N° 24576 - 26/04/2014 16:30 - Stampa - -
DISCUSSIONE DELLA SETTIMANA
Pubblicità degli Appalti solo in Rete così non si tutela la Trasparenza
Il governo ha deciso la cancellazione dell’obbligo di pubblicare i bandi di gara sui quotidiani.
di Nicola Saldutti
Se c’è un mondo nel quale la trasparenza viene considerata troppo spesso un optional , è quello degli appalti pubblici. Un mondo che vale per l’Italia qualcosa come 30 miliardi di euro. Decine di Comuni, enti, istituzioni, lo stesso governo: sono migliaia gli appalti messi in gara. Quei bandi pubblici (e pubblicati) che consentono alle imprese di mettersi in competizione.
Decisiva, appare dunque la trasparenza di queste competizioni. Bene, il governo ha deciso che la via (unica) per raggiungere questo obiettivo dovrà passare attraverso la cancellazione dell’obbligo di pubblicare i bandi di gara sui quotidiani. Una scelta legata a risparmi ipotizzati in una fascia compresa tra 75 e 100 milioni di euro. Il motivo? La strada individuata è quella della forma digitale. Eppure c’è qualcosa che manca (al di là dell’effetto negativo che gli stessi quotidiani sarebbero costretti a subire): nel decreto sviluppo bis emanato dal governo Monti era prevista una norma che automaticamente avrebbe fatto risparmiare risorse allo Stato. Come? La spesa di pubblicazione dei bandi doveva essere in carico alle imprese vincitrici delle gare. Come dire: hai vinto la gara anche grazie a quel bando del quale sei venuto a conoscenza, è giusto che paghi quel servizio reso dal quotidiano su cui è stato pubblicato.
Un ragionamento di mercato, zero statalismo. Peccato però che quella norma, in vigore dal gennaio 2013, sia rimasta in gran parte inapplicata: soltanto sei uffici su dieci si sono fatti rimborsare le spese. Lo Stato, nelle sue varie forme. ha così perso per strada circa 50 milioni di euro.
Basterebbe semplicemente applicare quella legge per risparmiare. Certo, le pieghe del bilancio pubblico sono contorte ma suona come paradossale avere le regole che prevedono il pagamento da parte dei privati e non applicarle.
Con un’altra conseguenza, questa volta più sottile: è vero che tutto quello che viaggia online è trasparente per definizione ma forse, nel caso degli appalti, rischia di essere una trasparenza soltanto formale.