N° 24387 - 10/04/2014 20:00 - Stampa - -
DISCUSSIONE DELLA SETTIMANA
Crediti Formativi Professionali (CFP), la risposta del Presidente dei Geologi Gian Vito Graziano
Il Presidente del Consiglio nazionale dei Geologi in merito all’articolo “Crediti formativi e Tariffe professionali: dove sta la perequazione?” pubblicato recentemente
“Per molti versi condivido i contenuti dell’articolo, ma non per tutti.
Sull’aggiornamento professionale ad esempio la mia opinione è diversa da quella espressa dall’articolo: io ritengo che questa può essere un’occasione di crescita per le categorie professionali, ma bisogna lavorare per rendere i corsi dei veri e propri eventi formativi e non passerelle o prebende per società di formazione.
Per quanto ci riguarda, noi geologi, dopo 6 anni di obbligo di aggiornamento, stiamo puntando molto sulla qualità dei corsi e soprattutto di chi li fornisce.
Abbiamo già accreditato enti di formazione come Italferr, Anas, Sigea, ecc. e ci aggingiamo a farlo con altre società molto qualificate, sbarrando la strada a gente improvvisata. La qualità non è semplice da raggiungere, ma neanche impossibile. Occorre conoscere alcuni meccanismi per evitare alcune storture nel sistema, che anche noi geologi, in 6 anni, abbiamo avuto. Ma ti assicuro che dopo 6 anni qualcosa abbiamo imparato.
Frequentando gli organismi di rappresentanza europea dei geologi, dove quasi tutti i Paesi membri fanno aggiornamento professionale, ti assicuro che la nostra posizione di geologi italiani è molto migliorata in termini di credibilità da quando abbiamo imposto questo obbligo.
L’articolo, in verità, voleva essere una provocazione sulla sperequazione tra l’operato del governo nei confronti della libera professione con l’eliminazione delle tariffe professionali e l’obbligo dei crediti formativi ma, in ogni caso, lungi da me la voglia di non essere d’accordo sulla formazione!
Il problema vero (ed è quello che ho potuto constatare personalmente) riguarda la possibilità concreta che la formazione diventi solo la rincorsa ai CFP e ai corsi che a meno prezzo diano più crediti. E, quindi, come affermato nell’articolo diMagnaschi su Italia Oggi “un’offesa per i professionisti seri e una foglia di fico per i professionisti scadenti“.
Così com’è strutturata la formazione diventerà solo un’operazione di massa in cui, sotto il pungolo dei CFP, centinaia di professionisti saranno costretti ad presenziare (a volte senza ascoltare) a corsi su argomenti per i quali non hanno alcun interesse!
Operazione di massa che consentirà a taluni Ordini la sistemazione dei propri bilanci facendo pagare agli iscritti la certificazione dei CF non in funzione del tipo di corso/seminario ma soltanto in funzione del numero di crediti rilasciati!
Per fare un esempio, vorrei sapere quale formazione ottiene un professionista che si occupa di impiantistica o di arredamento nell’ascoltare un seminario sull’abusivismo edilizio? In queste condizioni si intraprende solo un percorso di “bambinificazione”umiliante per i professionisti più seri. E vorrei comprendere perché l’importo da versare per aver rilasciato il certificato sui CF debba essere parametrato al numero dei crediti (in certi Ordini per 1 credito il costo è di 5,00 Euro, per 6 crediti il costo è di 30,00 Euro)!
Mi fa piacere che il Consiglio Nazionale dei Geologi stia puntando sulla qualità dei corsi e di chi li fornisce ma credo, in ogni caso, che sarebbe interessante puntare su una formazione libera e non obbligatoria che, paradossalmente, può diventare, per i professionisti interessati ad ottenere soltanto i crediti utili ad evitare il provvedimento disciplinare, una costosa perdita di tempo.
Ma in quale società libera di tipo occidentale è possibile una situazione simile? Crediamo veramente ad un professionista con il “bollino” e crediamo che un professionista debba essere certificato soltanto per i crediti formativi che ottiene e non per le sue competenze e le sue realizzazioni?
Riteniamo che un professionista possa valere soltanto se ha raggiunto un dato nunero di crediti formativi senza alcun riferimento alla sua reale attività professionale o, invece, siamo dell’opinione che debba essere il mercato a fare quella naturale selezione che, ovviamente, scaturisce dalla preparazione e dalla formazione dei professionisti stessi?
Io credo in una naturale selezione del mercato ma, contestualmente, non sono contro la formazione e non potrei esserlo perché non avrei dedicato molti anni della mia vita all’insegnamento universitario. Sono contro la generalizzazone, l’obbligatorietà e la massificazione della formazione e credo che quella dei professionisti non può essere ottenuta con un progressivo effetto “rincorsa” al CFP.
A cura di arch. Paolo Oreto