N° 29150 - 08/11/2015 11:33 - Stampa - -
DISCUSSIONE DELLA SETTIMANA
Terni: «Quel vizietto chiamato cemento»
di Lorenzo Carletti
Segretario Prc Terni
La speculazione edilizia è un male che si è protratto per lunghi anni nella nostra città, stravolgendo drasticamente il tessuto paesaggistico e ambientale che di Terni ne aveva fatto la storia.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) in un indagine pubblicata nel 2014, ha stimato che nel 2008 a Terni si è raggiunto un consumo del suolo di 2.575 ettari all’anno, pari al 12,2% del territorio comunale.
Uno sviluppo non adeguamente pianificato, ha dato origine all’insediamento dal centro urbano verso l’esterno, di nuclei abitativi di notevoli dimensioni, con ampiezze ben più grandi rispetto a quelle di altre città con pari numero di abitanti.
Oggi, dopo la pesante crisi e l’arresto della crescita demografica, ci troviamo di fronte a innumerevoli aree con cantieri abbandonati e opere incompiute, che si accompagnano a palazzine semivuote, a causa delle forti difficoltà economiche che attanagliano la maggioranza dei cittadini.
Basti pensare a zone come Toano,Tuillo, o Santa Maria Maddalena, dove l’accaparramento di terreni agricoli a basso costo e la complicità di una mala amministrazione, ha permesso negli anni passati l’edificazione di nuove aree residenziali dalle cubature spropositate.
Enormi le difficoltà che i residenti vi si trovano a dover affrontare: oltre al disagio di vivere fra i cantieri abbandonati, che spesso diventano luogo di malaffare, si scontrano contro servizi carenti e opere di urbanizzazione che non sono state mai realizzate, da quelli stessi costruttori, che spesso mantengono titolarità sui terreni non ancora edificati.
Eppure, nonostante i risultati di anni di scellerate scelte siano ancora oggi sotto gli occhi di tutti, il Partito Democratico non ha trovato di meglio per rilanciare una morente economia che dare l’avvio,con il recente regolamento edilizio approvato,ad una nuova stagione di cementificazione selvaggia.
L’idea parte dalla Regione, dove la Presidente Marini,è stata molto chiara sul tema: il nuovo regolamento prevederà un taglio del 20% sul costo degli oneri di urbanizzazione per la realizzazione di nuovi insediamenti residenziali, che arriverà oltre il 25% nel caso di ampi interventi di edilizia abitativa; il risparmio del 10% previsto sugli oneri a carico dei nuovi insediamenti produttivi, avvantaggerà solo alcuni tipi di attività, anche se lesive per il territorio, privilegiando le grandi catene di distribuzione di massa.
Mentre le agevolazioni previste per la ristrutturazione di edifici già esistenti, rappresentano una vera foglia di fico: anche in questo caso sarà facile che il costruttore scelga il “nuovo” piuttosto che il “vecchio”, per ben più ampi margini di guadagno; inoltre ci sarà validità retroattiva per tutti quei progetti di edificazione già depositati nei cassetti degli uffici comunali, ma non ancora approvati.
Così il Comune di Terni in vista dell’arrivo del grande capo, nonchè dirigente in aspettativa della Legacoop Umbria, per l’innagurazione dell’ennesimo centro commerciale, guarda caso Coop, in una località come Gabelletta dove ben visibili sono i segni di una urbanizzazione brutale; non ha trovato modo migliore di accoglierla, che approvando i diktat di un regolamento su misura per le tasche dei palazzinari.
Una vera vergogna, se si pensa a tutti quei ternani che vivono quotidianamente sotto la paura di sfratti, pignoramenti, o che nella migliore ipotesi sognano la prima casa, a fronte degli innumerevoli appartamenti vuoti presenti nella città.
Ma oltre al danno c’è pure la beffa; di fatti gli oneri di urbanizzazione, che da tempo rientrano nei sanguinosi bilanci comunali, hanno la finalità di essere utilizzati oltre che per l’allaccio delle opere realizzate alla rete dei servizi primari, anche per la costruzione e manutenzione di: scuole, strade, impianti sanitari,sportivi,culturali e sociali e aree verdi di quartiere.
Il sacrificio di tali servizi amministrativi, già carenti, rappresenterebbe un ulteriore aggravio per la collettività, con un proseguio dell’erosione del territorio ternano, nel nome del mattone; crediamo invece che una giusta politica di rilancio edile dovrebbe puntare esclusivamente sul recupero di quanto già esistente e su un piano di opere pubbliche strategiche per la città.
Per questo, non possiamo accettare che la tutela di migliaia di cittadini e la salvaguardia del territorio, vengano sacrificati in nome degli interessi di ditte speculative, spesso di dubbia provenienza,che aspettano insaziabili l’ennesimo obolo di scambio da parte di un Partito, che di Democratico ha solo i propri interessi.