APPALTI, LE PROPOSTE DEGLI ARCHITETTI (vai alla fonte)
Un limite ai subappalti, contenere le “gare miste”, affidare l’incarico a chi vince la gara. L’Ordine degli architetti di Firenze ha presentato le sue idee per integrare il nuovo Codice degli appalti durante un convegno alla presenza del viceministro Nencini
Andrea Tani
Appalti misti sì, ma solo in casi limitati. Mettere un freno ai subappalti, affidare l’incarico ai vincitori del concorso, incentivare i piccoli studi di progettazione: sono alcune delle proposte lanciate dall’Ordine degli architetti di Firenze in materia di appalti durante l’iniziativa sul tema che si è svolta stamani a Firenze. Tra i relatori, il viceministro alle Infrastrutture e ai trasporti Riccardo Nencini e l’onorevole Raffaella Mariani, rappresentante dell’VIII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici alla Camera.
UN PASSO IN AVANTI. MA NON BASTA
“Il nuovo Codice degli appalti recentemente approvato dal Consiglio dei ministri – sostengono gli architetti fiorentini – rappresenta un importante passo in avanti nella regolamentazione della materia. Atteso da anni, promuove il ricorso ai concorsi di progettazione, mette un freno alla pratica del ‘massimo ribasso’, dà spazio alla sostenibilità e dovrebbe prevedere dei meccanismi vantaggiosi per le piccole e medie imprese”.
Eppure avrebbe bisogno di qualche altra miglioria, secondo gli architetti fiorentini. Innanzitutto, servirebbe rendere stringente per la stazione appaltante l’obbligo di affidare al vincitore di un concorso anche l’incarico e non solo un premio come invece accade al momento. “Il nuovo Codice, infatti, come è adesso – dicono gli architetti in una nota – non pone rimedio al paradosso per il quale spesso chi vince un concorso poi vede realizzare il suo progetto da altri”.
Per l’Ordine di Firenze, inoltre, sarebbe opportuno ricorrere solo in via eccezionale agli appalti misti per la progettazione e l’esecuzione di un’opera. “La commistione tra esecuzione e progettazione è a nostro parere contro il pubblico interesse, dato l’evidente conflitto di interessi tra progettazione e impresa. L’impiego di appalti misti, quindi, potrebbe essere limitato ad esempio ai casi in cui l’elemento tecnologico superi il 70% dell’importo complessivo dei lavori”.
UN TETTO AI SUBAPPALTI
Altra questione i subappalti. “Siamo d’accordo – dicono gli architetti – con il presidente dell’Anac Raffaele Cantone quando obietta che il nuovo Codice degli appalti non pone un tetto al subappalto.Tale deregulation avrà ripercussioni negative sulla trasparenza e la qualità dei lavori”. Infine, gli architetti chiedono maggiore attenzione agli studi di progettazione. “A Firenze – dicono – come del resto su tutto il territorio nazionale, la maggior parte degli studi sono di piccole dimensioni. Si corre seriamente il rischio di escluderli dagli incarichi piccoli e medi, con forti ripercussioni sull’economia, se non ci sarà una reale presa di posizione nella scrittura finale del Codice.