N° 23583 - 26/01/2014 12:44 - Stampa - -

DISCUSSIONE DELLA SETTIMANA

Gare di progettazione, tagliato fuori il 97% dei professionisti

Le professioni tecniche all’Antitrust: l’84% degli studi ha un solo addetto ma il mercato è riservato alle grosse società.

Più del 97% dei professionisti italiani è escluso dalle gare d’appalto per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura. È quanto emerge dal monitoraggio dell’Agenzia delle Entrate per l’applicazione degli studi di settore.

Il dato, ripreso dal coordinamento tra le professioni dell’area tecnica in materia di lavori pubblici, è stato segnalato all’Autorità del Garante della Concorrenza e del mercato e al Governo in modo da sollecitare una serie di modifiche normative.

Come evidenziato dal coordinamento, che raggruppa i Consigli Nazionali di architetti, ingegneri, geometri, geologi, agrotecnici, dottori agronomi e dottori forestali, periti agrari e periti industriali, i limiti imposti dall’articolo 263 del Dpr 207/2010, Regolamento attuativo del Codice Appalti, legati a fatturato globale, lavori realizzati negli ultimi dieci anni, svolgimento di servizi e numero medio annuo del personale tecnico utilizzato negli ultimi tre anni, sono insostenibili e non proporzionati alla realtà in cui opera la stragrande maggioranza dei professionisti. Le disposizioni impediscono inoltre l’accesso di nuovi professionisti sul mercato.

Prendendo come riferimento un periodo di imposta precedente alla crisi, sottolinea il coordinamento, emerge che il numero medio di strutture professionali con un addetto è pari all’84,5%, mentre quelle con un numero di addetti da 1 a 3 rappresentano il 10,5% del totale. Le percentuali si riducono al crescere del numero di addetti. Le società che contano da 3 a 5 professionisti sono il 2,3% e quelle con un numero di addetti da 5 a 10 sono l’1,7%.

Ne consegue che, spiegano i professionisti del coordinamento, se in una gara la stazione appaltante fissa un numero di addetti tra 5 e 10 si crea una chiusura del mercato pari al 97,3%. Si arriva a questa cifra sommando l’84,5%, il 10,5% e il 2,3% rappresentato dalle realtà professionali di dimensioni inferiori.

 

Il mercato dei lavori pubblici, lamenta il coordinamento, sembra quindi riservato alle grosse società di professionisti. Una situazione che si pone in contrasto con il diritto comunitario e i principi dello Small Business Act, che mirano a favorire la competitività delle piccole e medie imprese, e alla quale non si può rimediare ricorrendo all’avvalimento.

Sulla base di queste osservazioni il coordinamento delle otto professioni ha chiesto all’Autorità del Garante della Concorrenza e del mercato un intervento normativo per la modifica delle disposizioni che determinano distorsioni della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato.

Ma non solo, perché gli otto Consigli nazionali hanno portato all’attenzione del Governo altre proposte per dare nuove opportunità di lavoro a professionisti, imprese, come il rilancio dei concorsi di idee e di progettazione quale strumento di selezione fondato esclusivamente sulla qualità del progetto, la garanzia di maggiore trasparenza nella composizione delle commissioni giudicatrici per le procedure di affidamento caratterizzate da una notevole discrezionalità e la riduzione dei ribassi eccessivi dei compensi, che oggi sfiorano la soglia dell’80%.