Categoria: edilbank

nov 20 2014

I periti industriali scelgono la laurea

Periti industriali solo laureati. Con questa decisione si è chiuso sabato a Roma il congresso straordinario di categoria organizzato da Consiglio nazionale e Cassa di previdenza. Dopo tre giorni di dibattito e un percorso di discussione organizzato in tutta Italia in 13 incontri da Maggio ad Ottobre, che alla fine ha portato 619 delegati al Congresso, l’85% di loro non ha avuto dubbi: porre il titolo di laurea come requisito indispensabile per accedere all’albo. Continua

nov 18 2014

I professionisti: «Le norme non ci contemplano»

In Italia (dati Istat) ci sono 5 milioni e mezzo di lavoratori autonomi. Quasi un quinto (877mila) in Lombardia.

Quelli che svolgono attività professionali – al netto di artigiani e commercianti – sono, in tutto il Paese, 1 milione 286mila persone.

E quasi il 10 per cento di loro (oltre 126mila persone) lo fa a Milano.

Sono architetti, informatici, webmaster, pubblicitari, designer, traduttori, formatori, consulenti nel marketing e nella comunicazione.

Eppure venerdì non c’erano, in piazza Duomo, davanti al palco di Susanna Camusso e Maurizio Landini. Anche se in fatto di tutele per i lavoratori un po’ di cose da dire le avrebbero. Perché è complicato trasformare un terreno, anche se fertile, in un orto che produce frutti, senza gli strumenti adatti.

«Mobilitare i professionisti autonomi non è facile: non hanno luoghi di aggregazione come le fabbriche, al massimo ci sono i coworking.

E non hanno una tradizione in questo senso: sono cani sciolti», spiega Anna Soru, presidente di Acta, l’associazione dei consulenti del terziario avanzato, l’unica realtà in Italia che tiene insieme questo variegato mondo.

Difficile riunirli persino in un convegno, figuriamoci in una piazza: «L’autonomo se quel giorno ha una consegna non viene e basta».

Della piazza di venerdì condividono una cosa: la protesta contro il lavoro gratis, a cominciare dai discussi volontari di Expo contro cui in molti puntano il dito: di fatto si tratta di 35 ore a settimana in cambio di una non meglio precisata «indennità di partecipazione», non certo una retribuzione.

Ma sul Jobs Atc i temi dei professionisti autonomi solo altri rispetto all’eterno dibattito sull’articolo 18. Da quel complesso di norme «gli autonomi non sono contemplati – spiega Soru – né dal punto di vista della maternità, né per quanto riguarda la disoccupazione.

Mentre in altri Paesi europei come in Gran Bretagna o Francia un paracadute anche per chi non è un dipendente è previsto». Stesso discorso per la malattia: «un tempo gli autonomi erano pagati di più, così riuscivano ad assicurarsi in proprio una protezione, oggi che il trend dei redditi è di forte compressione la possibilità di accesso a un’assicurazione privata è molto più limitata». E il punto, precisa la presidente, non è essere pagati anche quando non si lavora perché si ha un raffreddore, ma il dramma di dover far fronte a malattie gravi, come un tumore. Chi affronta patologie così invasive «dovrebbe pensare a guarire, non è possibile che debba continuare a lavorare per poter sostenere le spese delle cure».

Gli autonomi non contestano solo il Jobs Atc. Nonostante i proclami in senso contrario, il famoso bonus degli 80 euro alla fine a loro non è stato esteso. Nella legge di stabilità ci sono 800 milioni destinati alle partite Iva, «peccato che il 60% serva a ridurre il minimo contributivo per artigiani e commercianti», fa notare Soru.

Per gli autonomi, invece, i contributi aumentano: da gennaio verseranno il 28,72%, aliquota destinata a salire fino al 33,72 entro il 2019. «Dalle audizioni alla Camera dicono che non ci sono fondi», racconta.

Del resto per un’associazione che aggrega mondi eterogenei è un po’ più difficile alzare la voce.

 Twitter @giulianadevivo

nov 17 2014

UN PROFESSIONISTA UMBRO, SE VUOLE

ESSERE AGGIORNATO, LEGGE EDILBANK

nov 17 2014

D. LGS. 81/08 – MODIFICHE AL TESTO UNICO SICUREZZA (LEGGE N. 161 DEL 30 OTTOBRE 2014 (LEGGE EUROPEA 2013-BIS).

Si riportano di seguito le Modifiche introdotte al Testo Unico dall’art. n. 13 della Legge n. 161 del 30 Ottobre 2014: …

Le modifiche

nov 16 2014

Lavoro in Umbria, Smacchi: «Ecco le opportunità per giovani e imprese con tirocini pagati e incentivi»

«Per chi ha meno di 30 anni 300 euro al mese per 25 ore settimanali, 6 mila euro all’azienda che assume». Tutte le misure

Lavoro in Umbria, Smacchi: «Ecco le opportunità per giovani e imprese con tirocini pagati e incentivi»

«Il Piano del lavoro messo in atto dalle Regione Umbria è un impegno concreto per sostenere le difficoltà dei giovani in cerca di occupazione». È quanto sostiene il consigliere regionale Andrea Smacchi (Pd) che esprime la propria soddisfazione per il «piano regionale del lavoro 2014-15 messo in atto dalla Regione per contrastare la difficile situazione lavorativa dell’Umbria». Continua

nov 14 2014

La formazione professionale e i mercanti del Tempio. Intervista ai vertici dell’Ordine degli Ingegneri di Roma.

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La formazione professionale continua per l’ingegnere è ormai una realtà … ma tra gli ingegneri (e i tecnici in generale) sorgono spesso dibattiti circa il “mercimonio” dei CFP. Le offerte sono tante e non tutte trasparenti.

Chi ci segue da qualche tempo sa che il tema della “qualità” nella formazione tecnica è uno dei nostri pallini, ben consapevoli che nei settori dell’ingegneria e dell’architettura non ci si può improvvisare formatori.

È stato questo uno degli argomenti che abbiamo affrontato con i vertici dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma che, con i suoi 20.000 iscritti è il più numeroso in Italia.

cappiello casalboni La formazione professionale e i mercanti del Tempio. Intervista ai vertici dell’Ordine degli Ingegneri di Roma

I vertici dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma. A sinistra il presidente, Carla Cappiello; a destra il vice presidente, Manuel Casalboni

Gli ingegneri Carla Cappiello e Manuel Casalboni, rispettivamente presidente e vice presidente dell’Ordine, hanno risposto alle nostre domande sul tema della formazione professionale, ma pure su quello dell’evoluzione del mestiere di ingegnere e sull’internazionalizzazione sempre più spinta.

Mauro Ferrarini. Insomma, presidente Cappiello, per un ingegnere è difficile orientarsi nella giungla delle offerte formative, tra le quali si nascondono delle vere e proprie “fregature” o, in altri casi, solo dei “produttori di CFP” …

Carla Cappiello. La formazione continua è un dovere di legge e pertanto una realtà. Gli ingegneri, a mio parere, al di là dell’obbligatorietà normativa, devono sempre rinnovare le proprie conoscenze. Chi ha numerosi anni di esperienza professionale in settori “tradizionali”, come l’edile, ha bisogno di aggiornarsi sulle nuove branche in espansione, quali quelle digitali o dell’energie rinnovabili. Così chi è un neo laureato o con pochi anni di attività ha necessità di approfondire meglio alcune tematiche, non spesso trattate dal corso di studi, ma utili da punto di vista pratico.

La formazione, poiché ha il compito di fornire contenuti adeguati, oltre al “mero” credito formativo, deve essere di assoluta qualità.

Mauro Ferrarini. Su questo siamo d’accordo. Ma come si muove il vostro Ordine per garantire questa qualità ai propri iscritti?

Carla Cappiello. Stiamo cercando di internalizzare al massimo l’organizzazione dei corsi e li offriamo, quasi sempre, a titolo totalmente gratuito, come è giusto che sia. I partner formativi sono istituzioni di alto livello, quali università o importanti enti. I corsi sono modulati in base alle esigenze reali degli ingegneri. Il Consiglio dell’Ordine ne studia attentamente la struttura e l’impatto reale sul mondo professionale.

Noi, invitiamo tutti gli ingegneri, a diffidare da chi non è realmente accreditato presso le dovute istituzioni e che fa della formazione un mercato e un “mercimonio”di CFP.

Ordini professionali: che aiuto per gli iscritti?

Mauro Ferrarini. Il nuovo consiglio è insediato da più di un anno. Ci traccia un bilancio dell’attività svolta in questo periodo?

Carla Cappiello. Sono trascorsi circa 20 mesi dall’insediamento del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma. Sin dall’inizio abbiamo lavorato, e continuiamo a farlo, per essere un punto di riferimento per gli iscritti. I segni dell’impegno profuso sono molteplici.

L’obiettivo principale è quello di rendere l’Ordine romano, il più grande d’Italia con i suoi 20 mila iscritti, una struttura moderna ed efficiente, dove gli ingegneri trovino risposte concrete in breve tempo alle proprie esigenze. Da poco “abbiamo traslocato” la sede in un edificio sempre centrale, ma molto più grande, per rendere più agevole la fruizione dei servizi. Dobbiamo, infatti, puntare alla snellezza e alla semplificazione delle procedure.

Vogliamo che l’Ordine sia il luogo dove, attraverso il dialogo, nasca lo scambio di idee e progetti.

Mauro Ferrarini. Tutto molto bello, ma in concreto come fate a tradurre in realtà tutto ciò?

Carla Cappiello. Per far ciò eroghiamo mensilmente centinaia di ore di formazione di alta qualità e completamente gratuita, che permette agli iscritti sia di aggiornare le proprie competenze, come voluto dalla legge (DPR 137/2012), ma anche di fare “networking”. La riqualificazione continua, soprattutto in tempo di crisi, permette di mantenersi sul mercato, oggi purtroppo troppo chiuso a giovani e a “over 50”.

Desideriamo dare un ruolo centrale alla figura dell’ingegnere, valorizzando le eccellenze presenti sul nostro territorio.

Sstiamo cambiando il modo di comunicare, aumentando la visibilità delle attività che svolgiamo e dei temi di interesse. Lavoriamo a che l’Ordine sia più presente presso Istituzioni e associazioni di categoria. Pian piano ci stiamo riuscendo, sedendoci ad alcuni tavoli decisionali.

Mauro Ferrarini. Per esempio?

Carla Cappiello. L’ultimo “successo” è l’aver contribuito attivamente alla formulazione del nuovo “Piano casa” della Regione Lazio, approvato da pochi giorni, che contrasta con norme semplici e chiare il consumo del suolo sostenendo le persone con un reddito basso ad ottenere un’abitazione a condizioni favorevoli. Un grande risultato in un periodo di crisi economica che penalizza sia le famiglie che il settore edilizio.

Ingegnere: una professione che cambia

Mauro Ferrarini. La professione dell’ingegnere sta cambiando in tutto il mondo, andando verso la concentrazione di “saperi” iper-specializzati in società di grandi dimensioni. Il libero professionista singolo è una figura che sta diventando sempre più caratteristica dell’Italia. Ma quanto potrà durare?

Manuel Casalboni. Sono sempre più consapevole che oggi a un ingegnere è richiesto di eseguire un compito non facile: l’essere un’interfaccia tra la componete “tecnologica “ e quella “socio organizzativa” nelle istituzioni, nelle imprese e nella collettività.

Viviamo in organizzazioni molto strutturate. Si assiste alla costante evoluzione di processi economici, gestionali e soprattutto di innovazione tecnologica, che portano l’ingegnere moderno ad avere un ruolo chiave nella società. La nostra figura racchiude in sé un mix di conoscenze di programmazione, pianificazione, progettazione, che ci rende dei professionisti “completi”.

Mauro Ferrarini. Qual è l’identikit dell’ingegnere ideale?

Manuel Casalboni. Un buon ingegnere deve possedere capacità di giudizio, di comunicazione, di problem solving, oltre che “intelligenza pratica”, spirito di iniziativa, attitudine a coinvolgere e motivare il personale, senso del “tempo” e di responsabilità.

Certamente, mutando gli scenari del mondo del lavoro, sul medio e lungo periodo non sarà più possibile pensare al singolo ingegnere come realizzatore di una progettazione. E’ molto probabile che in futuro aumenti il numero di società tra professionisti. Ci si riunirà in società di ingegneria che meglio sapranno rispondere ai nuovi contesti.

Internazionalizzazione: chi è costei?

Mauro Ferrarini. Si fa tanto parlare di opportunità di lavoro e di sviluppo tramite l’internazionalizzazione. Ma all’atto pratico, cosa può fare un professionista italiano interessato?

Manuel Casalboni. L’internazionalizzazione di un’attività, compresa quella di un professionista, consiste nell’adattare il proprio lavoro verso mercati e culture differenti da quelli di appartenenza.

Le formule per attuare tale processo sono tantissime e si possono raggruppare in due percorsi, l’endogeno e l’esogeno.

Mauro Ferrarini. Ce le illustra, per favore?

Manuel Casalboni. Il primo rappresenta una ristrutturazione interna dell’attività, magari strutturandosi in forme organizzate tra professionisti, grazie anche allo studio dell’immensa letteratura su questi temi. L’altro prevede di affidarsi a organizzazioni il cui scopo è quello di assistere il professionista, accompagnandolo nell’esercizio lavorativo all’estero. Il suggerimento è di verificare bene i requisiti e le competenze di suddette organizzazioni.

Mauro Ferrarini. Esistono strumenti in seno all’ordine che possono aiutare il singolo ingegnere a muoversi con sicurezza in questo ambito?

Manuel Casalboni. Gli Ordini provinciali italiani non posseggono attualmente gli strumenti per attuare un percorso di assistenza. Ma le iniziative di partnership con Ordini e Associazioni esteri, possono far generare dei punti di riferimento territoriale in altre parti del globo, a cui il professionista può rivolgersi. Su tale indirizzo sono in corso dei ragionamenti tra gli Ordini provinciali italiani ed il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, per individuare le strategie collettive.

Fondi europei per i professionisti: cercasi bussola

Mauro Ferrarini. Sui fondi europei anche per i professionisti si è registrato un interesse molto elevato da parte degli ingegneri … Ma quello che manca è una guida, una bussola che consenta ai liberi professionisti di sapere quando e come inoltrare la richiesta. Cosa potete dire a questo riguardo?

Manuel Casalboni. L’Unione europea sostiene con fondi comunitari l’attuazione di progetti i quali abbiano come promotori delle organizzazioni costituite da soggetti internazionali, europei ed extraeuropei. Fatta questa premessa, è da precisare che il finanziamento è al progetto prima che al soggetto.

Si inizia a dire che i professionisti, da intendersi come lavoratori autonomi, avranno accesso a questi fondi. Ma per il momento ciò non accadrà se non tramite organizzazioni con strutture di tipo associazionistico. Pertanto, la “bussola” punta direttamente all’Unione europea in attesa di sapere se vi saranno dei meccanismi di finanziabilità diretta dei progetti ai singoli professionisti.

Infine, concludo invitando i colleghi a rivolgersi ai “punti di contatto nazionali”, da cui è possibile ottenere tutte le informazioni necessarie alla partecipazione a bandi per fondi diretti in base alla programmazione europea 2014-2020.

nov 14 2014

L’ASSUNZIONE DELLE PERSONE DISABILI NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE TRAMITE CONCORSO PUBBLICO

La pubblica amministrazione è tenuta ad assumere persone con disabilità nella quota d’obbligo prevista dalla normativa e ad osservare precisi vincoli per effettuare le assunzioni in conformità a quanto previsto dall’art. 35 del Decreto Legislativo n. 165/2001 in tema di procedure per le assunzioni presso le pubbliche amministrazioni.

L’art. 3 della legge 68/99 prevede che i datori di lavoro, pubblici, come quelli privati, sono tenuti ad avere alle loro dipendenze lavoratori invalidi nella seguente misura:

a) 7% dei lavoratori occupati, se occupano più di 50 dipendenti;

b) 2 lavoratori, se occupano da 36 a 50 dipendenti;

c) 1 lavoratore, se occupano da 15 a 35 dipendenti, in questo caso l’obbligo si applica solo per le nuove assunzioni. Continua

nov 14 2014

EDILBANK SELEZIONA

LE PIU’ IMPORTANTI

NOTIZIE REGIONALI 

PER I PROFESSIONISTI UMBRI

nov 14 2014

CENTRO STUDI EDILI CERCA STUDI TECNICI, o AZIENDE DISPONIBILI AD OSPITARE UN  CORSISTA AL TERMINE DEL SUO PERIDO DI FORMAZIONE SPECIALISTICA.

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nov 14 2014

Cassa Depositi e Prestiti: ancora disponibili 4,9 miliardi per le PMI

Mancano meno di due mesi al termine della campagna di finanziamento lanciata da Cassa Depositi e Prestiti e ABI che ha stanziato 10 miliardi di euro da distribuire alle imprese a sostegno dei piani di investimento produttivo.

Il consueto monitoraggio diffuso dall’ABI dice che al 30 settembre 2014 sono state accolte 16.368 domande di finanziamento per un controvalore erogato di 5,1 miliardi di euro.

Questo significa che risultano ancora da assegnare ben 4,9 miliardi di euro di fondi a cui le imprese potranno avere accesso solo fino al 31 dicembre 2014, salvo proroga della scadenza. Continua

nov 08 2014

Architetti: siamo all’emergenza delle città o all’emergenza della professione?

Mentre mi trovo in visita alla Fiera di Rimini, Ecomondo, ricevo una mail direttamente dall’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale degli Architetti P.P.C. e la mia vena scribacchina non può che esplodere in un turbinio di pensieri il cui unico minimo comune denominatore è: mentre il dottore studia, il paziente muore.

Mentre il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti Leopoldo Freyrie parla, giustamente di come l’assenza di politiche di rigenerazione urbana delle città stia uccidendo città e habitat, il Ministero dello Sviluppo Economico, insieme alla Banca d’Italia e al Ministero dell’Economia delle Finanze, studiano il modo per riparare al grosso errore fatto in fase di scrittura della norma primaria (D.L. n. 179/2012) e di quella attuativa (D.M. 24/01/2014), che non avevano previsto sanzioni in caso di mancata installazione del P.O.S.

“L’Unione Europea – afferma convinto il comunicato del CNAPPC – deve mettere al centro della propria azione le politiche di rigenerazione urbana sostenibile, uscendo da una visione miope che porta ad investire, prioritariamente, sulle grandi infrastrutture di trasporto, e considerando, invece, secondarie le politiche dell’abitare; tutto ciò senza tenere conto che decine di milioni di europei vivono e lavorano nell’altra Europa, quella non collegata dalle reti veloci, dove tantissime città ricche di storia e dense di vita rischiano di morire perché abbandonate dagli investimenti pubblici e privati”.

Tutto giusto e sacrosanto, mi chiedo però se non sia prima il caso di pensare ai propri iscritti e capire quali problematiche oggi vivono i liberi professionisti italiani.

“L’architettura europea non è solo una grande risorsa culturale e scientifica per l’Unione. E’ anche capace di offrire soluzioni pratiche ai problemi della rigenerazione delle città, dell’ambiente, dell’inclusione territoriale e sociale. Ed è anche in grado di declinare il nuovo paradigma di riduzione del consumo del suolo e di riuso delle aree urbane, affinché le città europee, grandi e piccole, siano adeguate alla contemporaneità che coniuga innovazione, sviluppo e ambiente, senza lasciare che cittadini, comunità e luoghi vengano messi ai margini a causa di strategie macroeconomiche indifferenti alla vita quotidiana e cieche verso il futuro”.

Non si può che essere d’accordo con una dichiarazione che definirei assolutamente “politically correct”. Perché, però, il Presidente del CNAPPC non comincia ad essere un po’ meno correct, pensando a soluzioni pratiche che possano ridare dignità ai suoi iscritti?

Per Leopoldo Freyrie, presidente del CNAPPC “esiste una vera e propria emergenza per le città italiane: serve che il Paese adotti una politica urbana seria e una specifica politica per l’architettura, ma entrambe oggi sono del tutto assenti. Il primo passo è quello di costruire una visione organica e d’insieme capace di generale progetti ambiziosi ma realistici in grado, anche, di fruire di finanziamenti europei. Le risorse comunitarie sono una fonte importante, ma se mancano un disegno complessivo, obiettivi chiari da raggiungere e progetti definiti in ogni loro parte, il Paese non saprà come fruire delle risorse comunitarie e finirà – come spesso succede – di perderle”.

Prima di pensare ad una seria politica urbana, i rappresentanti nazionali delle professioni tecniche dovrebbero prendere seria coscienza dello stato di abbandono dei loro iscritti, della mortificazione che ogni giorno il professionista è costretto a vivere. Purtroppo, però per il CNAPPC “La questione urbana è il principale problema dei governi europei di questi anni e lo sarà anche per i prossimi: la maggior parte della vita delle persone si svolge – e sempre di più si svolgerà – negli agglomerati urbani e l’esaurimento delle risorse energetiche ne segna un destino inimmaginabile anche solo pochi decenni fa: nel mondo, come in Italia, la città e l’habitat sono a rischio “default” e l’allarme è già stato suonato dalle istituzioni internazionali e dai cittadini”.

Oggi mi sento un po’ così, sarà il tempo o la valanga di mail che ricevo da professionisti assolutamente incazzati neri o peggio disperati, fatto sta che i liberi professionisti dell’area tecnica devono cominciare a prendere coscienza di due cose:

la situazione è disperata e non va assolutamente sminuita;

è inutile affidarsi agli Ordini professionali o ai Consigli Nazionali che negli anni hanno solamente dimostrato il loro distacco dai problemi reali della professione.

nov 08 2014

TROPPI DATI?…

NESSUN DATO!

nov 03 2014

Professioni Tecniche a confronto con il ministro Orlando: al via quattro tavoli di lavoro

In occasione di un recente incontro con il ministro della Giustizia Andrea Orlando, i rappresentanti della Rete delle Professioni Tecniche hanno presentato e illustrato un documento con i temi che i professionisti tecnici italiani considerano più urgenti e che dovranno essere oggetto dell’azione del Governo.

Orlando ne ha recepito l’importanza, incentrando interamente il suo intervento sul documento della Rete e annunciando l’immediata apertura di alcuni tavoli di lavoro.

RIFORMA DELLE PROFESSIONI, NECESSARI ULTERIORI INTERVENTI NORMATIVI. “L’incontro – ha affermato Armando Zambrano, Coordinatore della RPT – ci ha offerto l’occasione per ribadire al ministro Orlando che, sebbene la riforma delle professioni regolamentate abbia avuto un approccio a tratti ideologico, noi della Rete abbiamo sempre condiviso gli aspetti principali del disegno riformatore. Persino di quelli che hanno comportato oneri gravosi e aggiuntivi per i professionisti. Noi, insomma, a differenza di altri, non abbiamo eretto barricate”.

“Al contrario – ha proseguito Zambrano – nel sostenere il processo riformatore, riteniamo che siano necessari ulteriori interventi normativi, sia di ‘contorno’ sia specifici delle singole professioni. Riteniamo che i professionisti debbano adeguare il proprio ordinamento ad una società e una economia aperte, lasciando inalterata la qualità delle loro prestazioni a tutela della sicurezza dei cittadini. Tutela resa oggi difficile dall’attuale quadro normativo, non sempre coerente. A questo proposito, abbiamo illustrato al Ministro Orlando le questioni ancora aperte che meritano un intervento chiaro e urgente”.

 

IL NODO DELLE SOCIETÀ TRA PROFESSIONISTI. Uno dei temi “caldi” per i professionisti tecnici italiani è quello delle STP (Società tra Professionisti). “Le professioni aderenti alla Rete – ha detto Leopoldo Freyrie, Presidente degli Architetti – sono sempre state convinte sostenitrici delle società tra professionisti. Soprattutto perché rappresentano l’unica opportunità che hanno i giovani di competere con le società di capitali. Ma diverse questioni restano irrisolte, come, ad esempio, quella relativa alle società tra professionisti multidisciplinari. In generale, a oltre un anno dall’entrata in vigore del Dm 34/2013, le disposizioni che regolano la costituzione delle STP appaiono inadeguate. Non a caso ne sono nate poco più di trecento. Serve un intervento che modifichi e integri la loro disciplina. Inoltre, è indispensabile che i soggetti attivi nel mercato e che seguono altre forme societarie siano sottoposti agli stessi adempimenti delle STP. In caso contrario, continuerebbe a restare inceppato il meccanismo di concorrenza”.

COMPENSI DEI PERITI E DEI CONSULENTI TECNICI NOMINATI DAL GIUDICE. Una questione che si trascina da tempo è quella relativa al compensi dei periti e dei consulenti tecnici nominati dal giudice. “Prendiamo atto con soddisfazione – ha affermato Maurizio Savoncelli, Presidente dei Geometri – dell’impegno del Ministro Orlando di mettere mano ad un provvedimento atteso da tempo. La legge prevede, infatti, che i compensi dei consulenti tecnici siano aggiornati sulla base dell’aumento del costo della vita. Dal 2002, però, tale adeguamento non è mai stato praticato”. “Gli Uffici del Ministero della Giustizia, cui va il nostro ringraziamento – continua Savoncelli – hanno già fatto un grande lavoro sul testo del provvedimento. A questo punto ci auguriamo che con l’impegno preso dal Ministro Orlando si riesca a chiudere finalmente il percorso avviato”.

ELEZIONI DEI CONSIGLI TERRITORIALI. La RTP, poi, ha sottoposto al Ministro Orlando tutta una serie di problematiche inerenti le elezioni dei consigli territoriali, in relazione alle disposizioni del Dpr n.169 dell’8 luglio 2005. “Abbiamo illustrato al Ministro alcune evidenti criticità – ha spiegato Giampiero Giovanetti, Presidente dei Periti industriali – Ad esempio, attualmente la normativa prevede un termine minimo per indire le elezioni ma non un termine massimo: ciò dà adito a contestazioni, ricorsi e iniziative giudiziarie. Sarebbe opportuno, quindi, prevedere anche un termine massimo. Inoltre, a differenza di quanto accade ora, riteniamo che in occasione delle elezioni, se alla prima votazione non è stato raggiunto il quorum, le schede votate debbano concorrere ai fini del calcolo del quorum della successiva votazione. Poi c’è la questione relativa alla trasmissione della scheda elettorale che deve avvenire via fax: chiediamo che si possa utilizzare la casella di posta certificata. Altro intervento necessario è la riduzione del numero dei componenti dei consigli territoriali, decisamente ridondante. Infine, allo scopo di rendere più coerente il quadro complessivo, abbiamo chiesto al Ministro di estendere l’applicazione del Dpr 169/2005 a quelle professioni (Geometri, Periti agrari e Periti industriali) che pur aderendo alla nostra Rete devono rispondere ad un decreto legislativo che risale al ‘44”.

ASSICURAZIONE PROFESSIONALE OBBLIGATORIA. Tra i temi più sentiti dai professionisti tecnici italiani c’è senza dubbio quello relativo all’assicurazione professionale obbligatoria. “Tale obbligo – ha precisato Andrea Sisti, Presidente degli Agronomi – è stato introdotto in un contesto normativo lacunoso che ha reso l’adempimento assai problematico. Tanto per cominciare, all’obbligo per il professionista di stipulare un’assicurazione non corrisponde un obbligo analogo da parte delle compagnie assicurative. Queste, se lo ritengono poco conveniente, possono rifiutarsi di farlo. L’esperienza concreta, poi, ha fatto emergere tutta una serie di problematiche relative alla validità della garanzia e alle cause tipiche di esclusione. In questo senso, la Rete ritiene sia necessario intervenire sulla norma perché preveda un regolamento di attuazione in cui siano chiaramente determinate le caratteristiche della polizza e le modalità di adempimento. Chiediamo, ad esempio, che siano possibili forme collettive di polizza che consentirebbero di proteggere meglio il singolo professionista”.

TESTO UNICO DEGLI ORDINAMENTI PROFESSIONALI. Molto atteso, poi, dai professionisti tecnici è il Testo unico degli ordinamenti professionali. “In larga parte le professioni dell’area tecnica – ha affermato Gian Vito Graziano, Presidente dei Geologi – hanno ordinamenti che risalgono agli anni ’20 e ’30. Ciò rende molto complicata, considerando le norme abrogate, la composizione del quadro normativo. Per questo riteniamo che sia improcrastinabile l’emanazione del Testo unico”.

L’IMPATTO SULLE ISTITUZIONI ORDINISTICHE DELL’ABOLIZIONE DELLE PROVINCE. Un intervento del Governo che ha un impatto sull’organizzazione dei professionisti è l’abolizione delle province. “Questa iniziativa governativa – ha detto Lorenzo Benanti, Presidente dei Periti agrari – comporta la necessità di definire ex-novo l’ambito territoriale ottimale per le istituzioni ordinistiche. A questo proposito è necessario definire criteri specifici che tengano conto del bacino degli iscritti, dei costi economici di gestione, dei collegamenti con gli organi di giustizia. Su questo la Rete chiede al più presto un provvedimento da parte del Governo”.

STANDARD PRESTAZIONALI. Sulla questione degli standard professionali è intervenuto Armando Zingales, Presidente dei Chimici. “L’obbligo per il professionista di pattuire il compenso col cliente al momento dell’incarico, previa presentazione di un preventivo, riduce l’asimmetria informativa tra professionista e committente. Tale asimmetria sarebbe ulteriormente ridotta se il cliente potesse conoscere il processo standard che caratterizza la prestazione. A questo proposito, la Rete chiede un intervento che armonizzi la disciplina e affidi agli Ordini il compito di definire i suddetti standard”.

CODICI DEONTOLOGICI. Il documento illustrato al Ministro Orlando, infine, affronta anche la questione dei codici deontologici. “I Consigli nazionali – ha spiegato Carla Brienza, Presidente dei Tecnologi alimentari – hanno provveduto alla revisione e all’aggiornamento dei codici deontologici delle rispettive professioni. Tuttavia, non tutti gli ordinamenti affidano ai Consigli nazionali la potestà esclusiva e vincolante in materia di revisione e aggiornamento, lasciando agli Ordini e Collegi territoriali un’autonomia di recepimento che rischia di creare disomogeneità nell’applicazione e nella definizione della norma deontologica. La Rete, dunque, chiede un intervento normativo che attribuisca formalmente ai Consigli nazionali degli Ordini e Collegi professionali la potestà esclusiva sul tema, con efficacia vincolante nei confronti degli Ordini e Collegi territoriali”.

PIENA DISPONIBILITÀ DEL GUARDASIGILLI: SUBITO TAVOLI DI LAVORO SU TESTO UNICO, DPR 169, STP E LA RIORGANIZZAZIONE DEGLI ORDINI SU BASE TERRITORIALE IN SEGUITO ALL’ABOLIZIONE DELLE PROVINCE. “Le numerose proposte avanzate – ha dichiarato Armando Zambrano al termine dei lavori – dimostrano come la Rete sia intenzionata ad avviare col Governo un confronto costruttivo sui temi che riguardano il mondo delle professioni. Devo dire che, a questo proposito, il Ministro Orlando ci ha offerto la piena disponibilità. Saranno avviati immediatamente ben quattro tavoli di lavoro su Testo unico, Dpr 169, STP e la riorganizzazione degli ordini su base territoriale in seguito all’abolizione delle province. Inoltre, sulle tariffe degli CTU il Ministro ha promesso l’avvio di un confronto”.

“Esprimiamo soddisfazione per l’incontro e siamo certi – ha concluso Zambrano – che questo confronto permanente ci consentirà di analizzare con attenzione tutte le problematiche e trovare le soluzioni più opportune”.

All’incontro con il Ministro Orlando, in rappresentanza della Rete delle Professioni Tecniche erano presenti i presidenti di tutti gli Ordini aderenti: Armando Zambrano (Coordinatore della RPT e Presidente degli Ingegneri), Leopoldo Freyrie (Presidente degli Architetti), Armando Zingales (Presidente dei Chimici), Andrea Sisti (Presidente degli Agronomi e Forestali), Gian Vito Graziano (Presidente dei Geologi), Maurizio Savoncelli (Presidente dei Geometri), Lorenzo Benanti (Presidente dei Periti Agrari), Giampiero Giovanetti (Presidente dei Periti industriali) e Carla Brienza (Presidente dei Tecnologi alimentari).

nov 01 2014

La merce più rara?

Le buone idee!

La creatività è il lavoro del futuro. 

Metti in discussione l’OVVIO.

ott 29 2014

Tariffe professionali: i minimi sono uno strumento di protezione dei consumatori?

Sembra ieri quel 12 ottobre 2006 quando architetti, ingegneri, geologi, geometri, avvocati, commercialisti e altri esponenti di vari ordini professionali manifestavano a Roma uniti contro il decreto Bersani che con la scusa della “liberalizzazione del mercato” e perché lo “chiedeva l’Europa” ha fatto forse il primo grosso errore nei confronti sia del patrimonio intellettuale italiano e del mercato: eliminare le tariffe professionali.

Non è, infatti, un mistero che da questa mossa siano poi partire una serie di azioni volte principalmente non ad affermare e potenziare uno dei fiori all’occhiello del Paese, ma a demonizzare e massacrare una classe di professionisti che negli ultimi 50 anni era stata invidiata dal mondo intero.

Una decina di giorni fa ho pubblicato un articolo in cui chiedevo il perché dell’eliminazione dei minimi tariffari (clicca qui), rilevando come la Germania il 28 aprile 2009 avesse aggiornato, dopo 14 anni, le tariffe obbligatorie per le prestazioni di ingegneri e architetti (Honorarordnung für Architekten und Ingenieure – HOAI), per poi aggiornarle nuovamente nel 2013.

Come mai uno dei Paesi economicamente più floridi dell’UE procedeva ad aggiornare le tariffe professionali se “l’Europa voleva la liberalizzazione dei mercati”?Semplice, perché l’Europa non ha mai obbligato gli Stati membri ad un’operazione di questa natura e la dimostrazione è data proprio dal Paese più rappresentativo dell’UE.

Giorni fa il presidente del CNI Armando Zambrano, nonché coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche (RPT) mi ha inviato una nota in cui ha affermato che “In merito alle tariffe professionali per ingegneri e architetti in Germania, noi con il nostro Centro studi le abbiamo tradotte in italiano proprio per evidenziare ai nostri legislatori che non esiste alcun impedimento europeo al mantenimento di un regime tariffario obbligatorio. Le tariffe tedesche (che sono state ulteriormente aggiornate nel 2013) ne sono una perfetta dimostrazione. Peraltro anche nelle istituzioni europee si afferma con sempre maggiore frequenza che le tariffe possono costituire uno strumento utile alla protezione dei consumatori. I nostri legislatori, nonostante le nostre argomentate sollecitazioni, non hanno per ora mostrato alcun ripensamento rispetto agli interventi di “liberalizzazione” portati avanti negli anni scorsi”.

Considerato che è ormai risaputo che gli eventuali “ripensamenti” dei nostri legislatori sono figli di una potente azione portata avanti dalle varie lobbies che regolano il Paese, ci auguriamo che la Rete delle Professioni Tecniche rappresentando 600.000 professionisti, possa riuscire a far le giuste pressioni, magari anche attraverso un vero e proprio sciopero nazionale, affinché si possa tornare ad avere delle tariffe di riferimento che possano essere utili a ravvivare la categoria ma soprattutto a garantire quella qualità che negli ultimi anni è mancata e che ha danneggiato il mercato più che liberalizzarlo.

Credo sia, infine, utile ricordare come le prime tariffe professionali siano nate in un contesto ben diverso da quello attuale (1949) e che siano state aggiornate nel valore ma mai mutate in funzione delle diversificate esigenze dei professionisti e dei committenti. Se è vero che nei lavori privati le stesse non venivano quasi mai applicate, credo nessuno possa discutere che l’eliminazione dei riferimenti tariffari sia stata la vera pietra miliare cui hanno poggiato tutti i successivi provvedimenti che hanno snaturato e mortificato le professioni tecniche. Dunque mi chiedo: perché non ritornare alle origini, considerato che queste pseudo liberalizzazioni e progressi non hanno portato i tanto desiderati risultati?Guardarsi indietro ed ammettere “abbiamo sbagliato” è forse sinonimo di sconfitta?

Lasciando come sempre a voi l’ultima parola, vi ricordo che i vostri commenti sono preziosi al fine di aprire un dibattito serio e costruttivo che possa portare idee utili. Vi prego, dunque, di evitare discorsi di natura politica, attacchi ed espressioni volgari.

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