Categoria: edilbank

mag 02 2015

Progettazione, più leggeri i requisiti per partecipare alle gare

Gli architetti fanno il punto della situazione sulle nuove linee guida dell’Anac: meno vincoli su fatturato, collaboratori e opere analoghe di Paola Mammarellavedi aggiornamento del 28/04/2015

Vigilare sulla corretta applicazione delle norme per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura. È l’obiettivo della circolare 36/2015 con cui il Consiglio nazionale degli Architetti (CNAPPC) fornisce agli ordini territoriali spiegazioni sulle linee guida dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC).

Oltre a riprendere i chiarimenti sulla qualità della progettazione e i compensi dei professionisti, la circolare approfondisce il tema dei requisiti di idoneità per la partecipazione alle gare d’appalto, più volte accusati di creare confusione e restrizioni della concorrenza.

In base all’articolo 263 del Regolamento attuativo del Codice Appalti, la partecipazione alle gare per l’affidamento di servizi di ingegneria e architettura deve essere subordinata all’aver espletato, negli ultimi dieci anni, servizi relativi a lavori appartenenti ad ognuna delle classi e categorie dei lavori a cui si riferiscono i servizi da affidare.

Dalla consultazione pubblica portata avanti durante lo scorso anno dall’ANAC, era però emerso il rischio che, così facendo, si creassero dei micro settori nel già limitato mercato dei lavori pubblici.

Per ovviare a questa difficoltà è stato chiarito che le attività svolte per opere analoghe a quelle oggetto dei servizi da affidare sono da ritenersi idonee a comprovare i requisiti quando il grado di complessità sia almeno pari a quello dei servizi da affidare. Per fare un esempio, si legge nella circolare, l’aver svolto servizi tecnici per la realizzazione di ospedali costituisce requisito idoneo per partecipare a gare per l’affidamento di servizi tecnici per categorie analoghe di pari o inferiore complessità (tribunali, scuole, ecc.).

Un altro dubbio, spesso lamentato dai professionisti, era la sovrapposizione tra l’articolo 41, comma 2, del Codice Appalti, e l’articolo 263, comma 1.a del Regolamento attuativo sui requisiti di fatturato. In base al Codice Appalti, sono illegittimi i criteri che fissano, senza congrua motivazione, limiti di accesso connessi al fatturato aziendale. Al contrario, il Regolamento attuativo prevede che per poter partecipare i professionisti devono aver realizzato, nei cinque anni precedenti alla pubblicazione del bando, un fatturato variabile tra 2 e 4 volte l’importo a base d’asta.

Per aprire il mercato al maggior numero possibile di progettisti è stato quindi chiarito che le stazioni appaltanti potranno ricorrere al requisito del fatturato solo a seguito di una apposita motivazione indicata nel bando. In linea con i nuovi orientamenti comunitari è stato inoltre spiegato che sono da ritenere congrui i requisiti che prescrivano un fatturato pari al doppio dell’importo del servizio in gara.

Un’altra causa di restrizione della concorrenza è sempre stata individuata nel numero degli addetti e collaboratori che il professionista doveva dimostrare di avere per prendere parte ad una procedura di selezione. Il regolamento attuativo stabilisce che il numero medio annuo del personale tecnico utilizzato negli ultimi tre anni sia tra 2 e 3 volte le unità stimate nel bando per lo svolgimento dell’incarico.

Dato che la stragrande maggioranza degli studi è composta da pochi soci e collaboratori, è stato spiegato che il requisito del numero di unità fissate nel bando di gara può essere raggiunto mediante la costituzione di un raggruppamento temporaneo di professionisti. È stato inoltre raccomandato alle Stazioni Appaltanti di effettuare un’attenta valutazione sulle unità minime richieste ai concorrenti in modo da bilanciare l’esigenza di avere un organico idoneo per l’espletamento dell’incarico con la necessità di garantire la più ampia partecipazione alla gara.

apr 29 2015

Federarchitetti: lettera al Governo sulle criticità della libera professione

Tre le questioni irrisolte: redditi minimi, non continuità del lavoro e le procedure in-house attuate da parte degli Enti

Per sollecitare l’attenzione su temi irrisolti della professione di Architetti e Ingegneri, quali la Questione dei redditi minimi, la Non continuità del lavoro, le Procedure in-house attuate da parte degli Enti, Federarchitetti S.N.A.L.P. ha inviato alle Istituzioni ed ai partiti una ”Lettera aperta” proprio sulle criticità della libera professione.

Nonostante vengano in parte apprezzati dalla categoria sia il testo sugli interventi di modifica al Codice dei Contratti, sia i principi volti a favorire l’unitarietà dei diversi livelli progettuali, l’omogeneità delle procedure e delle regole di affidamento sull’intero territorio nazionale, per Federarchitetti continuano a persistere nodi che devono essere necessariamente affrontati.

Riportiamo di seguito alcuni stralci della lettera

La volontà delle nuove generazioni nella scelta di un’attività autonoma – si legge nella nota – continua ad essere ostacolata da una realtà normativa che determina redditi medi minimi, non favorisce la continuità del lavoro e allontana prospettive pensionistiche, mentre emerge, di contro, la necessità di un ricambio generazionale nelle pubbliche amministrazioni per offrire la possibilità di un nuovo rapporto tra settore pubblico e privato, improntato su regole certe, responsabilità definite ed assenza di percorsi discrezionali che agevolano opportunità di corruzione.

Diventa sempre più prioritario definire il ruolo che la pubblica amministrazione, in particolare con i propri uffici tecnici, deve ricoprire nel sistema strutturale del Paese.

La stessa P.A. deve predisporre regole e condizioni per un corretto sviluppo dei soggetti operanti nel mercato, senza sostituirsi al privato in improbabili funzioni interne che ne limitano gli spazi minandone ogni necessaria trasparenza. Dualmente, sono da ridurre le procedure in-house condotte da numerosi Enti che, nel controllo del proprio operato producono, nel migliore dei casi, danni economici e culturali, come ampiamente riscontrato, e che, nei contratti integrati del comparto privato, concentrano riconosciuti aspetti negativi.

Va evidenziato che le basi retributive del pubblico impiego, già sostenute a livello dirigenziale da incrementi di posizione e di risultato, non trovano alcuna giustificazione, se non in un eccesso di protezione e clientelismo politico e sindacale verso lo stesso, nel mantenimento dell’incentivo del 2% per le attività di progettazione degli Uffici tecnici, escludendone la competenza ai liberi professionisti.

Di contro, è auspicabile l’immissione di procedure che rendano sinergica l’azione pubblico-privata e la soppressione della contraddizione dei Sindacati che, agevolando i dipendenti del settore pubblico, indeboliscono la crescita degli addetti degli studi professionali da essi stessi rappresentati.

Tra i vari aspetti, fondamentale è l’effettiva riduzione delle Stazioni Appaltanti al fine di semplificare ed omogeneizzare le procedure tagliando il perpetuarsi di abusi insiti nel clientelismo locale. Ancora flebili sono i tentativi ed i risultati in tale auspicata direzione.

In linea con principi di garanzia occorre che, come per le Commissioni aggiudicatrici degli appalti, anche le funzioni dei collaudi abbiano riferimenti centralizzati, anche interregionali, concepiti per fasce di esperienze con applicazione di sistemi informatici e/o introduzione di sorteggi, onde sviluppare in condizione di trasparenza le procedure di controllo che risultano ancora foriere di gravi anomalie.

Il coinvolgimento dei giovani nel lavoro può prevedersi in misura proporzionale ed obbligatoria agli importi nella progettazione e realizzazione delle opere, mentre per i piccoli e medi studi professionali deve essere previsto l’inserimento nei grandi interventi appannaggio delle Società di ingegneria, come del resto già previsto per le imprese, non solo a favore di una crescita degli stessi ma anche a vantaggio di un più ampio confronto culturale e di qualità degli interventi.

apr 19 2015

L’Ordine degli Psicologi dell’Umbria incontra a Orvieto i vertici della società mondiale di psicologia dello sport

La comunità degli psicologi dell’Umbria punta l’attenzione anche sul pianeta sportivo regionale e scende in campo “per contribuire al migliore sviluppo del settore”. E’ questo il motivo che ha spinto il consiglio regionale dell’Ordine degli Psicologi dell’Umbria ad incontrare ad Orvieto i componenti del Consiglio Direttivo della Società Mondiale di Psicologia dello Sport. Continua

apr 19 2015

L’ordine dei geologi: “I costi dell’emergenza costa 5 volte di più della prevenzione”

«In media ogni mese vengono segnalati all’Ordine dai 4 ai 5 bandi da controllare ed almeno il 90 % di questi non è corretto, si assiste quasi sempre ad una sottovalutazione pressoché costante della figura del geologo. Il decreto parametri (Decreto 143/2013) non viene applicato e la stragrande maggioranza dei bandi sono gare con unico parametro di valutazione il solo ribasso economico senza alcun peso o peso minimale per la qualità dell’offerta. L’abolizione dei minimi tariffari ha avuto l’effetto di produrre ribassi selvaggi con la prevedibile conseguenza di una qualità del lavoro non sempre adeguata. E proprio quando il dissesto idrogeologico e le problematiche sismiche cominciano a essere riconosciute come importanti criticità dell’Italia, la categoria continua a vivere un disagio, una marginalizzazione difficilmente giustificabile».

È l’allarme lanciato dal presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana, Maria Teresa Fagioli, al convegno «La geologia oggi … e domani?» che si è tenuto oggi a Firenze al quale hanno partecipato il presidente nazionale dell’Ordine, Gian Vito Graziano e i presidenti degli Ordini dei Geologi Regionali delle regioni continentali che si affacciano sul Tirreno: Liguria, Lazio, Campania e Calabria. I numeri del dissesto. A fare da corollario all’incontro, i dati sul dissesto.

I costi dell’emergenza sono da 3 a 5 volte maggiori rispetto ai costi della prevenzione. Solo dal 2010 al 2013, il costo del dissesto è stato pari a 7,5 miliardi di euro, con una media di 2,5 miliardo di euro all’anno. Il 9,8% della superficie del Paese, pari a 29.517 kmq, è a potenziale rischio idrogeologico.

I Comuni interessati sono 6.633, circa l’82% dei Comuni italiani e gli abitanti che vivono in aree a elevata criticità idraulica sono 6 milioni. Negli ultimi 25 anni le vittime del dissesto sono state 1.000, il 12% delle frane ha causato danni a cose e persone. Solo nel 2014, anno horribilis per la sicurezza idrogeologica, ci sono stati 33 morti per frane e inondazioni e circa 10.000 sfollati. Gli eventi che hanno causato morti, feriti, sfollati e senzatetto hanno colpito 220 comuni in 19 delle 20 Regioni italiane. Il geologo paladino del territorio. È Il presidente nazionale Gian Vito Graziano a spiegare l’essenza della professione e del ruolo dei geologo. «Negli ultimi anni la figura del geologo si è rafforzata come sentinella dell’ambiente in senso ampio. Abbiamo assunto una matrice ambientale che dovrebbe salvaguardare il territorio da interessi speculativi.

La nostra professione nasce per la ricerca di materia prima, acqua, petrolio, adesso ha una accezione a più ampio spettro. Abbiamo abbandonato la ricerca del petrolio per concentrarci sulla valorizzazione, tutela e ricerca idrica e abbiamo abbracciato la geotermia di bassa entalpia. Tra i nuovi aspetti della professione, c’è quello della difesa e valorizzazione del paesaggio, dello sfruttamento delle geodiversità a anche a scopi culturali, la geodiversità che diventa attrattiva. In Italia, il geologo non è legato al privato, siamo visti come paladini del territorio» Non si può fare a meno del geologo. Tutte regioni che, come la Toscana, hanno territori di alta valenza ambientale, costieri altamente turistici e zone montuose e collinari con gravi problemi di rischio idrogeologico. «E’ un momento difficile per l’Italia in generale e per i geologi nello specifico», continua Fagioli. «Sembra infatti che, in nome di generalizzate quanto illusorie economie, sia in atto una marginalizzazione che si accanisce su ogni settore della geologia. Gli accademici vedono falcidiare i Dipartimenti di Scienze della Terra per una normativa miope che valuta l’importanza di una disciplina in base al numero degli studenti o dei docenti. Ai ricercatori i fondi vengono stornati o arbitrariamente ridotti, i pubblici dipendenti sono marginalizzati o trasferiti a compiti impropri. I iberi professionisti subiscono una drastica contrazione degli incarichi per la crisi delle attività imprenditoriali e degli investimenti pubblici».

Un quadro nel quale si assiste a «irrazionali tentativi di tacitarci per fame, quasi che così disastri e dissesti, diventati da eccezione, norma in un territorio lungamente trascurato e mal gestito, cessassero di esistere perché nessuno è più in grado di riconoscerne i segni premonitori, prevenirli, capirli, individuarne i responsabili». Manca la cultura geologica. A dirlo è Fulvio Iadarola presidente del Friuli Venezia Giulia. «Prima di qualsiasi intervento ci vuole la conoscenza del sottosuolo, dell’area». E poi «si preferisce lavorare sull’emergenza mentre si lavora molto poco sulla prevenzione. Anche in Friuli, dove la protezione civile è al top, ma ci si basa sul loro appoggio ad evento avvenuto. È un soccorso, e non mi importa essere estratto salma dalla macerie in poco tempo, è che non voglio proprio diventare salma».

In Calabria 220 milioni di euro non spesi, rischiano di essere persi. È amareggiato Francesco Fragale presidente della Calabria. «Non c’è la sensibilità verso i rischi, in Italia negli ultimi anni il consumo di suolo in Italia è cresciuto a una media di 8 metri quadrati al secondo. Adesso ne paghiamo i danni. La mancanza di cultura della prevenzione si vive anche in Calabria. Tutti i 409 Comuni della regione hanno un’area classificata a rischio idrogeologico e sono state censite 9mila frane. Siamo la regione a più elevato rischio sismico del bacino del Mediterraneo, che detiene con la Toscana il primato del rischio idrogeologico, ma non riesce a spendere 220 milioni di euro previsti per finanziare 135 progetti di messa in sicurezza. Sono passati 4 anni e adesso rischiamo di perderli questi finanziamenti». Investire in prevenzione, ma non è conveniente per la politica. La dura presa di posizione arriva da Francesco Peduto presidente dell’Ordine della Campania. «

È una situazione generalizzata in tutta Italia, paghiamo il fatto di essere una professione giovane. Quando succede un disastro è perché non c’è stata prevenzione. Per la politica non è conveniente investire in prevenzione, ma porta più voti andare in televisione il giorno dopo e dire “ecco i soldi”. Il problema, poi, è che certe norme che vengono eluse perché mancano gli stanziamenti. Come per fare prevenzione, non ci sono finanziamenti e allora si elude la norma. Basta vedere quello che è successo dopo Sarno. Era l’occasione per dare una sterzata, per fare piani che non rimangano carta straccia in un cassetto, ma non è stato fatto niente. Non viene finanziata la difesa del suolo». Ribassi anche del 100% mettono a rischio le opere. In troppi casi, la professione del geologo è al ribasso a volta anche gratuita. Come racconta Roberto Troncarelli presidente del Lazio. «Sono ormai abbastanza frequenti ribassi del 100% praticati da professionisti che caduti i veti normativi non hanno più minimi tariffari da rispettare. Fanno un lavoro solo per farsi pubblicità e farsi una clientela. Ma a questa consulenza a costo zero, corrisponde una scadente qualità del lavoro e una sicurezza delle opere molto bassa». Nel Lazio poi, si taglia anche il servizio sismico e geologico della Regione. «Lo hanno soppresso con la scusa di una falsa riduzione della spesa.

In realtà era l’unico servizio che faceva prevenzione, ma a livello politico e a livello amministrativo la prevenzione non paga come consenso». Nelle conclusioni, la presidente Fagioli sottolinea come «c’è ancora molto da fare perché una scienza ed una professione fondamentali per la pubblica incolumità e per la tranquillità della cittadinanza possano non solo sopravvivere, ma vedersi assegnate anche in Italia, e in Toscana quei ruoli che vengono loro già riconosciuti nella totalità delle nazioni avanzate e nella stragrande maggioranza di quelle in via di sviluppo.

I geologi toscani continueranno ad impegnarsi perché ciò sia fatto».

 

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apr 15 2015

Assicurazione professionale, come confrontare (e scegliere) le polizze

Dagli Architetti di Mantova un documento che aiuta a districarsi nel panorama delle polizze assicurative, con l’obiettivo di aiutare i professionisti ad analizzare correttamente le proposte per scegliere quella più idonea.

A distanza di quasi due anni dalla Riforma delle Professioni, che ha stabilito l’obbligo per i professionisti di stipulare una assicurazione RC per la responsabilità civile e professionale, rimangono le difficoltà di confrontare e scegliere fra le numerose polizze proposte sul mercato. Continua

apr 15 2015

Etica, competenza, trasparenza, separazione dei ruoli: la ricetta degli ingegneri contro la corruzione negli appalti

Etica, competenza, trasparenza, separazione dei ruoli: sono questi gli ingredienti indicati dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri per far cambiare passo al Paese dopo gli ultimi preoccupanti casi di corruzione che hanno facendo emergere un sistema di criminalità all’interno della cabina di comando delle pubbliche amministrazioni. (vai alla Fonte)

Intervenendo sugli recenti casi di corruzione legati alle opere pubbliche, il Presidente del CNI Armando Zambrano ha affermato “Rimettere al centro l’importanza delle competenze, affidando incarichi dirigenziali in una logica di trasparenza e di rotazione dei manager, aprendo sempre di più l’ambito pubblico a giovani preparati e determinati”.

Affermazioni semplice quanto assolutamente condivisibile che mette in luce la voglia del settore professionale di intervenire efficacemente sul vero problema che nell’ultimo decennio ha mortificato il nostro Paese. Se è pur vero che la crisi mondiale ha mortificato il tessuto economico del Paese, bisogna, infatti, riconoscere che quello della corruzione è uno dei problemi principi che chi ci governa dovrebbe affrettarsi a risolvere, perché la corruzione l’Italia non se la può più permettere.

 

Il Presidente Zambrano è, inoltre, intervenuto sui casi di Ingegneri iscritti all’Albo arrestati “La recente riforma, che ha introdotto i Consigli di disciplina terzi rispetto agli organi amministrativi degli Ordini, consente di sanzionare con maggiore tempestività i comportamenti scorretti dei nostri iscritti.

e si reintroducesse l’obbligo per i tecnici che svolgono attività professionale nell’ambito della pubblica amministrazione di essere iscritti all’albo, si consentirebbe agli Ordini di poter concorrere con il proprio controllo deontologico, svolto ora da organi terzi composti da soggetti anche esterni all’Ordine, nominati dal Presidente del Tribunale competente territorialmente, di poter affiancare e supportare l’azione della magistratura a tutela del corretto realizzarsi dell’azione amministrativa”.

 

Il Presidente del CNI è andato oltre parlando del problema della regolamentazione delle società di ingegneria “Vi è un altro vulnus etico nel sistema e riguarda le società di ingegneria. Anche per loro non vige l’obbligo di iscrizione all’albo. Quelle coinvolte in casi di corruzione possono continuare ad operare indisturbate, semplicemente sostituendo il proprio Direttore tecnico sottoposto a giudizio o arrestato. Ciò comporta anche una disparità di trattamento con i professionisti e le società tra professionisti che invece hanno l’obbligo di iscrizione all’albo ed in caso di arresto dei propri titolari o dei propri soci, sono immediatamente e automaticamente sospese dall’albo, con la conseguente impossibilità di continuare ad operare sul mercato”.

Aldilà però dei casi particolari, il Presidente Zambrano ha suggerito una chiave di lettura più generale “Aldilà delle responsabilità personali questi eventi sono originati da un sistema che si fonda su un quadro normativo complesso, reso di fatto inapplicabile dalle centinaia di interventi di modifica che il legislatore ha introdotto e continua a introdurre senza soluzione di continuità.

Questo determina la necessità, nell’emergenza, di derogare ad un quadro normativo inapplicabile, concentrando i poteri decisionali sempre sulle stesse persone”.

Le possibili soluzioni

Esiste una soluzione ai problemi di corruzione del Paese?secondo il Presidente Zambrano sì e suggerisce anche alcuni possibili accorgimenti, semplici e immediatamente applicabili. “Rotazione e ridefinizione delle competenze delle figure dirigenziali che operano nella PA. Gli eventi delle ultime settimane provano la quasi totale mancanza di rotazione delle funzioni dirigenziali, ciò anche a causa del blocco del turn over nelle amministrazioni pubbliche per tagli alle risorse. Si parla oggi di riforma e di rinnovamento della Pubblica Amministrazione, iniziamo a dare sostanza a questa riforma anche attraverso figure professionali appropriate e processi di selezione e valutazione delle competenze che siano corretti e trasparenti”.

Separazione dei ruoli

“Bisogna, inoltre – ha continuato il presidente Zambrano – ripristinare una rigida separazione dei ruoli, che consenta di tagliare alla radice la possibilità di quella commistione di interessi che sta alla basa del fenomeno corruttivo nel settore dei lavori pubblici. Ci significa ricondurre l’appalto integrato di progettazione e costruzione ai limitati casi che la normativa prescrive. Reintrodurre la regola aurea della prima Merloni, con una separazione netta tra attività di progettazione e quella di costruzione, il cui affidamento deve essere reso possibile solo sulla base di un progetto esecutivo. Occorre abrogare la disposizione che consente al concessionario di nominare il direttore dei lavori, il quale ultimo che essere indicato esclusivamente dalla stazione appaltante. L’attività di verifica del progetto, nel caso quest’ultimo sia stato predisposto dagli uffici tecnici interni alla pubblica amministrazione, non deve poter essere svolta dagli stessi uffici ma essere affidata a professionisti esterni”.

Trasparenza

Secondo il Presidente Zambrano “E’ evidente che il settore degli appalti pubblici sia un comparto chiuso, dove a vincere gli appalti sono sempre i soliti soggetti e dove incarichi milionari possono essere affidati senza gara a pochissimi soggetti, sempre gli stessi. E’ necessario rendere trasparenti questi dati, con l’istituzione di una anagrafe nazionale degli affidamenti che possa consentire di evidenziare l’eventuale presenza di posizioni oligopolistiche. Oltre all’azione meritoria dell’Anac, vorremmo vedere anche in questo settore gli interventi dell’Autorità garante della concorrenza che finora è rimasta immotivatamente silente”.

apr 11 2015

Punti vendita carburanti: i criteri per bonifiche e messa in sicurezza

l Decreto 31/2015 del Ministero Ambiente riporta i nuovi criteri semplificati per la caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dei punti vendita carburanti.

Sulla Gazzetta Ufficiale n.68 del 23-3-2015 è stato pubblicato il Decreto 12 febbraio 2015, n. 31 del Ministero Ambiente che riporta i nuovi criteri semplificati per la caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica dei punti vendita carburanti, ai sensi del Codice Ambiente. Leggi Tutto

apr 11 2015

Partita IVA liberi professionisti: quando è obbligatoria?

Un dipendente di azienda pubblica o privata che venisse chiamato saltuariamente a svolgere atti di libera professione per cui si richiede la iscrizione ad un albo profesionale, può rilasciare una ricevuta per prestazione occasionale o é obbligato ad aprire comunque una partita IVA, anche se l’importo della prestazione fosse minore dei limiti consentiti per il rilascio della sola ricevuta per prestazione occasionale?

I liberi professionisti iscritti all’albo che contestualmente all’attività principale svolgono un secondo lavoro dipendente attinente però alla attività professionale che richiedela iscrizone a sdun albo, devono obbligatoriamente aprire la partita IVA.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze con nota del 25 febbraio 2015, prot. n. 4594 ha chiarito che solo impropriamente queste attività collaterali si fanno rientrare nella collaborazioni “occasionali”.

Il caso di specie riguardava un soggetto iscritto all’ albo degli ingegneri e contestualmente titolare di un rapporto di lavoro dipendente con un ente pubblico.

La nota rappresenta quindi una risposta a un documento firmato dal Centro studi del Consiglio nazionale degli ingegneri sulle prestazioni occasionali di professionisti iscritti ad albi.

Ecco dunque quanto stabilito in tema di liberi professionisti e partita IVA obbligatoria.

Il Ministero ha precisato nella nota de qua che, qualora l’attività svolta dal soggetto rientri tra leattività tipiche della professione per il cui esercizio è appunto avvenuta l’iscrizione all’albo, i compensi relativi vanno considerati alla stregua di redditi di lavoro autonomo, con conseguente soggezione integrale degli stessi alla disciplina ad hoc. Questo a prescindere dalla durata del rapporto professionale o dall’entità del corrispettivo.

La nota rappresenta un precedente importante a cui far riferimento per casi analoghi, non rari.

La pronuncia del Ministero dell’Economia e delle Finanze riesce finalmente a fare chiarezza su una questione border line che spesso ha lasciato spazio a comportamenti al limite della legittimità.

A tutti i liberi professionisti in questa situazione quindi viene imposta espressamente l’apertura di una partita IVA.

Il riferimento del Mef si collega a due note diramate dal Cni: la prima (n. 488 del novembre 2014) rappresenta un approfondimento sulle cosiddette prestazioni occasionali rese da quei professionisti per i quali l’attività professionale rappresenti un surplus rispetto una primaria attività lavorativa legata a rapporti di lavoro subordinato in qualità di dipendenti pubblici o privati; la seconda (n. 31/2015) è in risposta alle numerose richieste di chiarimento ricevute dal Consiglio nazionale.

apr 11 2015

Guide turistiche (gratuite) di Perugia

Segnalo con piacere questo link del sito del comune di Perugia dove sono gratuitamente scaricabili (PDF) alcune guide turistiche di Perugia in varie lingue: GUARDA

apr 01 2015

Etica, competenza, trasparenza, separazione dei ruoli: la ricetta degli ingegneri contro la corruzione negli appalti. A cura di Gianluca Oreto

Etica, competenza, trasparenza, separazione dei ruoli: sono questi gli ingredienti indicati dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri per far cambiare passo al Paese dopo gli ultimi preoccupanti casi di corruzione che hanno facendo emergere un sistema di criminalità all’interno della cabina di comando delle pubbliche amministrazioni. A cura di Gianluca Oreto La Fonte

Intervenendo sugli recenti casi di corruzione legati alle opere pubbliche, il Presidente del CNI Armando Zambrano ha affermato “Rimettere al centro l’importanza delle competenze, affidando incarichi dirigenziali in una logica di trasparenza e di rotazione dei manager, aprendo sempre di più l’ambito pubblico a giovani preparati e determinati”. Affermazioni semplice quanto assolutamente condivisibile che mette in luce la voglia del settore professionale di intervenire efficacemente sul vero problema che nell’ultimo decennio ha mortificato il nostro Paese. Se è pur vero che la crisi mondiale ha mortificato il tessuto economico del Paese, bisogna, infatti, riconoscere che quello della corruzione è uno dei problemi principi che chi ci governa dovrebbe affrettarsi a risolvere, perché la corruzione l’Italia non se la può più permettere.

Il Presidente Zambrano è, inoltre, intervenuto sui casi di Ingegneri iscritti all’Albo arrestati “La recente riforma, che ha introdotto i Consigli di disciplina terzi rispetto agli organi amministrativi degli Ordini, consente di sanzionare con maggiore tempestività i comportamenti scorretti dei nostri iscritti. Se si reintroducesse l’obbligo per i tecnici che svolgono attività professionale nell’ambito della pubblica amministrazione di essere iscritti all’albo, si consentirebbe agli Ordini di poter concorrere con il proprio controllo deontologico, svolto ora da organi terzi composti da soggetti anche esterni all’Ordine, nominati dal Presidente del Tribunale competente territorialmente, di poter affiancare e supportare l’azione della magistratura a tutela del corretto realizzarsi dell’azione amministrativa”.

Il Presidente del CNI è andato oltre parlando del problema della regolamentazione delle società di ingegneria “Vi è un altro vulnus etico nel sistema e riguarda le società di ingegneria. Anche per loro non vige l’obbligo di iscrizione all’albo. Quelle coinvolte in casi di corruzione possono continuare ad operare indisturbate, semplicemente sostituendo il proprio Direttore tecnico sottoposto a giudizio o arrestato. Ciò comporta anche una disparità di trattamento con i professionisti e le società tra professionisti che invece hanno l’obbligo di iscrizione all’albo ed in caso di arresto dei propri titolari o dei propri soci, sono immediatamente e automaticamente sospese dall’albo, con la conseguente impossibilità di continuare ad operare sul mercato”.

Aldilà però dei casi particolari, il Presidente Zambrano ha suggerito una chiave di lettura più generale “Aldilà delle responsabilità personali questi eventi sono originati da un sistema che si fonda su un quadro normativo complesso, reso di fatto inapplicabile dalle centinaia di interventi di modifica che il legislatore ha introdotto e continua a introdurre senza soluzione di continuità. Questo determina la necessità, nell’emergenza, di derogare ad un quadro normativo inapplicabile, concentrando i poteri decisionali sempre sulle stesse persone”.

 Le possibili soluzioni

Esiste una soluzione ai problemi di corruzione del Paese?secondo il Presidente Zambrano sì e suggerisce anche alcuni possibili accorgimenti, semplici e immediatamente applicabili. “Rotazione e ridefinizione delle competenze delle figure dirigenziali che operano nella PA. Gli eventi delle ultime settimane provano la quasi totale mancanza di rotazione delle funzioni dirigenziali, ciò anche a causa del blocco del turn over nelle amministrazioni pubbliche per tagli alle risorse. Si parla oggi di riforma e di rinnovamento della Pubblica Amministrazione, iniziamo a dare sostanza a questa riforma anche attraverso figure professionali appropriate e processi di selezione e valutazione delle competenze che siano corretti e trasparenti”.

Separazione dei ruoli

“Bisogna, inoltre – ha continuato il presidente Zambrano – ripristinare una rigida separazione dei ruoli, che consenta di tagliare alla radice la possibilità di quella commistione di interessi che sta alla basa del fenomeno corruttivo nel settore dei lavori pubblici. Ci significa ricondurre l’appalto integrato di progettazione e costruzione ai limitati casi che la normativa prescrive. Reintrodurre la regola aurea della prima Merloni, con una separazione netta tra attività di progettazione e quella di costruzione, il cui affidamento deve essere reso possibile solo sulla base di un progetto esecutivo. Occorre abrogare la disposizione che consente al concessionario di nominare il direttore dei lavori, il quale ultimo che essere indicato esclusivamente dalla stazione appaltante. L’attività di verifica del progetto, nel caso quest’ultimo sia stato predisposto dagli uffici tecnici interni alla pubblica amministrazione, non deve poter essere svolta dagli stessi uffici ma essere affidata a professionisti esterni”.

Trasparenza

Secondo il Presidente Zambrano “E’ evidente che il settore degli appalti pubblici sia un comparto chiuso, dove a vincere gli appalti sono sempre i soliti soggetti e dove incarichi milionari possono essere affidati senza gara a pochissimi soggetti, sempre gli stessi. E’ necessario rendere trasparenti questi dati, con l’istituzione di una anagrafe nazionale degli affidamenti che possa consentire di evidenziare l’eventuale presenza di posizioni oligopolistiche. Oltre all’azione meritoria dell’Anac, vorremmo vedere anche in questo settore gli interventi dell’Autorità garante della concorrenza che finora è rimasta immotivatamente silente”.

mar 23 2015

Riforma del Catasto, la proposta dei Geometri

Il Consiglio Nazionale dei Geometri propone un nuovo sistema di calcolo e gestione dei dati per potenziare la Riforma del Catasto facedola diventare una best practise internazionale.

Rendere la Riforma del Catasto un’occasione per favorire una fiscalità sugli immobili più equa, trasparente, semplificata e finalizzata alla crescita: è l’obiettivo del Consiglio Nazionale Geometri, che scende in campo con una proposta e una simulazione concreta sulla Riforma del Catasto, presentandola al convegno “Catasto 2.0“, organizzato sabato 21 marzo nell’ambito dell’exhibition “MADEexpo“, in un confronto con l’Agenzia delle Entrate.

Riforma del Catasto: ecco come funziona

Fra i relatori, oltre a Maurizio Savoncelli e Antonio Benvenuti, Presidente e Vice Presidente di CNGeGL (Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati), Gianni Guerrieri, Direttore Centrale OMISE – Agenzia delle Entrate, e Franco Maggio, Direttore Centrale Catasto e Cartografia – Agenzia delle Entrate. Ricordiamo che la Riforma del Catasto, contenuta nella delega fiscale, ha compiuto i primi passi con il decreto per la formazione delle Commissioni Censuarie, che dovranno appunto rivedere le rendite catastali, con criteri che le avvicinino maggiormente ai valori di mercato.

Vediamo quali sono le proposte del Consiglio Nazionale dei Geometri. L’idea di base è quella di non limitare la trasformazione alla rettifica dei valori patrimoniali degli immobili e delle rendite catastali, ma di cambiare il metodo di calcolo dell’imponibile. L’idea è di applicare una funzione estimativo-statistica, basata per il patrimonio sul valore di mercato dell’immobile, e per la rendita sul probabile canone lordo al quale l’immobile può essere locato. Si tratta di un metodo relativamente semplice, che consente di raggiungere velocemente l’obiettivo anche disponendo di pochi dati sull’immobile.

I Geometri argomentano sottolineando i seguenti punti a favore:

la gradualità: le valutazioni iniziali possono essere migliorate via via che si rendono disponibili informazioni più dettagliate come, per esempio, le caratteristiche tecniche dell’immobile e prezzi di mercato più aggiornati;

l’equità di applicazione per tutti gli immobili e una lettura aggiornata dell’intero patrimonio immobiliare del Paese;

la trasparenza nei confronti del contribuente, che viene messo in condizione di comprendere e verificare il processo di revisione del sistema estimativo, con una conseguente drastica diminuzione del contenzioso e dei costi sociali associati;

la semplicità per tecnici e contribuenti, che possono attraverso le funzioni di stima lineari operare confronti e verifiche evitando contenziosi tributari;

l’attendibilità: applicando metodologie di calcolo estimative e procedure statistiche e calcoli consente maggiore aderenza dei risultati alle realtà del mercato.

I Geometri propongono anche la creazione di un Catasto Dinamico, una banca dati in grado di contrastare l’obsolescenza e la staticità dell’attuale sistema censuario, attraverso la registrazione in tempo reale delle modifiche del territorio e del mercato immobiliare. Gli obiettivi indicati si possono perseguire anche grazie alle norme previste dalla Riforma dalla Catasto, come il passaggio dai vani ai metri quadri per determnare la rendita catastale, che rende il sistema più omogeneo e vicino al mercato. I geometri insistono poi su due punti:

la creazione di nuove competenze (e qui entrano in gioco le categorie professionali in grado di fare idagini sugli immobili): si pensa a riconoscere ai professionisti lo status di pubblici ufficiali per svolgere perizie ineccepibili, autorevoli e funzionali;

la collaborazione fra Comuni, professionisti, e cittadini: per stimolare i contribuenti, si propone in particolare un credito d’imposta a parziale compensazione delle spese sostenute per contribuire all’aggiornamento degli archivi catastali, presentando denuncia dello stato reale e del proprio immobile.

Secondo il Consiglio dei Geometri, questo sistema rappresenterebbe una best practise a livello internazionale. «Il nostro paese – spiega Maurizio Savoncelli -, è fortemente penalizzato dalla mancanza dei dati», e deve «riconquistare la posizione di prim’ordine» che aveva «nel 1940, con l’avvento delle operazioni di accertamento e classamento dell’allora Nuovo Catasto Edilizio Urbano». Però, conclude il presidente del CNGeGL, facciamo attenzione a non confondere «la tassazione con la definizione di un archivio imponibile certo. Nel primo caso, i coefficienti vengono decisi dalla politica, nel secondo, il geometra può divenire un “alleato” prezioso». (Fonte: il video sulla proposta del CNGeGL)

mar 19 2015

Sicurezza nei cantieri: intervista all’Arch. Giancarlo Maussier, presidente di Federarchitetti Roma. A cura di Marco Brezza

Anche quest’anno Federarchitetti organizza la Giornata Nazionale per la Sicurezza nei Cantieri. Si tratta della sesta edizione della importante manifestazione che si svolgerà a Roma il 26 Marzo 2015, presso l’acquario Romano, in piazza Manfredo Fanti 47 (e contemporaneamente in altre città italiane: Milano, Parma, Rimini, Avezzano, Benevento, Caserta, Salerno e Catania). L’idea è quella di promuovere e sviluppare capillarmente una vera e propria “cultura della sicurezza”, affinché essa diventi un patrimonio condiviso da tutti (operatori e non) del comparto edile, del mondo del lavoro, insomma, dell’intera collettività.

Per saperne di più sulla manifestazione e per comprendere meglio come si definisce il tema della sicurezza in cantiere nell’attuale dibattito, la redazione di Ediltecnico ha raggiunto il presidente di Federarchitetti Roma, l’Arch. Giancarlo Maussier, per una intervista.

Ediltecnico: Gli architetti sono protagonisti della sicurezza in ambito edile: come questa figura si sta confrontando nell’attualità con il fondamentale ed ineludibile tema della sicurezza sul cantiere?

Giancarlo Maussier: Gli architetti, insieme agli altri rappresentanti delle professioni tecniche quali ingegneri, geometri e periti vengono largamente impiegati nei cantieri edili con ruoli di elevatissima responsabilità, per i quali la più modesta delle inadempienze viene pesantemente sanzionata, dal momento che essi si devono occupare della sicurezza e dell’incolumità delle persone. Purtroppo i professionisti che hanno ruoli e responsabilità per la sicurezza nei cantieri, come ho avuto modo di affermare più volte, sono schiacciati tra gli interessi dei committenti, che vogliono spendere il meno possibile, e quelli delle imprese che vogliono guadagnare il massimo possibile, e sono quindi vittime di questo meccanismo perverso che rende loro molto difficile garantire la sicurezza, in quanto vengono nominati (e pagati) dal committente, che alla fine preferisce un professionista più indulgente che gli eviti quindi il ricatto di un’impresa che pretende compensi maggiori .

Ediltecnico: Gli infortuni sul lavoro continuano ad essere molto diffusi nel settore costruzioni: si stanno facendo passi in avanti in materia di sicurezza per limitare tali accadimenti? In quale modo?

Maussier: I dati sugli infortuni e le morti bianche rappresentano invero un quadro complessivo in calo significativo, ma ciò non è dovuto tanto ad una diminuzione in assoluto di tali eventi negativi, quanto ad un sensibile e ridotto impiego di manodopera conseguente alla crisi che attanaglia il comparto delle costruzioni. Si stanno comunque facendo passi in avanti a livello nazionale e periferico e molti di più se ne possono fare per promuovere in ogni ambito la “cultura della sicurezza”, che, nel nostro paese è un vero e proprio prodotto di eccellenza del quale possiamo andare orgogliosi. Noi di Federarchitetti siamo da anni impegnati su questo fronte in particolare con le “Giornate Nazionali per la Sicurezza nei Cantieri”, giunte quest’anno alla sesta edizione, che hanno visto gratificato l’impegno profuso dal nostro Sindacato con prestigiosi riconoscimenti quali le sei medaglie di rappresentanza della Presidenza della Repubblica e i patrocini, tra gli altri, della Presidenza del Senato, della Presidenza della Camera, e della Presidenza del Consiglio.

Ediltecnico: Sono in corso alcuni cambiamenti che stanno caratterizzando la figura del coordinatore della sicurezza nell’ultimo periodo?

Maussier: A dire il vero non si registrano significativi cambiamenti sul piano normativo per questa figura, oltre che i suoi ruoli e le sue responsabilità, fatta eccezione per alcuni documenti di cantiere in versione semplificata, quali il PSC (Piano di Sicurezza e di Coordinamento) a cura del coordinatore, il POS (Piano Operativo di Sicurezza) a cura dell’impresa, e altri documenti. Per dirla tutta, si tratta di semplificazioni di facciata che comportano comunque sostanzialmente gli stessi impegni di prima. Il vero problema è che, come più volte segnalato e lamentato, tutte i protagonisti del comparto edile, ovvero le imprese e gli operai sono ampiamente rappresentate nella Commissione permanente consultiva di cui si parla nel d.lgs. 81/2008 (il Testo Unico per Sicurezza nei Luoghi di lavoro, ndr), ad eccezione dei professionisti che operano quotidianamente con ruoli di responsabilità e che potrebbero pertanto dare un contributo concreto per un miglioramento e/o un aggiornamento normativo.

Ediltecnico: L’importanza della formazione (“è un’opportunità non un obbligo”, affermava lei stesso un paio di anni fa intervistato da RaiNews24) per esercitare le funzioni di coordinamento sicurezza nei cantieri. A oggi qual è la risposta dei tecnici? La formazione è percepita come un valore aggiunto o come un obbligo da espletare il prima possibile?

Maussier: Un paio di anni orsono, a proposito dell’obbligo di aggiornamento quinquennale per i coordinatori della sicurezza previsto dall’Allegato XIV del d.lgs. 81/2008, mi piaceva parlare di opportunità, piuttosto che di obbligatorietà, in quanto, a prescindere dall’obbligo ritenevo, e ritengo, utile e opportuno un aggiornamento normativo e un “ripasso” della materia. Devo dire però che, a distanza di qualche hanno, abbiamo riscontrato un calo sensibile nelle iscrizioni ai corsi di aggiornamento che Federarchitetti propone, ma ciò è sostanzialmente dovuto ad un ridotto interesse dei colleghi conseguente ad una ridottissima attività professionale. Sono moltissimi i colleghi, da me sentiti, che preferiscono aspettare l’incarico professionale di coordinatore per frequentare un corso, sia pure in “zona Cesarini”.

Ediltecnico. Quale sarà il tema principale che caratterizzerà questa Sesta Giornata Nazionale per la Sicurezza nei Cantieri? Suggerisce tre motivi per i quali è importante partecipare alla giornata?

Maussier: Il tema che caratterizza la Sesta Giornata Nazionale per la Sicurezza nei Cantieri è Rischincantiere. Ci siamo cioè proposti di affrontare il problema dei principali rischi presenti nei cantieri edili (rischio elettrico, rischio caduta dall’alto, ecc.) che sono stati trattati sia nella rivista sia in un concorso fotografico bandito per la prima volta quest’anno da Federarchitetti che, già dalla prima edizione ha avuto un buon riscontro sia sul piano quantitativo che qualitativo.

mar 15 2015

La “merce” più preziosa?

 

Le BUONE IDEE!


mar 14 2015

Servizi di Architettura e Ingegneria: il commento dei Geologi alle nuove linee guida ANAC

In un panorama complessivo connotato da forti criticità e da un quadro normativo farraginoso e conflittuale che determina una sempre maggiore penalizzazione delle libere professioni (in particolare di quelle di area tecnica) non possiamo non accogliere con moderato ottimismo e con un certo grado di soddisfazione la pubblicazione della determinazione 25 febbraio 2015, n. 4 dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) recante “Linee guida per l’affidamento dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria”. Tratto da www.lavori pubblici.it

 La pubblicazione segue la fase di consultazione pubblica avviata dall’Autorità durante la quale la Rete delle Professioni Tecniche, per il tramite di un tavolo tecnico appositamente istituito, ha formulato le proprie osservazioni e considerazioni tese in sintesi alla risoluzione delle seguenti criticità:

La scarsa o errata applicazione da parte delle stazioni appaltanti del D.M. 143/2013 per la determinazione degli importi da porre a base di gara;

Il diffuso utilizzo del criterio di aggiudicazione del prezzo più basso con il conseguente fenomeno dilagante dei ribassi eccessivi che comportano scarsa qualità della progettazione e criticità in fase di realizzazione delle opere;

La limitazione alla partecipazione alle gare dei professionisti più giovani ed agli studi professionali di piccole dimensioni attraverso l’introduzione di requisiti di fatturato e di organico minimo fortemente penalizzanti.

In relazione a tali criticità la rete delle Professioni Tecniche aveva formulato una serie di proposte che hanno trovato solo un parziale accoglimento.

Tuttavia, con particolare riferimento a ciò che attiene alla peculiarità della nostra professione, al di là di alcune forzature interpretative della norma su aspetti particolari, il giudizio complessivo deve tener conto dell’indirizzo generale che sostanzialmente si fa carico delle riserve espresse e traccia una linea di comportamento per le stazioni appaltanti che non potranno più derogare da alcuni principi fondamentali imposti dalla norma.

Tra le specificazioni più rilevanti si segnalano in sintesi:

L’obbligo per le stazioni appaltanti di determinare i corrispettivi per i servizi di ingegneria e architettura applicando rigorosamente le aliquote di cui al d.m. 143/2013 predisponendo un quadro analitico delle prestazioni (suddivise per classi e categorie) da affidare e dei relativi corrispettivi da porre a base di gara.

L’obbligo, per motivi di trasparenza e correttezza, di riportare nella documentazione di gara il procedimento adottato per il calcolo dei compensi posti a base di gara al fine di consentire ai potenziali concorrenti di verificare la congruità dell’importo fissato e l’assenza di eventuali errori di impostazione o calcolo

Il richiamo alla applicazione dell’Art. 266 del Regolamento (DPR 207/2010) e dunque all’utilizzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, con riferimento alle procedure aperte da utilizzare per gli affidamenti superiori a 100,000 euro, che appare il più idoneo a garantire una corretta valutazione della qualità delle prestazioni offerte dagli operatori economici.

La specificazione (Par. 6.1), sempre nell’ambito di affidamenti per mezzo del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, di stringenti criteri per disincentivare la formulazione di ribassi eccessivi e garantire la selezione di progetti di qualità.

La specificazione dei criteri, relativamente alla formazione degli elenchi di operatori economici da cui attingere per l’affidamento di prestazioni sotto la soglia dei 100.000 euro attraverso procedure negoziate, finalizzati a garantire la trasparenza, il divieto di cumulo di incarichi, la rotazione nella scelta dei nominativi a cui rivolgere la richiesta di offerta.

In ultimo non possiamo non rilevare che la Determinazione in questione riporta al Paragrafo 1 (Inquadramento generale), tra gli elementi di base, la previsione normativa di cui all’art. 91, co. 3, del Codice, in base alla quale non è consentito il subappalto di prestazioni relative alla redazione della relazione geologica con la conseguente deduzione che: “… nel gruppo di progettazione, sia presente almeno un geologo, ove siano necessarie tali prestazioni”. Tale riferimento, che si potrebbe semplicisticamente derubricare a semplice richiamo normativo, assume in realtà una valenza particolare in relazione al fatto che ancora oggi la violazione di tale previsione di Legge rappresenta una delle più frequenti cause di impugnativa dei bandi per via giudiziaria da parte degli Ordini Territoriali.

A cura di Paolo Cappadona – Consiglio Nazionale Geologi

mar 13 2015

Norme tecniche per le costruzioni, ecco il testo approvato dal CSLLPP

Consiglio Nazionale degli Ingegneri: ragionevole ipotizzare che le nuove NTC saranno pubblicate entro la fine di quest’anno.

A distanza di quasi quattro mesi dall’approvazione da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, è stato diffuso il testo delle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni.

La bozza delle nuove NTC, che sostituiranno le NTC 2008, è stata pubblicata dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI).

Il testo – spiega il CNI – è stato inviato al Ministero delle Infrastrutture per l’iter legislativo, che prevede: il concerto tra Ministero delle Infrastrutture e Ministero dell’Interno, il parere del Dipartimento della Protezione Civile e della Conferenza Stato-Regioni, la verifica di coerenza con la normativa in sede europea. Continua

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