazione continua sta facendo un vero e proprio mercato (Palermo è già famosa per quello di Ballarò), utile a sanare i buchi di bilancio causati dagli iscritti morosi.

Vi servono 3 CFP? Benissimo, è necessario pagare appena 15 euro. Ve ne serve solo 1? Vanno bene 5 euro.

E chissenefrega se il corso non vi interessa, è sufficiente investire poche ore del proprio tempo e un budget economico molto contenuto per ottemperare all’obbligo di formazione continua.

Entrando nel dettaglio, il 28 Marzo 2014 si svolgeva a Palermo un seminario sull’Abusivismo edilizio per il quale l’Ordine degli Architetti di Palermo ha riconosciuto fino ad un massimo di 6 CFP. Per l’iscrizione, l’architetto palermitano ha compilato un modulo in cui dichiarava:

“Il Sottoscritto dichiara di aver preso visione dell’obbligo di versamento di €.5,00 per ogni credito formativo che sarà riconosciuto dal C.N.A. per la partecipazione dell’evento formativo”.

Sull’argomento è intervenuta il Consigliere provinciale Claudia Rubino che in una nota ha precisato quanto segue: “Il Seminario sull’abusivismo edilizio che si è tenuto lo scorso 28 marzo è costato all’Ordine degli APPC di Palermo circa 4.000 euro…a fronte di un incasso per l’Ordine di circa 12.000 euro (circa 400 partecipanti * 30 euro, che ogni partecipante deve versare all’Ordine per ottenere i CFP previsti). Ciò vuol dire che l’Ordine, attraverso l’organizzazione/adesione a questo seminario, ha guadagnato circa 8.000 Euro, che non servono solo a coprire le spese affrontate, ma anche a “fare cassa” mettendo le mani sul portafoglio dei nostri colleghi su molti dei quali già grava il peso della crisi che stiamo attraversando e che in alcuni casi ha determinato la chiusura di molti studi professionali. Più che di “formazione continua” si dovrebbe parlare di “speculazione continua” autorizzata dal vigente DPR 137/2012 a danno degli iscritti, che sottraggono tempo al loro lavoro per seminari che in alcuni casi sono anche poco formativi”.

Simpatico anche il pensiero di un noto architetto di Palermo che ha così commentato la faccenda “Cosa è rimasto di libero nella nostra professione? Ci troviamo obbligati a raccogliere i punti, come fanno le brave massaie al supermercato per ricevere il “pratico telo mare”. Mi sfugge inoltre su quali argomenti dovremmo continuamente formarci, (le piastrelle di Kerlite?, i led colorati? i nuovi sistemi di sciacquoni digitali?).

Mi dicono che, visitando la recente mostra di Sua maestà Renzo Piano tenuta a Padova, si potevano ottenere ben 3 crediti formativi. riuscendo a toccargli la barba si poteva salire anche a 7….Ma ci rendiamo conto?

La formazione permanente potrebbe forse avere un senso per i colleghi della pubblica amministrazione, ma per un libero professionista che si confronta con il libero mercato me ne spiegate il senso? La formazione obbligatoria è l’opposto di quella realmente utile”.

Ma non ho ancora terminato.

Con un comunicato di pochi giorni fa, il Consiglio Nazionale degli Architetti ha informato dell’organizzazione, il prossimo 8 Maggio a Roma, di un convegno sul tema “Aprire il mercato dei lavori pubblici: la proposta della Rete delle Professioni Tecniche” organizzato dalla Rete dei Consigli Nazionali delle Professioni Tecniche. La partecipazione al Convegno, totalmente gratuita, darà diritto all’attribuzione di 4 CFP ai sensi delle linee guida sull’aggiornamento professionale continuo degli Architetti.

Considerata l’importanza dell’evento, il CNAPPC ha dato la possibilità agli Ordini provinciali di offrire ai loro iscritti l’evento in streaming. In tal caso gli Ordini potranno certificare la presenza e riconoscere ai partecipanti i 4 CFP.

L’Ordine degli Architetti di Palermo, molto attento quando si parla di formazione e servizi utili agli iscritti, ha così prontamente deciso di aprire le prenotazioni al convegno. Fin qui niente di male, se non fosse però che questa volta è stato richiesto il contestuale pagamento di 20 euro (casualmente 5 euro x 4 CFP) quale diritto di Segreteria a titolo di rimborso spese forfettario.

Considerata, dunque, la gratuità dell’evento (organizzato dal CNAPPC), che l’organizzazione in streaming non comporta chissà quali costi aggiuntivi e che la Segreteria dell’Ordine dovrà pur servire a qualcosa, mi chiedo come sia possibile che uno dei principali Ordini (in termini di iscritti) d’Italia possa permettersi di chiedere 20 euro per la trasmissione in streaming di un evento organizzato da altri. Credo, piuttosto, che con la formazione continua si stia perdendo totalmente la bussola e che così com’è strutturata stia servendo solo a (passatemi il termine) “fare cassa”.

A cura di Ilenia Cicirello

ago 19 2014

Servizi di progettazione, nelle nuove Linee guida limitazione dei requisiti di fatturato Congruo e proporzionato un requisito non superiore al doppio dell’importo a base di gara. Consultazione fino al prossimo 15 settembre 2014

Fino alle ore 18.00 del prossimo 15 settembre è possibile inviare all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) le osservazioni al documento in consultazione recante la revisione e l’aggiornamento della determinazione del 7 luglio 2010, n. 5 “Linee guida per l’affidamento dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria”.

Si tratta delle attesissime nuove linee guida sui servizi di architettura e ingegneria(IL TESTO QUI), elaborate dalla vecchia AVCP ora soppressa e soppiantata dall’Anac guidata da Raffaele Cantone.

Messe a punto avvalendosi del tavolo tecnico costituito con le principali categorie professionali operanti nel settore, le nuove linee guida in consultazione pongono particolare attenzione agli strumenti volti a premiare la qualità della progettazione, ad evitare il fenomeno dei ribassi eccessivi e a favorire l’apertura del mercato ai giovani professionisti.

Le linee guida sono accompagnate dalla Relazione AIR (CLICCA QUI) nella quale è contenuta l’analisi di alcune proposte formulate dagli operatori del settore nel corso del tavolo tecnico nonché di talune norme del d.P.R. del 5 ottobre 2010, n. 207 relative ai requisiti di accesso e alle modalità di svolgimento delle procedure di gara.

LIMITAZIONE DEI REQUISITI DI PARTECIPAZIONE ALLA GARA. Nel documento si ricorda che l’articolo 263, comma 1, del Regolamento stabilisce i requisiti da richiedere ai partecipanti alle procedure di affidamento di servizi tecnici di importo superiore a 100.000 euro; in particolare, l’adeguata esperienza nello svolgimento di servizi analoghi è provata con riferimento:

a) al fatturato globale per servizi di cui all’art. 252 del Regolamento espletati negli ultimi cinque esercizi antecedenti la pubblicazione del bando, per un importo variabile tra 2 e 4 volte l’importo a base di gara;

b) all’avvenuto espletamento negli ultimi dieci anni di servizi di cui all’art. 252, relativi a lavori appartenenti ad ognuna delle classi e categorie dei lavori cui si riferiscono i servizi da affidare, individuate sulla base delle elencazioni contenute nelle vigenti tariffe professionali, per un importo globale per ogni classe e categoria variabile tra 1 e 2 volte l’importo stimato dei lavori cui si riferisce la prestazione, calcolato con riguardo ad ognuna delle classi e categorie;

c) all’avvenuto svolgimento negli ultimi dieci anni di due servizi di cui all’art. 252, relativi ai lavori, appartenenti ad ognuna delle classi e categorie dei lavori cui si riferiscono i servizi da affidare, individuate sulla base delle elencazioni contenute nelle vigenti tariffe professionali, per un importo totale non inferiore ad un valore compreso fra 0,40 e 0,80 volte l’importo stimato dei lavori cui si riferisce la prestazione, calcolato con riguardo ad ognuna delle classi e categorie e riferiti a tipologie di lavori analoghi per dimensione e per caratteristiche tecniche a quelli oggetto dell’affidamento;

d) numero medio annuo del personale tecnico utilizzato negli ultimi tre anni (comprendente i soci attivi, i dipendenti e i consulenti con contratto di collaborazione coordinata e continuativa su base annua iscritti ai relativi albi professionali, ove esistenti, e muniti di partiva IVA e che firmino il progetto, ovvero firmino i rapporti di verifica del progetto, ovvero facciano parte dell’ufficio di direzione lavori e che abbiano fatturato nei confronti della società offerente una quota superiore al cinquanta per cento del proprio fatturato annuo, risultante dall’ultima dichiarazione IVA, e i collaboratori a progetto in caso di soggetti non esercenti arti e professioni), in una misura variabile tra 2 e 3 volte le unità stimate nel bando per lo svolgimento dell’incarico.

Le nuove Linee guida prevedono di ammorbidire i vincoli di fatturato e di dipendenti per la partecipazione alle gare di ingegneria e architettura. “Con riferimento al fatturato, si deve tenere presente che il consolidato orientamento giurisprudenziale, in linea con le espressioni di parere dell’AVCP, nonché i nuovi assunti della Direttiva 2014/24/CE (cfr. art. 58), ritengono congruo e proporzionato un requisito non superiore al doppio dell’importo a base di gara”, sottolinea l’Autorità; invece, il Regolamento “prevede limiti superiori, con una forbice tra 2 e 4 volte”.

Le nuove Linee guida precisano inoltre che il requisito di fatturato “non può essere inteso nel senso di limitare il fatturato ai soli servizi specificamente posti a base di gara. Ne discende che, ad esempio, nell’ipotesi di affidamento della progettazione e della direzione lavori, ai fini della dimostrazione della specifica esperienza pregressa, anche per i servizi c.d. “di punta”, in relazione ad ognuna delle classi e categorie dei lavori cui si riferiscono i servizi da affidare, detti requisiti sono dimostrati con l’espletamento pregresso di incarichi di progettazione e direzione lavori, di sola progettazione ovvero di sola direzione lavori”.

CLASSI, CATEGORIE E TARIFFE PROFESSIONALI. Il paragrafo 5, relativo alle classi, categorie e tariffe professionali, prova a fornire una soluzione ai problemi sorti a seguito dell’approvazione del DM Parametri (n. 143/2013) che ha operato, con la tabella Z-1 “categorie delle opere – parametro del grado di complessità – classificazione dei servizi e corrispondenze” una revisione della suddivisione in classi e categorie di cui alla l. n. 143/1949.

La precedente suddivisione in “classi” e “categorie” è sostituita dalla attuale in “categorie delle opere”, “destinazione funzionale” e “identificazione delle opere”; dalla identificazione delle opere, alla quale corrisponde una sigla alfanumerica, consegue l’attribuzione di un parametro G (grado di complessità) da tenere presente nel calcolo degli onorari.

CRITERIO DELL’OFFERTA ECONOMICAMENTE PIÙ VANTAGGIOSA. Per quanto riguarda i criteri di aggiudicazione, l’Autorità ricorda che “già nella determinazione del 29 marzo 2007, n. 4, questa AVCP ha espresso l’avviso che, nell’ambito degli appalti di servizi di ingegneria ed architettura, sia preferibile adottare il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, in ossequio alla specificità ed alla complessità dei servizi in questione; infatti, questo modello selettivo consente di valorizzare le capacità innovative del mondo professionale, volte ad aumentare il valore complessivo del servizio offerto.

Il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, come espressamente indicato all’art. 266 del Regolamento, per gli affidamenti superiori a centomila euro, appare, quindi, il più idoneo a garantire una corretta valutazione della qualità delle prestazioni offerte dagli operatori economici rispetto al criterio del prezzo più basso, non funzionale alla valutazione dei profili tecnici e professionali, tipici delle attività di ingegneria e architettura”.

In questa direzione, osserva l’Authority, si muove anche il legislatore comunitario che, con l’art. 67 della Direttiva 2014/24, rubricato “Aggiudicazione dell’Appalto”, stabilisce quanto segue: “Fatte salve le disposizioni legislative, regolamentari o amministrative nazionali relative al prezzo di determinate forniture o alla remunerazione di taluni servizi, le amministrazioni aggiudicatrici procedono all’aggiudicazione degli appalti sulla base dell’offerta economicamente più vantaggiosa. L’offerta economicamente più vantaggiosa dal punto di vista dell’amministrazione aggiudicatrice è individuata sulla base del prezzo o del costo, seguendo un approccio costo/efficacia, quale il costo del ciclo di vita conformemente all’articolo 68, e può includere il miglior rapporto qualità/prezzo, valutato sulla base di criteri, quali gli aspetti qualitativi, ambientali e/o sociali, connessi all’oggetto dell’appalto pubblico in questione. … Gli Stati membri possono prevedere che le amministrazioni aggiudicatrici non possano usare solo il prezzo o il costo come unico criterio di aggiudicazione o limitarne l’uso a determinate categorie di amministrazioni aggiudicatrici o a determinati tipi di appalto.”

Il legislatore comunitario – evidenzia l’Autorità – sembra suggerire alle stazioni appaltanti di valutare le offerte tenendo conto di una serie di criteri, oltre al prezzo, quali gli aspetti di carattere economico ulteriori rispetto ai costi immediati di acquisizione, ad esempio quelli connessi all’intero ciclo di vita del bene, nonché gli aspetti qualitativi attinenti alla tutela ambientale e sociale (cfr. considerando 74, 92 e 93, 97, e art. 68 della Direttiva). La Direttiva, inoltre, riserva al legislatore nazionale la possibilità di prevedere che le amministrazioni aggiudicatrici non possano usare solo il prezzo come unico criterio di aggiudicazione ovvero che tale possibilità sia limitata a determinate categorie di amministrazioni aggiudicatrici o a determinati tipi di appalto. Prevede, altresì, all’art. 67 che “L’elemento relativo al costo può inoltre assumere la forma di un prezzo o costo fisso sulla base del quale gli operatori economici competeranno solo in base a criteri qualitativi”, ipotizzando, quindi, che il confronto competitivo avvenga soltanto sulla base degli elementi qualitativi avendo la stazione appaltante già fissato ex ante il corrispettivo per il servizio.

CRITERIO DEL PREZZO PIÙ BASSO. Il ricorso al criterio del prezzo più basso, precisano le nuove Linee guida, “è ammissibile solo per gli affidamenti di importo inferiore a centomila euro e in caso di semplicità e ripetitività delle prestazioni da svolgere. Si ritiene che le ragioni per il ricorso al criterio del prezzo più basso debbano comunque essere motivate nella lettera di invito. Nell’ipotesi di utilizzo del criterio del prezzo più basso, onde evitare che i risparmi conseguiti a seguito di forti ribassi sul prezzo possano avere ricadute negative, non soltanto sulla qualità dell’opera, ma principalmente sui profili della sicurezza, si suggerisce, comunque, l’applicazione dell’art. 124, comma 8, del Codice. Tale norma prevede la possibilità di inserire nei bandi o inviti l’esclusione automatica dalla gara delle offerte che presentano una percentuale di ribasso pari o superiore alla soglia di anomalia individuata ai sensi dell’art. 86 del Codice. Si rammenta, tuttavia, che questa facoltà non è esercitabile quando il numero delle offerte ammesse è inferiore a dieci; di conseguenza, qualora la stazione appaltante intenda utilizzare l’esclusione automatica deve invitare almeno dieci soggetti”.

Nel caso in cui si opti per il criterio del prezzo più basso, “l’offerta economica deve ovviamente contenere solo l’indicazione della percentuale di ribasso rispetto al prezzo globale a base di gara e non anche il ribasso sui tempi di esecuzione, in quanto questo elemento non è cumulabile con l’elemento prezzo”.

ago 19 2014

Con le mega-stampanti in 3D un futuro di case in fotocopia di Carlo Panizza

Nel 2011 il prestigioso settimanale britannico The Economist ha dedicato un lungo approfondimento alla tecnologia della stampa in 3D, definendo questi (allora) avveniristici devices un’invenzione il cui impatto sarà paragonabile a quello “della stampa a caratteri mobili di Guttemberg, o alla macchina a vapore di Watt o il transistor della storia recente”. Sembra un decennio fa, e invece, in meno di un lustro, grazie all’eccezionale rapidità dell’evoluzione di harware e software, la stampa in 3D da applicazione accademica è divenuta realtà, con il lancio sul mercato di prodotti ottimizzati per dimensioni, utilizzabilità e con un prezzo abbordabile.

Di stampanti 3D ne vengono lanciate in continuazione sul mercato, anche quello consumer, a prezzi che ormai si aggirano intorno ai 1.000 dollari. Nel primo trimestre 2014, secondo le stime della società d’analisi Canalys, sono state vendute a livello globale 26.800 stampanti 3D. Non si tratta forse di numeri comparabili a quelli della catena di montaggio della Ford T negli anni 30, ma sono pur sempre cifre ragguardevoli, visto che si tratta di un prodotto in commercio su larga scala da poco più di un anno, e che la maggior parte degli acquirenti proviene dal segmento business. Questi rappresentano il 54% del mercato, mentre il 46% delle stampanti 3D è stato comprato da utenti consumer, in crescita rispetto al 43% dell’intero 2013, grazie soprattutto all’aumentata offerta di modelli a prezzi competitivi.

 

Ad accrescere le potenzialità del 3D printing a scopo di produzione anche lo sviluppo dei materiali utilizzabili per la realizzazione degli stampati: inizialmente si potevano usare esclusivamente delle leghe di plastica, che venivano sovrapposte a strati da un braccio robot fino a comporre l’oggetto desiderato. Ora, oltre a leghe plastiche e polimeri, dagli ugelli delle stampanti 3D possono essere estrusi metalli, che siano stati ridotti in soluzione usabile dalle stampanti, così come gli ingredienti alimentari con cui i cake designer danno vita a dolci dalle architetture altrimenti impossibili, o ancora cemento per la realizzazione di immobili

 

La gara per realizzare la prima casa stampata in 3D, peraltro, è già in pieno svolgimento. A Shanghai Winsun New Materials promette di battere tutti in volata. La società cinese ha infatti già completato 10 strutture realizzate con le nuove tecniche di 3D printing che per ora saranno adibite a uffici. Non si tratta infatti di abitazioni di lusso, ma sono in realtà poco più che prefabbricati. Dalla loro hanno però la rapidità di realizzazione: fatte utilizzando quattro stampanti 3D larghe una decina di metri e alte sette, necessitano di 24 ore per essere ultimate, escluse ovviamente le finiture.

 

Intanto, ad Amsterdam, il cantiere per la realizzazione della 3D Print Canal House addirittura un’attrazione turistica: al costo di 2,5 euro, infatti, curiosi e visitatori possono comprare il biglietto per accedere al cantiere e vedere l’enorme stampante in funzione. Il progetto, partito a marzo 2013 con la realizzazione di un modellellino in scala 1 a 20 di una delle tipiche abitazioni che sorgono sulle rive dei canali della capitale dei Paesi Bassi, si è presto trasformato in un’iniziativa concreta grazie allo studio olandese Dus Architects. Questi hanno pensato a tutto, anche all’impatto ecologico di lavori e immobile: la tecnologia utilizzata prevede infatti l’utilizzo di una plastica ottenuta da olio di colza, riutilizzabile in caso di errore nella stampa. In pratica la “stampantona”, montata sull’area del cantiere e qui caricata e messa in funzione, realizza blocchi modulabili di circa 3 metri d’altezza, che vengono poi assemblati sulla base del progetto architettonico. Si tratta cioè di una tecnica non molto differente da quella seguita per i prefabbricati. Con la sostanziale differenza che le modalità di produzione dei blocchi tramite stampa in 3D, realizzati in loco e quindi senza necessità di organizzare trasporti eccezionali, consente un enorme risparmio di tempo e denaro. Con risultati, assicurano dallo studio d’architettura olandese, assolutamente comparabili alle tecniche tradizionali. La casa sul canale, che sarà composta da 13 stanze, la prima delle quali è pressoché già pronta è sarà perfettamente abitabile.

Se tale nuova modalità di costruzione dovesse prendere piede le implicazioni per il settore dell’edilizia sarebbero enormi, e nemmeno ancora tutte chiare o immaginabili. L’Italia, dove esistono norme urbanistiche e costruttive sono molto stringenti cui si sommano altre norme per la tutela del patrimonio artistico e paesaggistico, difficilmente potrà fare da apripista per l’applicazione sui larga scala di questa tecnologia. Senza contare la tradizionale remora al cambiamento e alle novità delle varie associazioni rappresentative dei diversi attori del settore. Ma la possibilità dio realizzare abitazioni stampate in 3D non dovrebbe essere scartata a priori anche nel Belpaese. Basti pensare il caso di calamità naturali, dei relativi soccorsi e lavori di immediato ripristino delle normali condizioni di vita: la maxi stampante potrebbe essere facilmente trasportata si luoghi dei disastri ed essere utilizzata per la rapida realizzazione di sistemazioni d’emergenza, con caratteristiche abitative più civili rispetto ai container.

ago 16 2014

INPS- Richiedere e attivare il PIN

Attraverso la procedura “PIN online” > “Richiedi PIN” del sito www.inps.it è possibile ottenere il PIN ordinario. L’utente registra i propri dati, tra cui telefono e mail. Si consiglia di inserire almeno due contatti (tra cellulare, mail e PEC) per poter utilizzare la procedura online di Ripristino in caso di smarrimento. La richiesta viene sottoposta a un processo automatico di verifica dell’indirizzo di residenza. Se l’indirizzo è validato, i primi otto caratteri vengono rilasciati via e-mail o Sms, mentre i restanti otto caratteri sono spediti all’indirizzo di residenza attraverso il servizio postale. Qualora l’indirizzo di residenza fornito risulti difforme da quello presente negli archivi Inps, il contact center chiamerà l’utente per chiarire la situazione in modo da sbloccare possibilmente l’invio del PIN. Continua

ago 16 2014

Statali e appalti: le novità del decreto sulla Pubblica amministrazione

bolizione del trattenimento in servizio, risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata e divieto di conferire incarichi dirigenziali a soggetti collocati in quiescenza.

 Sono alcune delle novità contenute nel Dl 90/14 – convertito in legge la scorsa settimana – per migliorare l’efficienza nella Pa e negli uffici giudiziari, innestandosi peraltro su altre novità degli ultimi anni (si veda a pagina 32). LEGGI

ago 13 2014

Affreschi del Quattrocento lasciati morire ad Assisi. Cianetti: ”Uno scempio”

Questo (nella foto) è uno dei pochissimi edifici di Assisi con la facciata affrescata. Lo sarà ancora per poco, tale e grave è lo stato di degrado dei dipinti risalenti alla metà del 1400.

Siamo in piazzetta Garibaldi, confraternita dei Disciplinati di San Francesco detta anche di san Leonardo.

Sulla destra “storie di Misericordia”, un ciclo eccezionale per tecnica – la terretta verde – e i contenuti poiché illustra le finalità della confraternita:ospitare pellegrini, dar da bere agli assetati, dar da mangiare agli affamati, visitare i carcerati, visitare gli infermi, vestire gli ignudi, seppellire i morti. Autore di questa come delle altre opere presenti nella facciate è il maestro folignate Pietro di Mazzaforte. Continua

ago 11 2014

l’8/8/2014 sono state pubblicate le nuove norme riguardanti la sicurezza sul lavoro nelle operazioni di montaggio e smontaggio dei palchi negli spettacoli musicali, cinematografici e teatrali e delle strutture allestitive nelle manifestazioni fieristiche.

Il Decreto emanato è quello previsto dall’art. 88 comma 2-bis del D. Lgs. n. 81/2008, così come introdotto dal Decreto del Fare n. 69/2013 convertito con la legge n. 98/2013, secondo il quale le disposizioni di cui al Titolo IV del D. Lgs. n. 81/2008 sui cantieri temporanei o mobili “si applicano agli spettacoli musicali, cinematografici e teatrali e alle manifestazioni fieristiche tenendo conto delle particolari esigenze connesse allo svolgimento delle relative attività, individuate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro della salute, sentita la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro”.

Nel testo del Decreto pubblicato l’8/8/2014 si riscontrano delle modifiche rispetto alla bozza già diffusa nello scorso febbraio 2014.

ago 11 2014

Prevenzione incendi- I Decreti 17 luglio 2014 e 18 luglio 2014 del Ministero dell’interno sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 173 del 28/07/2014.

Regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio delle attivita’ di aerostazioni con superficie coperta accessibile al pubblico superiore a 5.000 m².

Regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, la costruzione e l’esercizio degli interporti, con superficie superiore a 20.000 m², e alle relative attività affidatarie.  LEGGI1   LEGGI 2  

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