Categoria: edilbank

ott 29 2014

Dispositivi di ancoraggio: le regole, la scelta, l’uso, la manutenzione

La legislazione* e le norme tecniche non prevedono una classificazione degli ancoraggi** in base ai requisiti degli stessi ma vengono individuati “per tipologia”, in base alla destinazione d’uso (dispositivi di ancoraggio secondo la Uni En 795, punti di ancoraggio secondo le Uni En 516 o Uni En 517, ancoraggi per ponteggi secondo le circolari del Ministero del Lavoro 85/78, 44/90,132/91, ancoranti metallici/chimici per utilizzo su calcestruzzo secondo le Etag 001, altri ancoraggi diversi da quelli appena indicati). Continua

ott 25 2014

Perché in Italia sono stati aboliti i minimi tariffari?

Se c’è una domanda a cui tutti quanti vorremmo una risposta chiara e definitiva è: per quale motivo in Italia sono stati aboliti i minimi tariffari? Una risposta potrebbe essere ”perché è stato stabilito dal decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all’evasione fiscale”. Ma perché l’allora Ministro dell’Economia Pierluigi Bersani ha ritenuto necessario eliminare i minimi obbligatori?una delle risposte che ho più spesso ascoltato è ”per rispondere alle direttive comunitarie”. Alla mia domanda “quali direttive comunitarie?”, nessuno però sa cosa rispondere.

Diciamo la verità, non esiste nessuna direttiva comunitaria che obbliga gli stati membri dell’UE ad adottare provvedimenti normativi per l’eliminazione delle tariffe e la dimostrazione è data dallo Stato membro principale, la Germania che ha aggiornato il 28 aprile 2009 le tariffe obbligatorie per le prestazioni di ingegneri e architetti (Honorarordnung für Architekten und Ingenieure – HOAI) e son o tutt’ora valide.

Ho, quindi, interpellato il coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche Armando Zambrano chiedendo la motivazione che ha spinto l’Italia ad agire in tal senso. La sua laconica risposta è stata ”Perché in Germania sono più seri e ci tengono alla qualità della prestazione”. E guardando come stanno andando le cose, non posso che dargli pienamente ragione.

Se è vero che la crisi economica ha aggravato la situazione di qualsiasi attività, è assolutamente lapalissiano che alcune scelte dell’allora Governo Prodi, continuate fino a quello Monti, sono state demagogiche e penalizzanti per la libera professione. Ma ciò che lascia ancor più perplessi è come l’allora Governo Prodi restò in carica appena due anni (dal 17/05/2006 al 06/05/2008) per poi essere succeduto dal Governo Berlusconi IV (dal 08/05/2008 al 16/11/2011), il cui Ministro della Giustizia Angelino Alfano aveva sin da subito compreso (o forse lo aveva solo dichiarato…sic) la necessità di rivedere il pacchetto di liberalizzazioni approvato nel Governo precedente. Fatto sta che, per chi non lo ricordasse, il Governo Berlusconi IV rimase invischiato in un provvedimenti andati avanti a colpi di voti di fiducia risicati e arrivò al culmine nel novembre del 2011 quando fu rimpiazzato dal Governo tecnico di Mario Monti che sarà ricordato per aver portato a compimento l’opera di demonizzazione delle libere professioni cominciata con Bersani.

A questo punto, considerato che appare evidente come l’eliminazione delle tariffe abbia portato solo problematiche a raffica (vedi il problema degli appalti integrati) mi chiedo per quale motivo la Rete delle Professioni Tecniche, che tanto si sta impegnando per far riacquisire dignità ai professionisti italiani, non si concentri i propri sforzi su quello che potrebbe essere considerato il principio di tutti i mali?

A voi, sempre, l’ardua sentenza.

ott 22 2014

Pesanti accuse a Inarcassa da un suo delegato ed ex Presidente

Il delegato Inarcassa Marcello Conti, ha inviato alla redazione di lavori pubblici.it una lettera che riporto integralmente e che certamente merita la vostra attenzione, oltre che quella dei delegati nazionali e della Presidente Muratorio.

 ”Gentile Presidente Muratorio,

essendo prossima la conclusione di questo quinquennio, desidero puntualizzare alcuni aspetti della gestione che il Consiglio di Amministrazione da Te guidato ha svolto, con innegabili danni portati a Inarcassa ed ai suoi Associati, augurandomi che simili fatti non abbiano a ripetersi in futuro.

Per la verità quando ho lasciato la presidenza di Inarcassa sostenendo la Tua candidatura non pensavo che l’evoluzione, la cosiddetta “svolta” come definita nell’opuscolo celebrativo dei cinquant’anni, sarebbe stata tanto deleteria.

Una serie di fatti ha minato alla base un’attesa crescita del nostro Ente Previdenziale nell’interesse degli Associati.

“In primis” la pessima riforma del 2008 per la quale, non volendo guardare al futuro di Inarcassa, si è soltanto provveduto ad aumentare la contribuzione soggettiva aggravando una situazione già allora pesante per i nostri Colleghi.

Il suggerimento di esaminare la possibilità di introdurre il sistema contributivo, non certo come quello dell’INPS tanto voluto dai Governi che si sono succeduti nel tempo, è rimasto totalmente inascoltato, fino al rigetto delle mie proposte del 2010.

Salvo poi, in ossequio alla richiesta Fornero, frettolosamente imbastire una nuova riforma, introducendo l’assurdo sistema “contributivo – a ripartizione” in cui i contributi versati (il nervo del sistema contributivo) sono capitalizzati in base alla crescita del monte redditi dei Liberi Professionisti in un momento in cui notoriamente tali redditi sono in inarrestabile discesa. Né le previsioni dei Bilanci Tecnici da Voi gestite potevano, con il blocco del numero degli Associati, far prevedere qualcosa di meglio.

Poi la costituzione del fondo immobiliare Inarcassa RE, in mano naturalmente ad organismi esterni a Inarcassa, che non solo ha tolto ai Delegati, e quindi agli Associati, ogni minimo controllo sulla politica immobiliare di Inarcassa, ma ha comportato il conferimento del patrimonio immobiliare a prezzi irrisori, trasformandolo in semplici quote, ad un fondo che, a termine, dovrà essere liquidato completamente. Cioè fra meno di trenta anni Inarcassa non possiederà più immobili se continua questa scellerata politica.

Oggi avete sostenuto ed attuato, con significativo apporto di capitale, la costituzione di Arpinge, ulteriore mezzo per allontanare dai Delegati le scelte di politica degli investimenti, mentre avete fortemente osteggiato, a suo tempo, la proposta di aderire all’operazione “Social Housing” avanzata dalla Cassa Depositi e Prestiti. Sono comportamenti assolutamente antitetici, che si devono interpretare come una costante insofferenza per iniziative che sono proposte da organismi di cui non si detiene personalmente il pieno controllo.

Che dire della Fondazione Inarcassa, accettabile solo nell’ipotesi che vi facessero parte tutte le Organizzazioni rappresentative della professione di Ingegnere e Architetto. Ma Sindacati e Consigli Nazionali sono stati accuratamente tenuti fuori dalla porta, di modo che la Fondazione risulta oggi in pratica il gestore di una sola iniziativa inutile: Inarcommunity.

Su 165.000 Associati Inarcommunity, il social network creato a puri scopi elettorali, raccoglie non più di 7.000 iscritti, a dimostrazione della sua incapacità di risvegliare l’interesse dei Colleghi.

Abbiamo suggerito di abbandonare l’idea della Fondazione, e quindi di Inarcommunity, riversando tutte le risorse in un vero sostegno ai Professionisti. La proposta è stata bocciata.

Abbiamo evidenziato il chiaro conflitto d’interessi generato dall’appartenenza del legale rappresentante di Inarcassa a Consigli di Amministrazione, persino con la responsabilità di presiederli, di società di capitale di cui Inarcassa stessa è socio di minoranza. La nostra osservazione è stata del tutto trascurata, persino dal Collegio dei Revisori dei Conti, secondo il quale sarebbe sempre il Comitato dei Delegati a decidere il comportamento in assemblea del rappresentante di Inarcassa, puro esecutore. Evento mai verificatosi.

Siamo stati costretti a dare voto contrario ai bilanci di previsione ed ai conti consuntivi di Inarcassa per le errate ipotesi di base ed il mancato ottenimento dei risultati previsti. Una per tutte la gestione del patrimonio mobiliare. I rendimenti effettivi, cioè di quanto si è accresciuto il patrimonio al netto dei contributi e dei costi d’esercizio, non hanno mai superato il due e mezzo per cento, a fronte di un’entità gestita che ora raggiunge i sette miliardi di euro.

Ora, come chiaro “scoop” elettorale, si propone di capitalizzare i contributi versati al tasso composto del quattro e mezzo per cento. Ma se fossero state vere tutte le speculazioni dei bilanci tecnici e le proiezioni sulla sostenibilità a trenta e cinquanta anni, con un “debito latente” oscillante tra dieci e trenta miliardi, come si potrebbe oggi fare una simile proposta? Propendo per l’erroneità delle assunzioni di base dei bilanci tecnici e per il riconoscimento del fatto che il rendimento di un patrimonio di sette miliardi non può attestarsi all’uno e mezzo per cento, tasso minimo attualmente garantito. Quindi siamo ben lieti dell’attuale proposta, che approviamo incondizionatamente, certi che una diversa politica finanziaria di Inarcassa potrà dare i risultati attesi. Non senza denunciare l’inutilità e la dannosità delle riforme sin qui approvate su proposta del Consiglio di Amministrazione da Te presieduto.

In conclusione, esprimo tutto il mio disaccordo nei confronti del comportamento di un Consiglio di Amministrazione che in questi ultimi anni ha ingiustamente deteriorato i rapporti con il Comitato dei Delegati, unici rappresentanti degli Associati ad Inarcassa, e proposto ed attuato una gestione diametralmente opposta agli interessi degli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti che, per legge, sono i veri diretti interessati ad un sostenibile futuro di Inarcassa.

Quindi mi auguro che nuove forze, con diverse visioni, si apprestino a governare Inarcassa in futuro, nel solo ed esclusivo interesse degli Associati.

Saluti

Il Delegato Ingegneri di Udine

dr. ing. Marcello Conti”

ott 15 2014

Le responsabilita’ del direttore lavori libero professionista

Sempre più pressante è l’attenzione prestata dalla giurisprudenza alla posizione di garanzia del direttore dei lavori in tema di sicurezza del lavoro.

Vediamo il caso di un libero professionista

Nel caso ora esaminato (Cassazione penale sez. IV, 19 agosto 2014, n. 35970, Presidente Zecca – Estensore Dell’Utri – P.M. (Parz.conf.) Scardaccione – Ric. Consonni), un architetto libero professionista designato come direttore tecnico da una s.a.s. subappaltante fu condannato per il delitto di lesione personale colposa, in quanto “aveva consentito, o comunque non impedito, che il titolare della ditta subappaltatrice, impegnato nelle operazioni di getto del calcestruzzo per il completamento di un solaio di copertura in cemento armato prefabbricato, cadesse al suolo, provocandosi gravi lesioni personali, a causa del cedimento di detto solaio, cedimento dovuto all’inadeguatezza delle opere provvisionali di sostegno, collocate in assenza di uno specifico calcolo tale da garantire che le armature supportassero, oltre il peso delle strutture, anche quello delle persone e dei sovraccarichi eventuali, nonché le sollecitazioni dinamiche dovute all’esecuzione dei lavori.” Continua

ott 14 2014

Rete delle Professioni Tecniche (RPT): cos’è, chi rappresenta, da chi è finanziata? A cura di Gianluca Oreto – @lucaoreto

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Se dovessi scegliere una domanda che nell’ultimo periodo ha accomunato la quasi totalità delle professioni tecniche, non avrei alcun dubbio: cos’è la Rete delle Professioni Tecniche?

Da poco più di un anno, infatti, i professionisti dell’area tecnica hanno cominciato ad avere confidenza non solo con i comunicati dei propri Consigli Nazionali, ma anche quelli di un nuovo organismo che dovrebbe rappresentarli tutti sotto un unico ombrello: la Rete delle Professioni Tecniche (RTP). Al fine di chiarirci meglio le idee, abbiamo contattato direttamente il coordinatore della RTP, nonché Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri Ing. Armando Zambrano che, molto gentilmente, ci ha inviato una copia ufficiale dello Statuto (allegato all’articolo) e risposto ad alcune nostre domande.

 Riportiamo di seguito le nostre domande e le risposte dell’Ing. Zambrano.

 Da chi è formata la RTP?

“La Rete delle professioni tecniche (RPT), è stata costituita il 26 giugno 2013. Fanno parte della Rpt: il Consiglio Nazionale degli Ingegneri; il Consiglio Nazionale dei Geologi, il Collegio Nazionale dei Periti agrari e Periti agrari laureati; il Consiglio Nazionale dei Chimici; il Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali; il Consiglio nazionale Geometri e Geometri laureati; il Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali laureati e il Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori. La Rpt rappresenta, attualmente, oltre 600 mila professionisti tecnici”.

 

Chi elegge gli associati che rappresentano i Consigli Nazionali e Collegi in seno alla RTP?

“Non sono previsti meccanismi elettivi. L’assemblea della Rpt è, infatti, costituita per statuto dai presidenti dei rispettivi Consigli Nazionali e Collegi. Ogni presidente può delegare a rappresentarlo in assemblea un proprio consigliere nazionale”.

 

Chi ha autorizzato i Consigli Nazionali e Collegi a partecipare alla RTP?

“I Consigli nazionali e i Collegi, sono stati autorizzati a costituire e a prendere parte alla Rpt sulla base di proprie delibere consiliari”.

 

Quali sono gli obiettivi della RTP?

Le finalità della Rpt, come indicato nello statuto sono quelle di:

a) coordinare la presenza a livello istituzionale degli enti rappresentativi delle professioni tecniche e scientifiche, assicurando che essa sia adeguata al ruolo preminente di tali professioni nel contesto economico e sociale in cui operano;

b) promuovere e incentivare l’utilizzo delle conoscenze tecniche e scientifiche del settore nell’intero territorio nazionale, affinché le attività riconducibili alle professioni dell’area tecnica e scientifica siano coerenti con i principi dello sviluppo sostenibile e della bioeconomia;

c) promuovere l’integrazione delle professioni dell’area tecnica e scientifica nella società civile per rispondere sollecitamente a tutte le sue esigenze;

d) elaborare principi etici e deontologici comuni;

e) fornire consulenza e assistenza agli Associati;

f) promuovere politiche globali riguardanti le costruzioni, l’ambiente, il paesaggio, il territorio e le sue trasformazioni, le risorse e i beni naturali, i rischi, la sicurezza, l’agricoltura, l’alimentazione;

g) promuovere il coordinamento interprofessionale per la formazione di base e l’aggiornamento continuo, anche in relazione ai rapporti con il mondo accademico;

h) promuovere la regolazione ed autoregolamentazione delle competenze professionali anche mediante un tavolo permanente di concertazione e arbitrato;

i) rappresentare, per competenza, il settore delle professioni tecniche e scientifiche, nei limiti dello Statuto, nei confronti delle istituzioni e amministrazioni, delle organizzazioni economiche, politiche, sindacali e sociali, incluse le associazioni di categoria relative a professioni non appartenenti all’area tecnica scientifica;

j) organizzare conferenze professionali, simposi e ogni altro evento utile a promuovere e diffondere le conoscenze tecniche e scientifiche dei diversi settori di competenza;

k) creare le condizioni per il reciproco sostegno e la proficua collaborazione tra le professioni dell’area tecnica e scientifica e tra queste e il mondo della ricerca scientifica e tecnologica, anche attraverso il coordinamento dei Centri studi e commissioni ad hoc per tematiche di interesse comune, ed eventualmente con la costituzione di un Centro Studi comune;

l) promuovere, anche a livello legislativo, l’innovazione della normativa del settore”.

 

Chi finanzia il rimborso delle spese sostenute per lo svolgimento dell’incarico?

“Il Regolamento, che dovrà disciplinare le modalità di rimborso delle spese sostenute per lo svolgimento dell’incarico, non è stato ancora emanato. Tuttavia, in attesa dell’emanazione del regolamento, l’assemblea della Rpt ha deliberato che il rimborso delle spese sia, per ciascun componente dell’Assemblea, a totale carico dei rispettivi Consigli nazionali”.

 

Com’è possibile controllare l’operato della RTP?

“I singoli presidenti relazionano, sull’operato della Rpt, ognuno ai rispettivi Consigli i quali esercitano così la funzione di controllo”.

 

A che punto sono i lavori per la realizzazione di un sito web istituzionale?

“Il sito web, raggiungibile al seguente indirizzo www.reteprofessionitecniche.it, sta per essere ultimato. La struttura del sito è pronta e ogni singolo consiglio nazionale o collegio sta provvedendo a caricarne i rispettivi contenuti di competenza. A partire dal 1 novembre 2014 verrà poi aperta la sede della Rete, in Via Barberini 68 int.7 a Roma”.

 

Dopo aver letto, statuto e risposte del numero uno della RTP, mi piacerebbe ricevere l’ultimo bilancio della RTP, sapere quali sono le indennità per tutte le cariche, ma soprattutto capire per quale motivo, in un momento particolare come questo e, perché no, anche per dare un segnale ai 600.000 mila professionisti rappresentati, non si è deciso di utilizzare a rotazione una delle sedi dei Consigli Nazionali associati piuttosto che aprirne una nuova che (naturalmente) comporterà dei costi che, è utile ricordare, sono coperti da tutti gli iscritti agli ordini. Ho già inviato queste ultime domande all’Ing. Zambrano e attendo le sue risposte.

 A cura di Gianluca Oreto – @lucaoreto

ott 08 2014

La responsabilità del professionista. Esaminiamo le "obbligazioni di mezzi" ovvero obblighi e responsabilità di consulenti o professionisti che forniscono un’opera intellettuale. Cristina Liberti

Il carattere principale dell’obbligazione del professionista consiste nel porre in essere una attività strumentale al perseguimento dell’interesse del creditore – cliente. Rispetto a tale contenuto l’attenzione della dottrina e della giurisprudenza si è concentrata su quella particolare categoria di obbligazioni che è convenzionalmente definita come “obbligazioni di mezzi” e che si suole contrapporre alla diversa categoria individuata nelle “obbligazioni di risultato“.

=> Consulenti in azienda: nessuna responsabilità fiscale

Obbligazioni di mezzo

La differenza sostanziale tra le due tipologie di obbligazioni in oggetto va inquadrata nel fatto che quando si chiede ad un professionista di prestare le proprie capacità professionali per la tutela di un interesse, non si può pretendere, a differenza di quanto accade nelle obbligazioni di risultato, che questi raggiunga il risultato e quindi soddisfi le speranze del cliente, ma si potrà solo pretendere che egli adotti quella diligenza che la fattispecie richiede usando tutto il suo bagaglio di esperienze e cognizioni, onde tentare di risolvere al meglio il problema; pertanto, la prestazione del professionista rientra nell’ambito dell’obbligazione di mezzi. Infatti l’opera prestata da quest’ultimo, essendo relativa solo a prestazioni intellettuali attraverso il mezzo del sapere, non può essere mirata al raggiungimento di uno scopo come risultato, ma solo al tentativo di raggiungerlo, essendo questo in ogni caso influenzato da elementi esterni molte volte imponderabili. La Corte di Cassazione (Cass. Civile, sez. II, 08.08.2000, n. 10431) ha sottolineato che:

«le obbligazioni inerenti all’esercizio di un’attività professionale sono, di regola, obbligazioni di mezzo e non di risultato, in quanto il professionista assumendo l’incarico si impegna a prestare la propria opera per raggiungere il risultato desiderato, ma non a conseguirlo».

=> Assicurazione professionale: quando scatta l’obbligo

Ne deriva che l’inadempimento del professionista non può essere desunto dal mancato raggiungimento del risultato utile avuto di mira dal cliente, ma deve essere valutato alla stregua dei doveri inerenti lo svolgimento dell’attività professionale ed in particolare al dovere di diligenza per il quale trova applicazione, in luogo del criterio tradizionale della diligenza del “buon padre di famiglia”, il parametro della diligenza professionale fissato dall’art. 1176 secondo comma c.c., il quale deve essere commisurato alla natura dell’attività esercitata.

La diligenza che il professionista deve impiegare nello svolgimento della sua attività è quella media, ovvero la diligenza posta nell’esercizio della propria attività da un professionista di preparazione professionale e di attenzione medie. Questo, a meno che la prestazione professionale da eseguire in concreto non involga la soluzione di problemi tecnici di particolare difficoltà, nel qual caso la responsabilità del professionista è attenuta configurandosi, secondo l’espresso disposto dell’art. 2236 c.c., solo nel caso di dolo o colpa grave.

Colpa grave

La nozione di colpa grave in campo professionale comprende:

gli errori che non sono scusabili per la loro grossolanità;

le ignoranze incompatibili con il grado di addestramento o di preparazione che una data professione richiede oche la reputazione del professionista da motivo di ritenere esistenti;

la temerarietà sperimentale ed ogni altra imprudenza che dimostri superficialità e disinteresse per i beni primari che il cliente affida alle cure del prestatore d’opera intellettuale.

ott 04 2014

Concorso notarile 2014: bando, requisiti, prove d’esame e termini di inoltro domanda

Martedì 30 settembre 2014 è stato inserito in Gazzetta Ufficiale il bando relativo al concorso notarile 2014 finalizzato all’assunzione di 300 figure nel profilo di notaio; stando a quanto riferito dal bando, chiunque si trovi in possesso dei requisiti richiesti è tenuto ad inviare la domanda di partecipazione allo stesso concorso notarile 2014 entro e non oltre la data del 29 ottobre prossimo, pena l’esclusione dalla procedura concorsuale. Il bando, visualizzabile attivando… Continua

set 29 2014

Una gestione separata per Inarcassa, lettera al Ministero del Lavoro

L’Inarcassa scrive al Ministero del Lavoro per istituire una Gestione separata al suo interno. L’idea è assorbire le contribuzioni di 36mila architetti e ingegneri costretti a versare contributi per attività libero professionali alla Gestione separata INPS, in quanto contemporaneamente sono titolari di contratti di lavoro subordinato.

La lettera

«Circa 36.000 architetti ed ingegneri, iscritti ai rispettivi Albi professionali, che sono titolari di contratti di lavoro subordinato, esercitano anche la libera professione e per tale attività sono iscritti alla Gestione Separata INPS».

«Tali soggetti, in virtù delle norme e della disciplina statutaria e regolamentare di Inarcassa vigenti, non soddisfano, infatti, i requisiti di iscrivibilità ad Inarcassa, poiché in ragione del rapporto di lavoro subordinato in essere sono “iscritti ad altre forme di previdenza obbligatorie”».

«È, quindi, emersa l’esigenza di valutare la possibilità che Inarcassa provveda ai compiti di previdenza ed assistenza anche a favore di tale categoria di ingegneri ed architetti, tramite l’istituzione di una apposita Gestione separata presso Inarcassa, riservata agli ingegneri ed architetti che esercitano la libera professione, in via non esclusiva, in quanto titolari di un rapporto di lavoro subordinato».

«Gli scriventi, prima di procedere agli atti propedeutici, chiedono ai Ministeri in indirizzo di indicare la disciplina applicabile alla eventuale costituenda Gestione in parola, gli obblighi gravanti sugli iscritti, con particolare riferimento alla aliquota contributiva applicabile, e le prestazioni previdenziali e le tutele assistenziali ai medesimi erogabili».

set 27 2014

Gli Ordini professionali

NON sono dei sindacati di categoria

set 27 2014

Dissesto idrogeologico, continua l’appello di Ance, Architetti, Geologi e Legambiente

A cura di Ilenia Cicirello

E’ partita lo scorso 6 febbraio e da lì non si è più fermata. Sto parlando di #DissestoItalia, la prima grande inchiesta multimediale frutto della rete creata da costruttori, professionisti e ambientalisti e realizzata dai giornalisti di Next New Media per denunciare le cause e le dimensioni del dissesto idrogeologico in Italia ma soprattutto per proporre soluzioni concrete e condivise.

 Il nuovo appello è stato lanciato ieri con un nuovo comunicato in cui si richiede maggiore coraggio da parte del Governo con una politica che realmente intervenga su una situazione ormai stagnata da anni. “Il Piano di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico deve partire subito e devono essere spese in tempi brevi le risorse che da anni sono bloccate”.

 

“Bene ha fatto il Governo, sin dal suo insediamento, a riaccendere l’attenzione su questo tema e ci auguriamo che l’unità di missione, coordinata da D’Angelis, riesca ad attuare una concreta azione di mitigazione del rischio su tutto il territorio nazionale, mettendo in campo subito i 2,5 miliardi di euro chiusi nei cassetti della pubblica amministrazione”.

 

Il reperimento delle risorse è un punto fondamentale ma è anche importante mettere in atto un’efficace politica di prevenzione e difesa del suolo, che non si limiti a interventi puntuali di messa in sicurezza ma che ragioni a scala di bacino idrografico puntando alla riqualificazione e alla rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e del territorio. Territorio diventato oggi sempre più vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici anche a causa di una cattiva gestione e di un’intensa urbanizzazione molto spesso abusiva che ha coinvolto anche le aree a maggior rischio, come hanno dimostrato anche i tragici eventi di questi giorni. La cabina di regia nazionale dovrà quindi garantire che gli interventi siano ispirati a un modello di efficacia ambientale ed economica e trasparenza delle procedure.

 

Ance, Architetti, Geologi e Legambiente ricordano, inoltre, che due mesi fa “abbiamo consegnato a Palazzo Chigi direttamente nelle mani del Sottosegretario Delrio una petizione popolare che continua a raccogliere migliaia di firme, ma l’autunno è alle porte e i cantieri della manutenzione non sono ancora partiti”.

 

“La rete di società civile, professionisti e costruttori è pronta per fare la propria parte, ma la risposta dello Stato deve essere adeguata alla drammaticità degli eventi: non possiamo più permetterci ulteriori attese né risorse col contagocce. C’è bisogno di un’assegnazione di fondi che sia strutturale e continuata e un’esclusione di questi interventi dal patto di stabilità”.

 Servirà a qualcosa questo nuovo appello?francamente visti i precedenti il dubbio lacera i miei pensieri anche se la speranza è rimane viva nel mio cuore.

set 25 2014

Nuovo attacco agli ordini professionali. La replica della Rete delle Professioni Tecniche

Con un editoriale pubblicato sul Corrieredella Sera lunedì 15 settembre 2014, il prof. Ernesto Galli della Loggia ha annoverato la regolamentazione delle professioni ordinistiche e “la chiusura corporativa degli ordini professionali” tra gli obiettivi e gli ostacoli che si frappongono al disegno riformatore avviato dal Governo del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.Ieri è arrivata la replica della Rete delle Professioni Tecniche attraverso una lettera firmata dal Coordinatore Armando Zambrano. “Il prof. della Loggia – scrive Zambrano – dimentica che le professioni ordinistiche sono state già oggetto, negli anni 2011-2012, di un radicale intervento riformatore. Questo ha comportato la definitiva abrogazione delle tariffe; l’introduzione dell’obbligo dell’aggiornamento professionale continuo e dell’assicurazione professionale; l’obbligo della definizione di un preventivo di massima, propedeutico all’avvio dell’esecuzione della prestazione; la liberalizzazione della pubblicità informativa; la terzietà degli organismi disciplinari attraverso la loro separazione dagli organismi amministrativi elettivi degli Ordini e Collegi. A ciò si aggiunga l’assenza di limiti all’accesso (presenti solo per la professione di notaio), un sistema elettorale fondato sulle preferenze e l’incandidabilità dopo due mandati, un sistema previdenziale totalmente autofinanziato che garantisce un sostenibilità a 50 anni”.

ITALIA ALL’AVANGUARDIA NELLE REGOLE PER LE PROFESSIONI. “Gli ultimi interventi riformatori – prosegue Zambrano – pongono l’Italia all’avanguardia, nel panorama europeo e mondiale, per la regolamentazione delle professioni. Interventi che hanno comportato costi e oneri aggiuntivi non indifferenti in capo ai professionisti (soprattutto per quanto concerne aggiornamento continuo e polizza professionale), in un contesto che vede i redditi professionali in drammatica contrazione”.

ATTESO IL COMPLETAMENTO DEL DISEGNO RIFORMATORE CON L’EMANAZIONE DEL TESTO UNICO. Il Coordinatore della RPT sottolinea come “i professionisti, in particolare quelli tecnici, non solo non si sono frapposti né hanno fatto barricate contro la loro introduzione, ma attendono da tempo il completamento del disegno riformatore con l’emanazione del Testo Unico che deve raccogliere le disposizioni aventi forza di legge non abrogate, nonché la modifica delle disposizioni che regolano la costituzione delle Società tra Professionisti (STP). La possibilità di organizzare la propria attività in forma societaria è, infatti, imprescindibile per poter operare in un mercato dei servizi professionali sempre più affollato e competitivo”.

COINVOLGERE I PROFESSIONISTI NELLA PROGRAMMAZIONE E PROGETTAZIONE DEGLI INTERVENTI FINANZIATI CON FONDI UE. Zambrano, inoltre, ricorda come i professionisti italiani attendono che – come già accade in Europa – Parlamento, Governo ed Enti locali li coinvolgano, ad esempio, nelle attività di programmazione e progettazione degli interventi finanziati con i fondi europei. Garantendo ad essi una “parità di trattamento”, rispetto agli altri operatori economici e ascoltandoli, quando, come ha fatto la Rete delle Professioni Tecniche, elaborano proposte di semplificazione incentrate sul principio di sussidiarietà.

“Un cambiamento di approccio – conclude Zambrano – che sarebbe reso più agevole se anche i media guardassero agli Ordini professionali alla luce dei profondi rivolgimenti che hanno interessato questo importante comparto dell’economia nazionale negli ultimi anni”.

set 21 2014

Nel 2014 il Comune punta “solo” a 3 milioni dalle multe. ORA SIETE AVVERTITI

Oltre tre milioni di euro. Tre milioni cinquecentoquaranta, per la precisione. È la cifra che l’amministrazione comunale conta di mettere a bilancio, per l’anno 2014, alla voce relativa ai proventi delle sanzioni amministrative legate a violazioni del Codice della strada.

In base ai conti fatti a palazzo Spada, meno di un quarto del totale del denaro incamerato, 750 mila euro, dovrebbero derivare infatti da violazioni dei limiti di velocità accertati dalla municipale attraverso l’uso degli autovelox, i restanti 2.790.000 dalle altre violazioni del Codice. VEDI

set 18 2014

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set 17 2014

Presente e Futuro degli Ingegneri al Congresso Nazionale

Il presente non è certo dei più rosei, il futuro non ha ancora basi solide ma la speranza è l’ultima a morire e al consueto Congresso Nazionale degli Ingegneri, tenutosi quest’anno a Caserta dal 10 al 12 settembre 2014, si è parlato di presente e di futuro riconoscendo che fino ad oggi le aspettative del mondo ingegneristico (e qui mi sento allargare la platea) sono state completamente deluse. “Noi ingegneri crediamo ancora fortemente nel nostro Paese conoscendone bene le potenzialità, la qualità dei suoi abitanti, l’attrattività del suo territorio e delle sue risorse culturali uniche al mondo, ma, permettetemi, anche la qualità e competenza dei suoi professionisti, ancora di più oggi dopo la riforma. Ma purtroppo conosciamo del Paese anche i difetti: individualismo, un sistema politico e amministrativo bloccato, un’amministrazione pubblica frenata da tanti enti spesso in conflitto tra loro, una burocrazia invadente ed autoreferenziale, un apparato produttivo debole, una giustizia lenta ed inefficiente”. Riprendo questo passo tratto della Relazione di apertura del Presidente Armando Zambrano, è possibile rilevare come le aspettative degli Ingegneri restano immutate anche a fronte di una considerazione prossima allo zero di chi Governa il Paese.

 

Pur rilevando, infatti, la maggiore attenzione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e più in generale dei consigli nazionali delle professioni tecniche verso la politica e l’attività legislativa, è, purtroppo, lapalissiano che non si è riusciti a scalfire il sistema con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

 

Interessante è la parte della relazione introduttiva di Zambrano in cui afferma “Solo in Italia, i professionisti hanno gli obblighi che riassumo molto rapidamente, anche a dimostrazione di come siamo ormai molto più avanti sui temi dell’efficienza e della concorrenza rispetto ad altre categorie di lavoratori, sia imprenditori sia autonomi sia dipendenti”. E qui elenca:

la formazione continua;

l’assicurazione professionale;

la libertà di fare pubblicità dei propri studi professionali;

l’obbligo di formalizzare, prima dell’incarico, il preventivo delle attività da svolgere.

 

Entrando nel dettaglio, è possibile però evidenziare alcune problematiche non trattate nel corso delle giornate a Caserta ma che meriterebbero maggiore attenzione.

 

Formazione continua

Non volendo entrare nel merito della piattaforma informativa e delle procedure di certificazione delle società di formazione messe a punto dal CNI, appare evidente come la formazione continua non può essere sinonimo di qualità. Il regolamento degli Ingegneri prevede che per esercitare la professione l’iscritto all’albo deve essere in possesso di un minimo di 30 CFP e che al termine di ogni anno solare vengono detratti 30 CFP dal totale posseduto. Gli ingegneri sono quindi obbligati a frequentare corsi che gli consentano di ottenere il monte premi di 30 CFP ogni anno. Fin qui sembrerebbe tutto OK, purtroppo però è necessario capire che nella maggior parte dei casi un ingegnere (ad esempio) strutturista non troverà mai ogni anno corsi che gli interessano e sarà costretto a frequentare (e quindi perdere tempo) corsi che interessano la sua sfera professionale solo per ottemperare all’obbligo della formazione continua. E’ vero che la psicotica attività legislativa del nostro Paese impone ritmi serrati all’aggiornamento, ma è pur vero che nelle professioni tecniche generalmente la qualità e la formazione pagano sempre e un professionista scarso e poco aggiornato non ha vita facile nel mercato. Perché, dunque, non lasciare (come prima) l’incombenza dell’aggiornamento alla professionalità e capacità del tecnico?

 

Assicurazione professionale

Qui non voglio dilungarmi troppo perché ritengo sia corretto che un professionista di qualsiasi sfera stipuli un assicurazione, ma la domanda che mi pongo è: in cosa l’assicurazione rende più efficiente il professionista?

 Libertà di fare pubblicità dei propri studi professionali

Anche su questo punto c’è poco da dire se non che questa libertà unita all’incertezza di una parcella non più legata a dei minimi tariffari hanno creato un effetto distorsivo nel mercato causando un notevole danno alla professione. Oggi è possibile comprare molte prestazioni professionali direttamente su siti quali Groupon o sui social network. Il mercato ha, infatti, indirizzato i professionisti non più a curare le sfaccettature della propria attività (come l’aggiornamento) ma a cercare nuove tecniche di marketing per trovare nuovi clienti. Personalmente ritengo triste vedere come ci siano molti ingegneri che guardano a sé stessi come un brand e non più come professionisti.

 

Obbligo di formalizzare, prima dell’incarico, il preventivo delle attività da svolgere

Qui credo si sia perso troppo tempo. Un preventivo e una lettera d’incarico sono, infatti, fondamentali per tutelare il professionista.

 

Su alcuni di questi obblighi il presidente Zambrano ha affermato “La temuta diaspora degli ingegneri dopo l’introduzione dell’obbligo della copertura assicurativa e dell’aggiornamento della competenza professionale appare per il momento scongiurata”. Su questa affermazione mi piacerebbe che il Centro Studi degli Ingegneri facesse una ricerca sulla situazione economica degli Ordini professionali rilevando non solo gli iscritti ma anche e soprattutto la situazione debitoria degli ingegneri italiani ovvero quanti iscritti all’ordine pagano realmente la quota associativa annua?.

A cura di Ilenia Cicirello

set 11 2014

VIGILI DEL FUOCO TERNI, L’ING. MARIANTONI NUOVO COMANDANTE

Si è tenuta la conferenza che ha segnato, in via ufficiosa, il passaggio di consegne del ruolo di Comandante Provinciale dei vigili del fuoco di Terni, dalle mani dell’Ing. Michele Zappia a quelle dell’Ing. Paolo Mariantoni.

Il nuovo Comandante, l’Ing. Mariantoni, non è nuovo alla città di Terni: ” A Terni sono arrivato nel ’99 e sono andato via nel 2010, quindi “solo” undici anni ho fatto in questa città. Qui ho svolto tranquillamente quasi tutta la mia carriera, con una “pausa” di tre anni dove ho lavorato al ministero. Oggi sono pronto a indossare nuovamente l’uniforme da vigile del fuoco, per me è l’inizio di una nuova sfida come rappresentante di questi uomini, che voi conoscete bene, e spero di raggiungere insieme a loro traguardi importanti”. Continua

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